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LE ARANCE D'ORO

ricevuta da

Lori

 

C’era una volta un re che possedeva un giardino colmo di alberi. Erano tutti belli, ma il più pregiato era quello dalle arance d’oro. Il re controllava spesso che nessuno portasse via le arance, ma c’era un cardellino che faceva addormentare chiunque facesse la guardia, anche il re in persona. Allora fece annunciare che avrebbe ricompensato bene chi gli avrebbe portato vivo o morto quel cardellino dispettoso.

Un giorno si presentò un contadinotto, che in cambio del cardellino voleva la mano della principessa. Il re non era molto d’accordo, ma accettò lo stesso. Quando il giovane tornò col cardellino, il re non mantenne però la parola, perchè non voleva per genero uno zoticone. E cominciò a fare i dispetti al cardellino, per farsi dire dov’erano nascoste le arance.
“Sono nella grotta delle sette porte, custodite dal mercante col berretto rosso e bisogna sapere il motto, conosciuto solo dal mercante e dal contadino”.

Il re mandò a chiamare il contadino e gli disse che in cambio del motto gli avrebbe dato in sposa la principessa. Il giovane non aspettava altro e rivelò la frase: “Secca risecca! Apriti, Cecca”.
Il Re andò e trovò diamanti grossi e bellissimi e pure le arance d’oro. Ma uscito dalla grotta, dove il contadino lo stava aspettando, non mantenne la sua parola. E quando arrivò a palazzo al posto delle arance d’oro trovò arance marce e i diamanti erano diventati gusci di lumaca.

Il re riprese a far dispetti al cardellino, che gli disse: “Per riavere le arance, devi conoscere un altro motto, e lo sanno due soli: il mercante e il contadino”. Il re mandò a chiamare il giovane e gli propose un altro patto. Il contadino teneva molto alla principessa e così accettò. Il re fece molti viaggi alla grotta e tornò più volte coi sacchi colmi di arance d’oro. Ma nemmeno questa volta mantenne la parola data.

Un giorno la principessa disse al re che avrebbe voluto tenere il cardellino in camera e fu accontentata, ma il cardellino smise di cantare. E spiegò alla principessa che non cantava perchè il suo padrone era triste e piangeva pensando a lei. E aggiunse che il contadino era più generoso e re della stessa Sua Maestà.
La principessa disse: “Se è vero, va a chiamarlo che lo sposerò”. Ma una volta libero, il cardellino non fece ritorno.

Intanto venne un ambasciatore del Re di Francia che la chiedeva per moglie, ma la principessa disse decisa che voleva rimanere ragazza e non cambiò idea nemmeno quando il Re di Francia arrivò a palazzo.
Il re era molto imbarazzato e il pretendente disse “Portate questo regalo alla principessa”. Era uno scatolino tutto d’oro e di brillanti, ma la principessa che piangeva sempre lo posò sul comò senza neppure aprirlo. “Cardellino traditore, te e il tuo padrone” si lamentava.
“Non siamo traditori, né io, né il mio padrone”, rispose il cardellino dalla scatola.
Quando il re seppe chi era in realtà il contadinotto, diede in dote alla figlia l’albero dalle arance d’oro. Il giorno dopo si celebrarono le nozze e la principessa e il re di Francia vissero felici e contenti.


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