di
Pasqualina Scicchitano
Vincent Togo
C'era una volta una vecchia pecora che tornava a casa sempre tardi. Il suo proprietario
tutte le sere le diceva:
- "Non tornare tardi dal pascolo!". Ma la pecora rispondeva:
- "Non posso abbandonare le mie antiche abitudini...".
- "Ti metterai nei guai, e così dovrai smettere di fare di testa tua!"
borbottò una sera il padrone.
Passò un po' di tempo ed un giorno la vecchia pecora andò nella campagna verso TEMAGOLO, a pochi chilometri da PEL, il bellissimo villaggio del suo
proprietario. Lì, cominciò a brucare, l'erba era fresca, e lei aveva tanta fame...
Finalmente, verso sera, decise di tornare a casa.
Strada facendo però si trovò nel buio, testa contro testa, con una strana figurina:
"chi sarà mai?" pensò.
Aspettò che la luna illuminasse quella cosa, guardò meglio e... sì! era proprio la
iena!
Anche lei era sazia, aveva appena finito di mangiare un asino e già gustando la prossima
vittima. La vecchia pecora non sapeva cosa fare, indietreggiò, poi le venne in mente
qualcosa e disse ad alta voce:
- "Buonasera... ZIO!".
- "Ciao!" rispose la iena ed aggiunse:
- "Sai, mi è piaciuto che tu mi abbia chiamato... ZIO, ma... vorrei sapere una
cosa... tua madre di chi è sorella, nel mio parentado?...".
La pecora, prendendo un po' di coraggio, fece finta di non capire e continuò:
- "Sei lo stesso mio ZIO" e poi pensò "forse dicendo così non mi
mangia!". Ma la iena rifece la domanda: - "Se sono tuo ZIO, dimmi un po'... nel
mio parentado di chi è sorella tua madre?".
E la povera pecora, ormai rassegnata alla sua misera sorte:
- "TU, sei mio ZIO".
Continuarono così con la stessa domanda e la stessa risposta. La iena aveva voglia di
discutere perché aveva la pancia piena, ma non voleva abbandonare quel bocconcino così
saporito e allora disse alla pecora:
- "Beh!... ascolta, se riesci a dirmi tre verità ti lascio andare, se no... tu
capisci... dovrò risolvere il problema... in un altro modo". La povera bestiola
pensò un attimo poi cominciò:
- "PRIMO, se adesso vado a casa a dire alle altre pecore che ho chiacchierato con una
iena, diranno che sono bugiarda".
- "Eh! sì! è vero. Ma questa è la prima, te ne mancano ancora due".
- "SECONDO: se tu, iena, vai a dire alle tue compagne affamate che hai incontrato una
pecora, che vi siete salutati, e che avete anche chiacchierato, non ti daranno della
bugiarda?".
- "Eh! sì!... anche questo è vero!" dovette ammettere la iena.
- "TERZO, tu sei sazia, altrimenti, se tu fossi affamata... pensi che saremmo rimaste
a discutere così a lungo?...".
- "Eh! sì! anche questo è vero".
- "Ecco ho detto le tre verità, per favore, ora lasciami andare..." supplicò,
con voce tremante.
- "Va bene, puoi andare, ma domani alla stessa ora NOI ci possiamo ritrovare qui
così mi potrai dire, fra i miei parenti... di chi è sorella tua madre?".
Prendendo coraggio e sorridendo con sufficienza, la pecora disse:
- "Io... non ho problemi... mi preoccupo piuttosto per te! Ma se tu puoi venire,
allora va tutto bene...".
E così ognuno se ne andò per la sua strada.
La pecora arrivò a casa e si mise a dormire. L'indomani, si svegliò tardissimo, fece un
giro nel villaggio ma fu attenta a non oltrepassare di molto le ultime case. Mangiò un
po' di frutta sotto gli alberi, poi ritornò a casa; bevve una buona quantità di acqua e,
sdraiandosi tranquilla all'ombra di due granai, disse a se stessa: "Se io non faccio
tardi la sera... chi mai verrà a chiedermi... DI CHI E' SORELLA MIA MADRE".
Da quel giorno, per la felicità del proprietario, la pecora divenne ubbidiente; non si
allontanò più e non andò più a pascolare lontano da casa.
Ancora oggi è difficile trovare una pecora che vaga lontano dal proprio villaggio.
(Tratta da P. Scicchitano e V. Togo, Le Favole Dogon, Bologna 1993)