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BLOB

di

Fanny

In un paese lontano... ma non troppo lontano da noi, viveva una bambina... o no, forse era un bambino...beh: fate voi!!!
A Tino (Tina), come generalmente capita a tutti i bambini, piaceva giocare. Aveva tanti giochi, giocava con le costruzioni, con i pupazzi, con le automobiline e con i "gatti egizi", giocava con Ken... con la palla... con puzzles e giochi ad incastro.
Tino (Tina) giocava per un po' di tempo, ma poi si stancava perché era sempre solo: era solo lui a parlare con lui e c'era solo lui con lui. Lo zio gli aveva regalato un "tamagogi", ma poi anche di quello si era stancato; era stanco di vedersi sempre da solo, in quella camera grande con tanti giochi.
Il nonno gli aveva raccontato che, quando era piccolo, aveva un amico con il quale si divertiva nel campo, a volte andavano a pescare e si costruivano la canna da pesca con un ramo e una piccola fune, poi davano la caccia agli insetti da usare come esca: doveva essere un gioco bellissimo da fare insieme.

Così argomentava Tino (Tina) nella sua mente, quando la porta della camera si aprì. "Ehi! Sai chi sta arrivando?", disse la mamma. "Il nonno" rispose il bambino e scese di corsa le scale pensando a quale sorpresa gli avrebbe riservato.
Il nonno comparve sulla soglia di casa, ma in mano non aveva niente: "Ciao! Ho in serbo una sorpresa per te!". Il bimbo guardò ancora le mani del nonno che non stringevano nulla. "Vieni con me, andiamo a fare un giro" incalzò il nonno.
Salutata la mamma, salirono in auto e si diressero verso la campagna. Si fermarono in un punto in cui l'ombra degli alberi copriva un fossato d'acqua, non molto largo; in lontananza si vedeva un campo di grano con delle chiazze rosse che ben spiccavano in mezzo a quella distesa dorata: erano papaveri.
Tino (Tina) e il nonno scesero dall'auto e si avvicinarono al fossato, il bimbo sorrise: "E' qui che venivi a pescare con quel tuo amico, nonno?". "Sì", dise il nonno, "guarda c'è anche la terra grigia". Il terreno di fianco al fossato era fangoso... cretoso...
"Che paciugo! Che schifezza! Mi sporcherò tutto". Si lamentò Tino (Tina). "Vieni", lo invitò il nonno, mentre raccoglieva un pezzo di fango.
Nonno e nipote si misero a modellare palline e serpentelli, poi cominciarono a modellare un piccolo pupazzo.

Il tempo passava veloce e quando Tino (Tina) ebbe finito di costruire il suo pupazzo di creta era già tardi. Svelto, al richiamo del nonno, il (la) bambino (bambina) fece per sollevare il suo pupazzo; fu allora che la testa della statua vacillò, cadde, rotolando di là dal fossato, continuò a rotolare nel campo di grano e sembrò scomparire in una rossa macchia di papaveri.
Tino (Tina) saltò il fossato e corse per raggiungere la palla di creta, ma in mezzo a tutti i papaveri, non riusciva a vederla: "Ciao Tino (Tina)", si sentì chiamare dopo un po' che si guardava intorno, "Ehi! Guarda di qua".
Tino (Tina) girò lo sguardo verso il punto da cui proveniva la voce e vide uno strano oggetto rotolare vicino ai suoi piedi: era una sorta di palla rossa con occhi, naso e bocca, con piccole braccia e gambe verdi. "Ciao Tino (Tina)", ribadì l'oggetto parlante ai suoi piedi, "Io sono Blob... Blob rosso per gli amici! Vuoi essere mio amico?".
Tino (Tina) non capiva cosa gli stesse capitando, ma l'ultima parola che aveva udito uscire dalla bocca di... Blob gli fece venire in mente quello che aveva desiderato quando si trovava a giocare da solo nella sua camera con tutti i suoi giochi. In quel momento aveva poca importanza cosa gli (le) stesse capitando, ciò che si stava verificando era la possibilità di aver trovato un essere che voleva stare con lui: giocare, parlare, condividere un certo tempo insieme...
Tino (Tina) raccolse Blob, lo strinse forte a sé e corse dal nonno gridando: "Nonno..., nonno, ho trovato un AMICO".


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