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La fiaba popolare


La fiaba mosse i suoi primi passi in tempi remoti, durante la preistoria. Forse cominciò tutto quando l'uomo delle caverne, tracciando segni e figure sulle pareti rocciose, cercava di comunicare ai suoi simili le sue esperienze di caccia mescolando a quei fatti le sue passioni, i suoi sogni, le sue paure, i suoi desideri, le sue fantasie.
Le ere passarono, con esse le civiltà, ma quelle narrazioni sopravvissero, anzi si arricchirono, proprio in virtù di chi desiderava comunicare con agli altri raccontando storie fantastiche ma anche piene di verità e saggezza di vita. Nacquero così storie di principesse e di cavalieri coraggiosi, di re crudeli e ingiusti e di re buoni e giusti, di boschi e di palazzi incantati, di misteriose magie e di sparizioni, di mostruose trasformazioni e di viaggi avventurosi e irti di ostacoli.
Di bocca in bocca, portate da mercanti e soldati venuti da lontano, raccontate la sera nelle osterie o attorno ai fuochi degli accampamenti o a quelli delle case, riprese e rimescolate con altre e arricchite dall'immaginazione della gente di ogni popolo o paese, le fiabe sono giunte fino a noi.
Oggi, però, questo narrare meraviglioso, si è perso. Nessuno più racconta fiabe, anche chi ne sa. La società è cambiata e ha mutato le consuetudini di vita. Oggi nessuno passa la sera davanti al camino, ora al suo posto c'è la televisione. Tutto è perso? Chissà forse tra i vostri nonni, zii o genitori si nasconde ancora qualche abile narratore di fiabe.


La figlia saggia

di

Franz


Un giorno un bravo sarto passò sotto il palazzo del re che stava davanti al suo portone; un tempo i re erano dei tipi veramente alla buona. Il re chiese all'uomo che mestiere facesse. - Faccio il sarto - rispose lui. - Mi faresti una giubba di ciottoli? - chiese il re. - Ma certamente. - Bada, però, che se non è pronta in tre giorni, ti faccio tagliare la testa -. Il sarto arrivò a casa piangendo. Aveva tre figlie e la più piccola gli chiese: - Perché piangi babbo? - Il re mi ha ordinato di fargli una giubba di ciottoli entro tre giorni, altrimenti mi fa tagliare la testa. - Non prendertela, Babbo - disse la figlia. - Va' e dì al re che ti dia un paio di forbici da ciottoli e un ago da pietra e gli farai la giubba -.
Il sarto tornò dal re e riferì tutto. - Chi ti ha insegnato a rispondere così ? - chiese il re. - Maestà, è stata la mia figlia più piccola. - Allora prendi questa matassa di canapa e dì a tua figlia che deve fare, entro tre giorni, tanta tela da tappezzare tutto il mio palazzo, se no le faccio tagliare la testa -. Il sarto tornò a casa ancor più disperato e raccontò tutto alla figliola. - Non te la prendere, Babbo - disse la figlia e, presa la matassa, la scosse e ne cadde un pezzo di legno. - Torna, e dì al re che trovi un falegname capace di fare con questo pezzo di legno un telaio su cui poter tessere la tela da tappezzare il suo palazzo.
Il sarto riferì di nuovo al re. - Chi ti ha insegnato a dir questo? - Maestà, è stata la mia figlia più piccola. - Visto che tua figlia è così saggia, domattina si presenti a me, né a piedi né a cavallo, né nuda né vestita, né con doni né senza regalo. - Ah! - pensò il sarto - compiti così ardui neppure mia figlia li risolverà; questa volta siamo proprio perduti. - Non affliggerti, Babbo! - disse la figlia - va' dai cacciatori e compra una lepre e una quaglia vive -. Il padre andò e comprò la lepre e la quaglia. Il giorno dopo, al mattino, la figlia si tolse i vestiti, indossò una rete da pesca, prese fra le mani la quaglia, si mise a cavalcioni della lepre e andò alla reggia. Il re le venne incontro al cancello. Lei fece un inchino e disse: - Maestà, ho un regalo per voi! - e gli porse la quaglia. Il re tese la mano, ma con un frullo la quaglia prese il volo. Vedendo che, oltre essere astuta, la giovane era bella, il re se ne innamorò e, chiedendole la mano, la sposò.
Venne il tempo della raccolta del grano. C'erano due contadini che portavano il grano al re: uno era povero, l'altro era ricco. Quello povero aveva un carro trainato da una cavalla; quello ricco uno trainato da uno stallone. La cavalla doveva partorire. I contadini scaricarono il grano e alla sera andarono a dormire. Nella notte la cavalla del povero diede alla luce un puledro che rotolò sotto il carro del ricco. Al mattino il ricco svegliò il povero: - Alzati, stanotte il mio carro ha fatto un puledro -. Il contadino povero si alzò e disse: - Com'è possibile che un carro faccia un puledro? E' la mia cavalla che l'ha partorito! - Rispose il ricco: - Se fosse stata la tua cavalla, avremmo trovato il puledro vicino a lei! - Litigarono ben bene e andarono a finire dinanzi alle autorità; il ricco regalò ai giudici dei soldi, il povero aveva solo le parole. La cosa arrivò al re, che propose loro quattro indovinelli: Qual è la cosa più forte e più veloce al mondo? qual è la più grassa? qual è la più morbida? e quale la più cara? - E a chi non mi risponderà entro tre giorni - disse - farò tagliare la testa -.
Il contadino ricco pensò, pensò e si ricordò della sua madrina e andò a chiederle consiglio. Lei lo fece sedere a tavola, gli offrì da mangiare e gli chiese: - Perché sei così triste, figlioccio? - Il re mi ha dato da risolvere quattro indovinelli entro tre giorni, se no mi farà tagliare la testa. - Di che si tratta? di' pure. - Ecco qua: il primo indovinello è: qual è la cosa più forte e più veloce del mondo? - Che razza di indovinello! mio marito ha una cavalla di cui nessuno è più veloce: se poi la colpisci con il frustino raggiunge una lepre! - Il secondo indovinello è: cosa c'è di più grasso al mondo? - Da noi un servo ha allevato un maiale che è diventato così grasso che non sta più sulle zampe! - Il terzo indovinello è: cosa c'è di più morbido al mondo? - Lo sanno tutti: il piumino. Non si può immaginare niente di più morbido! - Il quarto indovinello è: cosa c'è di più caro al mondo? - Più caro di tutto al mondo è il mio nipotino Rinetto! - Mi hai insegnato proprio bene. Grazie, madrina, non dimenticherò mai ciò che hai fatto -.
Il contadino povero, intanto, vagava versando lacrime; gli venne incontro la regina e gli chiese. - Perché piangi? - Come non piangere? Il re mi ha dato da risolvere quattro indovinelli entro tre giorni, altrimenti mi farà tagliare la testa. - Dimmi che indovinelli sono. - Ecco: qual è la cosa più forte e più veloce al mondo? quale la più grassa? quale la più morbida? quale la più cara? - Va' e dì al re: più forte e più veloce di tutto è il vento; più grassa di tutto è la terra: qualunque cosa cresca e viva è nutrita dalla terra. Più morbida di tutto è la mano: su qualunque cosa dorma una persona, mette sempre la mano sotto la testa; e più caro del sonno non c'è niente al mondo -.
Al terzo giorno i due contadini tornarono dal re. Il re li ascoltò, poi chiese al povero: - Chi ti ha insegnato a dire questo? - E' stata la regina - rispose il povero. Il re andò a casa e disse alla regina: - Prendete dal mio palazzo tutto quello che vi pare e piace e andatevene, perché io non vi voglio più -. Lei comprò il palazzo di fronte, fece mettere delle rotelle sotto il letto del re e, di notte, mentre lui dormiva, lo portò nel suo palazzo. Alla mattina il re si svegliò e vide che la moglie era ancora lì, davanti a lui: - Che cosa vi avevo detto? - disse il re. - Mi avevate detto di prendere dal vostro palazzo quello che mi pareva e piaceva e di andarmene -. Il re si affacciò alla finestra e vide che non era più nel suo palazzo. Allora fecero la pace e stettero sempre bene insieme, se ancora non sono morti.

(Tratta da "Il Giornalino - Primo Conto" della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza)


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