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Le gocce

di

Cris


Angelica osservava le goccioline d'acqua scorrere sui vetri della finestra, una per una, tante piccole sfere di cristallo dove lei vedeva i suoi sogni di bambina.
In una vedeva il suo futuro di ballerina: lei, trionfante sul palcoscenico, sommersa da centinaia di rose rosse; in un'altra si vedeva, sposa felice, curare il giardino, in un'altra con tre bei bambini. Seguiva le piccole gocce con gli occhi un po' storti, giù, giù fino a che non si univano ad altre e non cadevano sul davanzale, formando una piccola pozza, dove le immagini si confondevano l'una con l'altra. Così passava le giornate di pioggia, quando non poteva giocare in cortile.
Un giorno notò che una delle gocce era scura, forse a causa della polvere sul vetro. Dentro non riusciva a vedere niente. Andò a prendere la lente di suo padre. Nulla. Quando ad un certo punto, la goccia ingranditasi si fece ancora più nera, Angelica si spaventò e pensò che nel suo futuro sarebbe accaduto qualcosa di brutto. Allora si mise a piangere, con le mani sulla maniglia. Intanto la goccia rimaneva lì, ferma, sul vetro, e non scivolava.
All'improvviso spuntò il sole, forte e caldo, che asciugò all'istante tutte le gocce. Anche quella nera era scomparsa... Sorridente Angelica se ne andò a giocare in cortile.

(Tratta da "Il Giornalino - Primo Conto" della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza)


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