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di
Il papà di Alessandro faceva il pescatore. Quando il cielo era sereno, si imbarcava
all'alba, una volta in mezzo al mare pescava per tutto il giorno e tornava a riva solo al
tramonto del sole. D'estate, quando le scuole erano chiuse, Alessandro lo seguiva.
Osservava attentamente ogni sua azione, perché voleva imparare tutto quello che sapeva il
suo papà: conoscere il mare, individuare le zone più pescose, riconoscere i pesci,
condurre la barca, orientarsi nel mare.
Il suo papà era esperto e simpatico: quando aveva tempo gli spiegava tutto con pazienza,
oppure gli raccontava le avventure che aveva vissuto sul mare.
Da qualche tempo però il papà di Alessandro lavorava tutto serio e silenzioso: la guida
della barca, l'attività della pesca e certamente qualche difficoltà familiare che
Alessandro intuiva appena, assorbivano tutta la sua attenzione e tutto il suo tempo.
Il bambino capiva il suo papà: erano poveri e la loro famiglia aveva tanti problemi.
Pertanto si teneva in disparte, pur sempre pronto all'occorrenza a correre in suo aiuto.
In quelle lunghe ore di attesa guardava il mare, cercando di riconoscere nella trasparenza
dell'acqua i pesci che nuotavano intorno alla barca.
Il mare ormai conosceva bene quel bambino, che ora sedeva triste sulla barca. Sapeva che
era buono e tranquillo, obbediente e gentile, e soprattutto pulito ed educato: mai una
volta l'aveva visto gettare la carta delle caramelle o altri rifiuti nelle sue acque.
Avrebbe anche voluto giocare con lui: ma se si fosse agitato nel gioco, le onde avrebbero
impedito al papà di Alessandro di pescare!
Il mare aveva tanta nostalgia delle risate fresche e argentine del suo piccolo amico, che
da qualche tempo era così triste e silenzioso da stringergli il cuore.
Doveva assolutamente fare qualcosa.
Fece un accordo con il sole: ogni volta che il sole avesse sfiorato con i suoi biondi e
caldi raggi le sue acque, lui avrebbe fatto la magia di trasformare tutte le piccole
ondine in perline luccicanti. Alessandro guardandole danzare sulla superficie dell'acqua
si sarebbe divertito e il tempo sarebbe trascorso per lui più veloce e spensierato.
Il giorno dopo Alessandro rimase davvero a bocca aperta quando scoprì quel nuovo
spettacolo che sole e mare stavano allestendo apposta per lui. Era affascinato. Ma, pur
lieto e divertito, si sentiva ancora tanto solo.
Non era quello il risultato che il mare voleva ottenere.
Pensa e ripensa: un'altra idea gli illuminò la mente. L'avrebbe messa in pratica il
giorno dopo.
Il mattino successivo Alessandro era tornato in mezzo al mare sulla barca del suo papà.
Silenzioso e impaziente attendeva che iniziasse lo spettacolo della danza delle ondine e
delle perline.
Lo spettacolo era iniziato da poco, quando Alessandro assisté ad una nuova straordinaria
magia ... vide le perline ... trasformarsi ... in tanti piccoli uccelli bianchi ...
Non poteva crederci: si strofinò gli occhi e guardò meglio. Era proprio così: tutte
quelle ondine e quelle perline luminose pian piano prendevano vita, si alzavano in volo e
si trasformavano in gabbiani, che si avvicinavano e seguivano la sua barca in corteo,
cantando e gridando gioiosi.
Il fatto si ripeté anche il giorno dopo e dopo d'allora ogni giorno.
Alessandro e i gabbiani divennero presto amici: ogni giorno il bambino li guardava
arrivare da lontano e, una volta che avevano raggiunta la sua barca, rideva e giocava e
scherzava con loro. Qualche volta cantava anche, in loro compagnia.
Ora che aveva finalmente dei veri compagni di viaggio, Alessandro era tornato il bambino
allegro e felice che il mare aveva conosciuto.
E ogni sera, prima di addormentarsi, Alessandro ringraziava il sole e il mare che gli
avevano fatto quello straordinario regalo!