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CRISTINA

di

Sara

 
C’era una volta una bambina, il suo sogno era di diventare una farfalla e volare via, lontano. Voleva volare e conoscere quello che dal suo castello scorgeva solo in lontananza: un’infinita distesa blu che ogni tanto si alzava inferocita sbattendo contro la costa, e che in alcuni pomeriggi mutava colori alternando azzurri tenui e violenti blu con verdi smeraldo e arancioni infuocati; i pescatori che ogni tanto giungevano nella sua casa le avevano detto che era fatta d’acqua e la chiamavano mare, lei sentiva che in quel luogo vi era il movimento della vita, immaginava i suoi abitanti e il suo più grande desiderio era vederli, scoprirli e capire le loro esistenze.
Voleva conoscere anche le montagne che sovrastavano la sua camera, che tante volte le avevano fatto pensare a quanto lei fosse estremamente piccola in confronto a loro e le avevano tenuto compagnia nelle notte burrascose quando i fulmini e le saette percorrevano le autostrade del cielo. Era una bambina coraggiosa, non aveva paura delle tempeste, ma nei momenti di debolezza l’idea che entità tanto grandi la proteggessero le ridava forza.

Una sera di queste, in cui sembrava che gli inquilini del cielo facessero le pulizie di primavera e rivoltassero la loro casa da capo a fondo, solo la neve delle cime le impediva di tremare e nascondersi sotto il letto. Un rumore la fece sobbalzare, scostò il suo orso mammone (un enorme peluche che l’aveva accompagnata nelle notti fin da quando aveva visto la prima luce del suo primo giorno) e senti che un tenue bussare proveniva dalla finestra.
Si avvicinò titubante, combattuta tra la sua proverbiale curiosità e il timore della notte, della pioggia e della solitudine di quella grande casa. Appiccicò il viso contro il vetro e con i suoi grandi occhi vide un piccolo vermiciattolo che disperato bussava: “Apri, apri ti prego il vento mi porta via, fa freddo, ho paura, apri”.
La nostra piccola amica aprì la finestra e fece entrare il verme (il cui nome era Primio) nonostante le echeggiassero nella mente le parole del padre che la mettevano in guardia contro animali sconosciuti e stranieri. In effetti Primio era un verme un po’ strano aveva dei piedini coperti con delle scarpette gialle ed era tutto nero. In testa aveva un cappellino lilla con alla fine 7 campanelli. Ma Cristina era troppo buona (Incosciente avrebbe borbottato suo padre) per non rischiare e aprire a quel esserino che implorava aiuto.
Primio entrò, Cristina gli porse un angolo del suo fazzoletto per asciugarlo “ti prendi un raffreddore altrimenti, la mia mamma diceva che bisogna asciugarsi subito quando si prende la pioggia”; “grazie”.
Cristina offrì una briciola dei suoi biscotti all’insettino e del caldo te per riscaldarsi lo stomaco. Ma il te caldo, con il gusto del limone ed i biscotti non riscaldarono solo il corpo del verme, anche il suo cuoricino batteva più veloce e volle conoscere i sogni della sua nuova amica. Parlarono tutta la notte davanti alla statua egizia della verità e Primio scoprì i sogni di Cristina.
Arrivava l’alba l’ora in cui di solito i sogni svaniscono ma non questa volta, perché a volte i sogni si possono realizzare e Primio regalò uno dei suoi sette campanelli a Cristina dicendo: "con questo quando vorrai potrai diventare farfalla, esplorare il mondo e sedare la tua sete di sapere, potrai riposarti sui fiori, volare sopra prati iridati". Cristina esultò, non credeva che fosse possibile tanta generosità da parte di un piccolo verme. Primio continuò: “Devi solo decidere ora che farfalla sarai e questo lo saprai solo trasformandoti. Devi dire parapaffete sia per diventare farfalla che per tornare bambina.”

Parapaffete ed ecco che al posto di Cristina compare una farfalla bellissima: il suo corpo è di un bianco latteo, tanto simile alla neve e le sue grandi ali alternano tenui azzurri e blu intensi a verdi smeraldo e arancioni infuocati.
Poi Primio svanì, Cristina lo cercò per tutta casa, ma non lo rivide più. Da quel giorno la nostra amica si trasforma in farfalla ogni giorno e vaga nel mondo per tornare a casa giusto in tempo per non farsi scoprire da mamma e papà, a volte dice qualche bugia per continuare il suo viaggio anche di notte, ma come non perdonarla?????


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