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IL FOLLETTO DIGERELLO

di

Loredana Limone

 

C’era una volta un bimbo di nome Giannino che aveva quattro anni.
Era un ragazzino simpatico ed intelligente, ma a volte, quando non riusciva ad ottenere qualcosa che gli stava molto a cuore, diventava proprio irragionevole.

Questa storia ebbe inizio il dieci agosto dello scorso anno quando partì per una ridente località di mare dove avrebbe trascorso le vacanze estive insieme con la sua mamma ed il suo papà.
Quella mattina Giannino si svegliò presto e si alzò subito, molto eccitato per la partenza. Partirono poco dopo colazione e, poiché, arrivarono che era quasi ora di pranzo, fu deciso che si sarebbero recati in spiaggia nel pomeriggio. Invece, appena finito di mangiare, Giannino iniziò ad insistere per andarci subito.
La mamma sapeva che in realtà ciò che gli interessava veramente era di fare il bagno, perciò rispose che era presto.
"Dobbiamo aspettare che sia finita la digestione."
"Cos’è la digestione?" chiese Giannino.
"E’ una cosa molto importante per il nostro organismo e per la nostra vita. Quando tu mangi, il cibo dalla bocca ti scende nella gola e va giù fino allo stomaco. Qui, vedi? Questo è lo stomaco e dentro c’è una specie di macinino che macina tutta la pappa che mandi giù e che così trasformata continua il suo cammino, ma si divide e va per diverse strade. La parte buona entra nel tuo corpo, nella tua carne, nelle tue ossa, eccetera, e ti permette di crescere; la parte cattiva, attraverso un tubo chiamato intestino che hai nella pancia, si trasforma in cacca e va nel culetto."
"E si deve fare sempre questa …?"
"Digestione. Sì sempre. E’ importantissima."
"Quanto dura la digestione?"
"Tre ore. Quindi, poiché hai appena finito di mangiare, prima di tre ore non puoi fare il bagno."
"Ma io non posso aspettare tanto!"
"Devi per forza!"
"Uffa io non voglio fare la digestione, voglio fare il bagno! Non la voglio fare mai mai mai più quella stupida digestione. Avete capito? Voglio andare subito in spiaggia. Voglio fare il bagno. Subito!"
Giannino cominciò a battere i pugni sul tavolo e a gridare. Allora il papà lo prese in braccio e lo portò in cameretta.
"Ora mi hai stufato con questi capricci. Resta qui e non uscire finché non ti sarai calmato!"

Il bambino continuò a piangere e gridare, ma i genitori lo ignorarono.
Improvvisamente vide una figura molto strana apparire da dietro le tendine. Giannino corse a nascondersi dietro la testiera del letto e strinse gli occhi forte forte.
"Ciao" si sentì dire.
Aprì gli occhi lentamente e sporse la testa. "Ciao" rispose ancora impaurito, ma molto incuriosito.
"Hai bisogno di me." disse lo strano "coso".
"Se … ho bisogno di te?"
"No, non è una domanda. E’ un’affermazione: hai bisogno di me."
"Perché?"
"Ma sì, per la faccenda di prima, per la digestione."
"Non ho capito."
"Oh, insomma! Siete tutti così voi bambini. Credo proprio che non vi darò più retta. Fate un sacco di capricci e dopo poco già non vi ricordate più perché. Anzi ora me ne vado e non ti lamentare più."
"Aspetta … ma chi sei?"
"Oh, scusa! Non mi sono presentato! Ecco perché non capivi. Sono il Folletto Digerello ed ho il potere di risolvere tutti i problemi di digestione, ma solo ai bambini. Ho sentito che tu avevi un problema… ed eccomi qui."
"Sei un folletto? Un folletto vero?"
"Sì, vero."
"Ma proprio un folletto come quelli delle favole, o quelli che preparano la slitta di Babbo Natale con i doni?"
"Sì, sono un folletto vero, ma non lavoro con Babbo Natale. Vedi, ogni folletto ha un incarico diverso e non è detto che sia sempre lo stesso per tutta la vita. E’ un po’ come quando la tua mamma o il tuo papà cambiano lavoro."
"E tu che lavoro fai?"
"Te l’ho detto: risolvo tutti i problemi di digestione dei bambini."
"Aiutami allora. Io non voglio fare quella stupida digestione perché voglio andare al mare e fare il bagno. Non voglio più avere il macinino nello stomaco. Voglio prenderlo e buttarlo via."
"Davvero vuoi questo?"
"Sì."
"Allora posso aiutarti. Posso toglierti questo macinino dallo stomaco, così tu non dovrai più digerire."
"Oh, che bello! Che bello! E quando me lo togli?"
"Posso togliertelo anche subito."
"Sì, dai. Toglilo subito subito."
"Sei sicuro?".
"Sì, ti ho detto sì."
"Allora sdraiati sul letto e respira profondamente."
"Mi farai male?"
"Ma no, è solo un attimo."

Il folletto diede un pizzicotto sullo stomaco di Giannino ed estrasse il macinino.
"Eccolo qua." disse mostrandoglielo "Ora sei libero."
"Grazie Folletto Digerello."
"Ciao, allora io vado."
"Ciao e buttalo via quello stupido coso."
Il folletto andò via ed il bambino iniziò subito ad infilarsi il costume.

Purtroppo, senza il macinino, lo stomaco di Giannino si era bloccato ed il cibo non riusciva più a scendere. Giannino cominciò a sentire un peso sullo stomaco, andò in cucina a bere un po’ d’acqua, ma fu peggio. Si sentiva soffocare, gli girava la testa e gli bruciava lo stomaco. Che cosa stava succedendo?
"Mamma!" chiamò Giannino.
"Che cosa vuoi?" chiese la mamma freddamente poiché era ancora molto arrabbiata con lui.
"Aiutami mamma, sto male. Aiutami, ti prego."
La mamma andò in cameretta e si spaventò nel vedere come era conciato il suo bambino. Era pallidissimo, aveva le labbra violacee, gli occhi spalancati e faceva fatica a respirare.
"Dobbiamo portarlo immediatamente all’ospedale!" esclamò il papà "Vado a prendere la macchina!"

Per fortuna non c’era traffico e in dieci minuti arrivarono all’ospedale. Vedendo le condizioni del bambino un medico li fece subito entrare nel Pronto Soccorso e, dopo che ebbe visitato Giannino, disse una cosa che lasciò tutti sbalorditi:
"Questo bambino non ha l’apparato digerente!"
"Ma … non è possibile!" esclamarono allibiti i genitori.
Intanto avevano già portato via il bambino per liberarlo dall’accumulo di cibo non digerito che intasava lo stomaco. Quando ebbero finito, il dottore disse alla mamma ed al papà che in quelle condizioni il loro figlio non avrebbe potuto più mangiare, ma che avrebbe dovuto nutrirsi solo con flebo e punture.
Fu allora che Giannino, che intanto si era un po’ ripreso, capì di aver fatto una cosa terribile e raccontò la storia del Folletto Digerello.
Naturalmente nessuno voleva credergli, ma Serena, un’infermiera del Pronto Soccorso, disse che anche la sua bambina le aveva confermato di essere stata avvicinata dal folletto, però fortunatamente non aveva voluto che questi le togliesse il macinino.
"Ma allora è vero? Esiste proprio questo folletto?" domandò la mamma.
"Pare di sì" disse Serena.
"Sì, mamma è vero." disse Giannino " Perdonami, ti prego, non farò mai più una cosa del genere. Non farò mai più i capricci. Aiutami, per favore. Voglio guarire."
La mamma e il papà erano disperati. Cosa si poteva fare?
Intanto, finché non si trovava una soluzione, Giannino sarebbe dovuto rimanere in ospedale. Fu sistemato nel reparto di Pediatria e la mamma restò accanto a lui. Giannino si addormentò e fece un brutto sogno.

Il mattino dopo arrivò il papà in ospedale e disse:
"Sapete chi è venuto da me stanotte?"
"Chi?"
"Il Folletto Digerello."
"Gli hai parlato?" domandò la mamma.
"Sì."
"Gli hai detto che deve ridarci il macinino di Giannino?"
"Sì, gliel’ho detto."
"E te l’ha dato?"
"No."
"Perché no, papà?" chiese Giannino disperato.
"Perché vuole qualcosa in cambio. Fanno apposta così questi folletti. Non è vero che sono come i folletti buoni delle favole, sono i folletti cattivi, quelli ad esempio che le fate hanno mandato via dalle fiabe perché erano maligni o che Babbo Natale ha scacciato dal Polo Nord perché rubavano i giocattoli. Allora ognuno di loro si è assunto un compito e adesso vanno in giro ad imbrogliare i bambini. Poi, per restituire ciò che prendono, chiedono qualcosa in cambio."
"Dagli tutto quello che vuole" disse la mamma "Lo stomaco di Giannino è la cosa più importante!"
"Ha detto che vuole…" il papà fece una pausa e guardò Giannino " tutti i tuoi giocattoli."
Il bambino, già pallido, diventò cereo.
"Tutti … tutti?"
"Sì."
"Anche il calcetto?"
"Sì."
"Anche il flipper?"
"Sì."
"Anche la bicicletta nuova?"
"Sì, anche la bicicletta nuova."
"Anche il trenino?"
"Sì."
"Anche il camion giallo e blu?"
"Sì."
"Ma ha il volante rotto."
"Non fa niente."
"Daglieli!" esclamò la mamma "Daglieli tutti!"
"Aspetta, mamma. Ha detto che vuole anche l’aereo? Quello che la nonna mi ha regalato per il mio compleanno?"
"Sì, lo vuole. Ha detto: TUTTI I GIOCATTOLI."
"Se lui prende tutti i miei giocattoli, io potrò giocare solo con il computer."
"Vuole anche quello."
Giannino cominciò a piangere silenziosamente. La mamma lo abbracciò per consolarlo.
"Amore, la tua vita è più importante di ogni altra cosa. Dagli i giocattoli, lui ti ridarà il macinino, starai di nuovo bene e saremo ancora tutti felici."
"Senza nemmeno un giocattolo come farò ad essere felice?"

Giannino era davvero disperato. Cosa poteva fare? Dare tutti i suoi giocattoli a quell’imbroglione del Folletto! E lui, come avrebbe fatto senza? Quasi sicuramente i suoi genitori gliene avrebbero comperati degli altri, ma non tanti quanti ne aveva e poi lui era affezionato ai suoi giocattoli e molti di essi avevano un significato particolare.
Purtroppo Giannino sapeva di non avere scelta e così, immobile nel letto con la flebo nel braccio, pronunziò le parole più importanti della sua vita.
"Va bene, date al folletto tutti i miei giocattoli."
"D’accordo, stasera glielo dirò."
Infatti il papà aveva detto al folletto di ritornare la sera dopo perché gli avrebbe dato una risposta.
Salutò Giannino e la mamma ed andò al lavoro.

Quella sera, trovò il Folletto ad attenderlo sul pianerottolo.
"Cosa fai qui?" gli chiese il papà.
"Ti aspettavo."
"Ma se ti vede qualcuno può spaventarsi!"
"No, perché io posso sparire e riapparire quando voglio."
Così dicendo il folletto scomparve. Il papà si guardò intorno e non lo vide più. Provò a vedere se per caso si fosse nascosto dietro l’ascensore, ma non c’era nessuno. Allora entrò in casa sperando che il folletto riapparisse e lo seguisse. Invece niente. Passarono altri muniti ed il folletto non si fece vivo. Il papà iniziò a preoccuparsi perché temeva che il folletto non volesse più fare lo scambio del macinino contro i giocattoli e principalmente temeva per la vita del suo bambino.
All’improvviso udì un rumore provenire dalla cameretta di Giannino. Si precipitò a vedere cosa fosse e trovò il Folletto Digerello che aveva fatto cadere un’intera cesta di giocattoli.
"Ah, sei qui!" esclamò.
"Sì stavo giocando."
"Be’, potrai giocare tutto il tempo che vuoi ora perché i giocattoli diventeranno tuoi. Dammi il macinino e facciamo lo scambio."
"Per fortuna non ho fatto quello che mi ha detto il tuo bambino."
"E cioè?"
"Di buttarlo via QUELLO STUPIDO MACININO. Mi aveva detto proprio così. Ma io sono tanto intelligente."
"Sì, e anche tanto cattivo."
"Non è vero."
"Sì che è vero, altrimenti non andresti in giro a fare del male ai bambini."
"Io non faccio del male ai bambini: faccio loro dei favori."
"Va bene, facciamola breve. Dammi il macinino e prenditi questi giocattoli."
In un baleno il folletto sparì e sparirono anche i giocattoli ed il computer. In una delle ceste vuote il papà trovò il tanto agognato macinino. La cameretta di Giannino non sembrava la stessa, era vuota e triste: era sparito tutto, anche l’orso bianco gigante di peluche ed il cagnolino di lana marrone amico del cuore di Giannino.

Il papà prese il macinino con delicatezza e lo portò subito all’ospedale sperando di vedere presto il suo bambino di nuovo in forma. Purtroppo lo aspettava una brutta sorpresa: poiché il macinino era stato tolto con arti magiche, i medici non potevano farci nulla. Solo il folletto poteva rimetterlo a posto così come lo aveva tolto.
Tra lo sconforto generale nessuno si accorse che la mamma, dopo aver parlottato con l’infermiera Serena, si era allontanata.
Infatti, proprio di fronte all’ospedale c’era un parco in fondo al quale una muraglia con un cancello di ferro molto massiccio che non veniva mai aperto ….. nascondeva un segreto.
La mamma attraversò tutto il parco ed arrivò fino in fondo. Arrivata davanti al cancello, chiamò:
"Qualcuno mi sente? Apritemi per favore. E’ una questione molto grave!"
Ma nessuno rispose. Chiamò ancora e ancora niente. Urlò più forte e anche stavolta non accadde nulla. Allora bussò picchiando i pugni sul cancello con tutta la forza di cui era capace fino a che le mani non le sanguinarono e fino a che ….
"Che cosa c’è? Chi è che grida in questo modo? Ma che ore sono?"
Una colomba si affacciò dallo spioncino del cancello.
"Cosa vuole signora?" domandò.
"Ho bisogno di parlare con il capo di tutti i folletti. E’ un’emergenza. Il mio bambino rischia di morire!" esclamò la mamma di Giannino scoppiando a piangere.
Allora la colomba chiamò un inserviente che aprì il cancello e la fece entrare.
"Si calmi, signora." disse gentilmente e intanto le indicava una stradina in un bosco fitto fitto che iniziava proprio dopo il misterioso cancello "Venga con me."
Con la colomba che le volava sopra il capo, la mamma di Giannino s’incamminò per quella stradina stretta e lunga. Camminarono tanto tempo mentre la colomba cercava di calmare la signora che continuava a singhiozzare.
Dopo aver proseguito per un po’, arrivarono davanti ad una castello di pietra; la porta di legno rosso aveva incisa una corona dorata: era la dimora del Re dei Folletti.
La mamma di Giannino entrò e non riuscì nemmeno a presentarsi perché scoppiò in un pianto violento. Il Re dei Folletti le offrì una tisana calmante. Dopo un po’ i singhiozzi diminuirono e la signora riuscì a spiegare al Re tutta la storia.
Il Re si mostrò comprensivo e molto addolorato.
"Mi spiace e le chiedo personalmente scusa. Purtroppo, come per i bambini, anche tra i folletti ci sono quelli buoni e quelli cattivi. Fortunatamente i cattivi sono pochi, ma ancor più pericolosi perché hanno dei poteri speciali. Chiamerò immediatamente il Folletto Digerello e lo costringerò a risolvere subito la situazione. Il suo bambino oggi stesso starà bene e tornerà a casa. Glielo assicuro e … non lo dica ancora a Giannino … vedremo se sarà possibile salvare i giocattoli."
In un impeto di speranzosa gioia, prima di uscire, la mamma di Giannino abbracciò forte il Re lasciandolo visibilmente imbarazzato.

Non appena la signora fu andata, il Re convocò il Folletto Digerello. Questi poteva intuire che era stato chiamato perché il Re era venuto a conoscenza di qualche sua marachella, ma mai e poi mai avrebbe immaginato che una mamma, sfidando tutto il mistero che lo avvolge, avrebbe osato andare dal Re dei Folletti.
Quando fu nella Casa Reale, il Folletto Digerello notò che il Re era veramente molto seccato, ma trasalì quando questi gli disse che sapeva tutto di Giannino. Il Folletto cercò di balbettare qualche scusa, ma il Re lo zittì con un secco cenno della mano.
"Ora vai immediatamente in ospedale e rimetti a posto lo stomaco di questo povero bambino, poi restituiscigli tutti i giocattoli."
"Sì, Re, vado subito, ma … ma … almeno qualche giocattolo potrei …"
"Va’ subito e fa’ come ti ho detto. E dopo torna qui. Resterai qui a pulire tutto il bosco finché non dimostrerai di aver messo giudizio."
Oh, no! pensò il Folletto. Era una bruttissima punizione e avrebbe potuto durare anche per sempre, se il Re non avesse cambiato idea.
Comunque la cosa più urgente da fare era correre in ospedale ed il Folletto vi si recò subito.

Giannino dormiva, il papà era al lavoro e la mamma era nel corridoio a parlare con l’infermiera Serena. Il macinino era lì sul tavolo. Il Folletto lo prese, diede un pizzicotto a Giannino e glielo risistemò nello stomaco. Immediatamente il bambino perse il pallore e sul suo viso provato iniziò a tornare un colorito roseo. Il Folletto fece appena in tempo ad accorgersi di ciò prima di tornare dal Re, perché stavano arrivando i medici per il controllo. Uscì dall’ospedale ripromettendosi di tornare ad essere buono come lo era stato un tempo.
In quel momento Giannino si svegliò. Si sentiva bene e disse di aver fame.
"Sembra che stia meglio" disse il primario.
Lo visitò e notò che stranamente ogni cosa sembrava a posto. Stava per ordinare una radiografia, ma vide che il macinino non era più sul tavolo.
"Qualcuno di voi ha preso l’aggeggio che era lì?" chiese agli altri medici ed alle infermiere.
"Nessuno di noi." fu la risposta.
"Bene, il bambino ha fame. Portategli della di pastina in brodo, anzi no … un bel piattone di pastasciutta!"
Giannino mangiò tutta la pastasciutta e poi ne volle ancora.
"Ma non gli farà male?" chiese la mamma.
"No, quello che gli è capitato gli ha fatto male, ma ha avuto una bella lezione. D’ora in poi, se Giannino farà quello che gli diranno i genitori, niente gli farà più male. Ed ora puoi andare a casa giovanotto!" disse il dottore.

La mamma chiamò subito il papà che volò a prenderli.
A Giannino non sembrava vero di essere nuovamente nella sua casa che gli sembrò più bella, anche se era titubante ad entrare nella sua cameretta perché sapeva che non vi avrebbe trovato i suoi amati giocattoli.
Ma la mamma lo esortò ad entrarvi e …. Immaginate lo stupore di Giannino quando vide che le ceste era tutte piene dei suoi giocattoli e che il computer era sulla scrivania. Il Folletto Digerello aveva restituito tutto.
"Come sono felice!" esclamò Giannino "Non credevo che avrei ritrovato i miei giocattoli."
Chiese scusa alla mamma ed al papà per aver disobbedito e per essersi messo in quella brutta situazione.
"Non lo farò mai più!" promise.
"Va bene, ti crediamo e ci fidiamo di te." dissero i genitori.
Giannino si mise a giocare mentre la mamma preparava una cena golosa.
"Mamma, papà, voi sapete dove abita il Folletto Digerello?"
"Sì, io lo so." rispose la mamma "Perché?"
"Vorrei mandargli questo" disse Giannino indicando un carillon a forma di cuore che s’illuminava e suonava.
"Dallo a me, glielo spedirò domani mattina." disse il papà.

Quando il Folletto Digerello ricevette il regalo di Giannino fu un po’ sorpreso ma molto contento. Ricevere un regalo da un bambino a cui aveva fatto del male era l’ultima cosa che si aspettava.
Appese il carillon ad un ramo, lo accese e lo lasciò suonare; lo tenne lì a fargli compagnia mentre spazzava il bosco.
"Quando la punizione sarà finita, voglio cambiare: voglio diventare proprio buono." pensò "Magari potrei chiedere a Babbo Natale di prendermi tra i suoi folletti, potrei preparare i doni da mettere sulla slitta e … avrei un occhio particolare per Giannino, naturalmente."
Ma intanto c’erano ancora molte foglie secche da spazzare …


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