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GESU' BAMBINO, DACCI LE COSE BUONE PER NOI

di

Loredana Limone

 

Prima di raccontarvi questa storia, è necessario che io vi parli di un personaggio che forse ancora non conoscete: l‘Angioletto dell‘Amore.
Dovete sapere, e questo succederà anche a voi prima o poi, che ad un certo punto della vita un ragazzo guarda negli occhi una ragazza e se ne innamora; lei ricambia lo sguardo e a sua volta si innamora di lui. Perché? Semplice! Perché in quel momento sta passando di lì l‘Angioletto dell‘Amore che, munito di arco e frecce, in casi come questo tira una freccetta sui due ragazzi: la freccetta contiene un elisir d‘amore che li fa innamorare.
I due ragazzi cominciano a frequentarsi e, man mano che si conoscono, si vogliono sempre più bene. L‘Angioletto dell‘Amore passa spesso su di loro e rinnova l‘amore con altre freccettine. Un bel giorno i due si sposano e la vita per loro diventa più bella che mai quando nasce il loro primo bambino.
Intanto l‘Angioletto dell‘Amore va a colpire altre coppie – è appunto quello il suo lavoro – facendo sì che nuove famiglie felici si formino.
Purtroppo ogni tanto capita che l’Angioletto non riesca più a stare dietro a tutti e allora, cercando di volare più velocemente che può a destra e a manca per tirare le sue freccette, spesso dimentica qualcuno. Per questo motivo succede che a volte i due, che prima si amavano tanto, inizino a volersi un po’ meno bene. Cominciano le prime litigate, all’inizio rare poi sempre più frequenti, finché si decide di separarsi per il bene di tutti. Il papà prende una strada e la mamma un’altra. Non perché siano cattivi: semplicemente perché l’Angioletto dell’Amore non ha più rinverdito il loro sentimento con le sue freccette.
Naturalmente l’amore dei genitori per i figli non diminuisce, anzi aumenta....

Il protagonista della nostra fiaba, un bambino di nome Nicolò, era figlio di genitori separati e questa storia inizia un sabato mattina mentre Nicolò era a casa del papà dove avrebbe trascorso il fine settimana.
Nicolò aveva un fratello più grande di nome Giacomo; entrambi vivevano con la mamma e vedevano il papà il sabato e la domenica. Non erano felici di questa situazione e tutte le sere pregavano perché cambiasse. Pregavano perché la mamma ed il papà ritornassero insieme, ma che ritornassero senza litigare, perché altrimenti sarebbe stato peggio di prima e quindi tanto valeva che restassero separati, però era brutto avere i genitori separati…
Alla fine, non sapendo esattamente cosa chiedere, avevano inventato una preghiera che recitava così:

Gesù Bambino, dacci le cose buone per noi.

E in questo modo avevano messo la loro vita nelle mani di Gesù che certamente avrebbe saputo condurla meglio di chiunque altro.

Ma torniamo a quel sabato mattina di cui parlavamo poc’anzi. Proprio mentre Nicolò ed il papà si stavano preparando per uscire, suonò il telefono.
“Vado a rispondere,” disse il papà “tu, intanto, infilati le scarpe.”
Nicolò andò in bagno ed aprì la scarpiera. Le sue scarpe erano su un ripiano molto alto e, poiché non riusciva a prenderle, si alzò sulle punte dei piedi mettendo le mani sul ripiano. Si sa, i bambini sono un po’ maldestri … - Ehi, non guardatemi male, è vero! - ed il nostro amico si appoggiò con troppa forza al ripiano così che la scarpiera si ribaltò e cadde proprio su … Nicolò.
Essendo completamente coperto dal mobile, il povero bambino, sebbene gridasse, non riusciva a farsi sentire dal padre, la cui telefonata stava diventando un po’ lunghetta (ma parlava con il suo capo e … non poteva interrompere).
Quando finalmente chiuse il telefono, il papà lo chiamò. “Nicolò, hai messo le scarpe?” Nessuna risposta. “Nicolò, allora?” Ancora nessuna risposta. “Ehi, ma dove sei? Insomma non è il momento di fare scherzi! Dai, Nicolò, è tardi, dobbiamo andare. Vuoi venire fuori sì o no?” Niente da fare. Il bambino non rispondeva.
Il papà allora andò a cercarlo in giardino, in garage, in tavernetta e solo dopo lo cercò in casa. Giunto in bagno, vide la scarpiera a terra e la tirò su. Sorpresa, sorpresa … ma che brutta sorpresa! Nicolò era a terra svenuto!
“Povero piccolino!” esclamò il papà prendendolo in braccio. Uscì di casa precipitandosi in macchina; caso volle che in quel momento passasse di lì la mamma di Nicolò con il bambino più grande: Giacomo. Quest’ultimo vide il papà e lo chiamò. Il papà fece cenno con la testa che si avvicinassero mentre deponeva Nicolò con delicatezza sul sedile posteriore e velocemente raccontò dell’incidente di Nicolò.
La mamma diventò una furia. “Sei un imbecille! Non si può fare affidamento su di te! Sei uno sbadato, un irresponsabile! Ma io … ma io … ti rompo la testa!” gridò e mentre diceva questo prese il mattarello che aveva appena comperato e lo picchiò sulla testa del papà.
“Brutta stupida! Sei sempre stata una strega, con questi modi da cavernicola!”
“Meriteresti che ti lasciassi qui, tanto è tutta segatura quella che ti esce!” gli disse la mamma mentre un rivoletto di sangue scendeva sulla guancia del papà “Sali, andiamo in ospedale!”
Il papà si mise dietro vicino a Nicolò, la mamma prese posto alla guida e Giacomo al suo fianco.
“Papà, hai del sangue sul viso.” disse Giacomo. E queste furono le ultime parole che il papà udì prima di svenire, stavolta sul serio, perché del sangue non poteva nemmeno udire la parola.
“Mamma, è giusto dire che in questo caso abbiamo preso due piccioni con una fava?” chiese Giacomo che cercava sempre il lato positivo in tutte le situazioni.
La mamma non rispose ed accelerò.

Arrivati all’ospedale, la mamma scese dalla macchina, prese Nicolò, che intanto si era ripreso dallo svenimento, ed entrò nel Pronto Soccorso. Il bambino fu affidato alle cure del medico di turno ed alla mamma fu chiesto di spiegare cosa fosse successo. Quando disse che il bambino era stato travolto da un mobile a casa del padre ed il medico ribatté che era necessario che il papà raccontasse bene l’accaduto, solo allora la mamma si ricordò del papà svenuto in automobile. “E’ in automobile, svenuto!”
“Come svenuto? Anche lui è stato travolto dal mobile?”
“No.” disse la mamma “E’ stato travolto da … da … dal mio mattarello!”
“Signora, ma si rende conto che poteva rompergli la testa?”
“Eh, sì, tanto contiene solo segatura!”
“Andate con la signora.” ordinò il medico a due infermieri “C’è un ferito in una macchina. Portatelo subito qui”
La mamma si alzò ed uscì con i due infermieri che prelevarono il papà e lo misero su di una barella. Mentre il gruppetto formato dal papà sdraiato sulla barella e ormai rinvenuto che minacciava la mamma di vendicarsi, la mamma che gliene diceva di tutti i colori, i due infermieri e Giacomo, si accingeva a rientrare nel Pronto Soccorso, un personaggio di nostra conoscenza attraversava quella stessa porta per uscire. Chi? Ma l’Angioletto dell’Amore! E sapete perché? Uno dei due infermieri era un ragazzo giovane e romantico e si era da poco innamorato di una collega che quel giorno faceva il suo stesso turno.

Non so se vi ho già detto che l’Angioletto dell’Amore cura particolarmente le coppie che si sono innamorate da poco ed era appunto andato in ospedale per tirare qualche freccetta su quella nuova coppia così tenera. Appena ebbe visto l’infermiere, si fermò per tirargli una freccettina. Purtroppo, o forse dovrei dire per fortuna, l’infermiere si chinò per prendere qualcosa che gli era caduto e così la freccetta colpì la mamma che immediatamente cambiò tono.
“Amore mio, scusami, scusami tanto. Come stai? Ti fa molto male?”
“Certo che mi fa male, sei proprio un animale, una rozza …”
Visto che il papà non rispondeva con lo stesso tono, l’Angioletto caricò di nuovo il suo arco e subito gli tirò non una, ma due frecce. Immediatamente anche il papà si raddolcì.
“Ma no, non è niente, avevi ragione. Mi sono meritato la botta. Dovevo stare più attento con Nicolò…”
“No, no, è colpa mia. Non dovevo colpirti. Mi dispiace tanto.”
“Non preoccuparti, è già passato.”
“Adesso ti cureranno. Oddio, speriamo che non sia niente, non me lo perdonerei mai!”
“Ed io non mi perdonerei mai se fosse accaduto qualcosa di serio a Nicolò.”
“No, no, starete bene tutti e due, vedrai, ed io vi curerò per sempre.”
“Sì per sempre, ho tanto bisogno delle tue coccole.”
“Ed anch’io delle tue.”
“Non puoi immaginare quanto ho sentito la tua mancanza.”
“Anche tu mi sei mancato tanto, caro.”
In quel momento si avvicinò il medico che disse che Nicolò non aveva niente di rotto e che poteva andare a casa. Anche al papà non fu trovato niente: solo una piccola ferita che si sarebbe rimarginata dopo pochi giorni. Sotto lo sguardo commosso dell’Angioletto dell’Amore e dei due bambini, la mamma e il papà si diedero un bacio. E’ facile immaginare il seguito.
Gesù Bambino aveva esaudito le preghiere di Nicolò e Giacomo: mamma e papà fecero la pace, tornarono a vivere sotto lo stesso tetto e non litigarono mai più.

E sapete cosa accadde ai due infermieri innamorati?
Si sono sposati domenica scorsa!


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