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C'era una volta una funicolare rossa che per anni ed anni trasportò su e giù per la città tanta tanta gente finché diventata un po’ vecchietta … ma vediamo cosa accadde dal principio.
La città si chiama Napoli ed è una bellissima città che si adagia sul mare; d’estate in quel mare potete
vedere tantissimi scugnizzi, bambini napoletani un po’ monelli, fare il bagno tuffandosi dagli scogli e divertirsi. Ma se vi mettete con le spalle
al mare ed alzate un po’ la testa, vedrete una collina che si chiama Vomero sulla cui cima troneggia un castello molto antico, il Castel
Sant’Elmo.
Oggi Castel Sant’Elmo è circondato da molti palazzi, alcuni dei quali hanno la fortuna di godere dello splendido panorama del golfo di
Napoli, mentre altri, meno favoriti dalla sorte, hanno i balconi che danno sulla strada e guardano sorridenti i loro dirimpettai con i quali possono
pettegolare.
Ma molti anni fa, quando voi bambini non eravate ancora nati e non erano nati nemmeno i vostri genitori né i vostri nonni, al Vomero
c’erano solo poche ville di proprietà di benestanti signori napoletani che vi andavano in villeggiatura. Grazie alla bella posizione del
Vomero, pian piano la gente iniziò a trasferire lì la residenza abituale e così
furono aperte anche botteghe e negozi. Purtroppo raggiungere il Vomero dalla parte bassa di Napoli e viceversa era un vero e proprio viaggio
all’epoca e a poco a poco si cominciò a sentire l’esigenza di un mezzo di trasporto che collegasse le due parti della città in maniera diretta.
Così il Sindaco di allora, pressato dalle richieste, convocò un gruppo di ingegneri e chiese loro di progettare un mezzo di trasporto che potesse
soddisfare le esigenze dei vomeresi.
“Ci vorrebbe qualcosa che andasse su e giù per la collina e che congiungesse in breve tempo il centro del
Vomero con il centro della città.” disse il Sindaco.
“Una funicolare!” propose un ingegnere.
“Esatto!” concordò un altro ingegnere “Una piccolo treno che venga trainato da una fune metallica sulla pendenza della
collina.”
“Una fune metallica? Non si spaventeranno i cittadini?” chiese il Sindaco.
“Ma no, ne saranno felici! Potranno spostarsi liberamente in un tempo così breve che non hanno mai immaginato!”
Un po’ titubante, il Sindaco mise ai voti la proposta e, quando vide fioccare risposte molto
molto favorevoli, conferì agli ingegneri il mandato per la costruzione della funicolare.
Gli ingegneri iniziarono subito a fare degli studi e delle rilevazioni sul terreno per ottenere dati e cognizioni utili al loro
lavoro ed in breve tempo fu stabilito che la funicolare avrebbe avuto le due stazioni principali una in Via Toledo, che è la via principale della
città, ed un'altra in Piazza Fuga, una piazza molto centrale del Vomero, più due fermate intermedie.
Mentre i lavori di scavo, di posa dei binari, eccetera, procedevano, parallelamente veniva costruita la funicolare. Un
giorno il direttore dei lavori, ovvero l’ingegnere capo, telefonò al Sindaco e gli domandò di che colore sarebbe dovuta essere la funicolare.
“Oh, bella domanda!” disse il Sindaco “non saprei proprio. Per me un colore vale l’altro… Quasi quasi lascerei scegliere ai bambini.”
Così il giorno stesso dei messi comunali andarono in giro per la città a chiedere
ai bambini napoletani di che colore avrebbero voluto la funicolare e ben presto si seppe qual era il loro colore preferito: il rosso.
Il giorno dell’inaugurazione fu festa generale. Il Sindaco, emozionatissimo, tagliò
il nastro tricolore e, dando il via ad una nuova era, tenne a battesimo la Funicolare Centrale. Era il 1930, anno in cui è nata la nonna del mio
bambino e probabilmente anche la vostra nonna. E’ facile che se le chiedete qualcosa in merito a ciò, si ricorderà di quanto le narravano la
sua mamma o il suo papà, cioè i vostri bisnonni.
A proposito, bambini, chi di voi ha conosciuto i bisnonni? Oh … che fortunati! Be’ sapete che non è
una cosa da tutti? Ricordateli sempre con tanto affetto: sono le vostre radici.
Ma andiamo avanti con la nostra storia. Tutti rimasero a bocca aperta quando videro il risultato dell’opera: un piccolo treno a tre
carrozze. Era proprio un gioiellino! Esternamente laccata di rosso, la Funicolare aveva gli interni in legno naturale; ogni scompartimento aveva
due panche di legno a listelli messe l’una di fronte all’altra che permettevano alla gente di conversare comodamente.
La Funicolare diede un nuovo impulso alla vita della città ed al Vomero fiorirono nuovi commerci.
Molta gente si trasferì lì stabilmente potendo raggiungere il posto di lavoro in centro città in breve tempo. La nostra amica trottava felice su
e giù tutto il giorno e quando la sera dopo l’ultima corsa vedeva chiudersi le porte per la notte era quasi quasi triste perché avrebbe
voluto non fermarsi mai.
La Funicolare rossa offrì a coloro che la prendevano regolarmente la possibilità di farsi dei nuovi amici; in alcuni
casi, galeotta, favorì la nascita di nuovi amori. Chissà se non fu proprio grazie a lei che uno dei vostri bisnonni conobbe la vostra bisnonna e se
ne innamorò!
Sempre più persone utilizzavano la Funicolare rossa e gli anni passavano felici per la nostra amica. I più entusiasti erano i
bambini che spesso chiedevano alle loro mamme di portarli a fare un giro nella Funicolare anche se non dovevano andare in nessun posto particolare,
ma così per il semplice gusto di prenderla.
Come ho detto gli anni passavano felici … però veloci e non clementi. Ciò significa che pian
pianino la Funicolare iniziò a sentirsi un po’ stanca ed a rallentare la sua andatura. Così un minuto alla volta iniziò a non riuscire più a
rispettare gli orari, specialmente quando da Via Toledo doveva salire al Vomero. Dapprima nessuno se ne accorse, ma poi, quando si resero conto
che arrivavano in ritardo al lavoro, le persone iniziarono a lamentarsi.
Il primo fu un maestro di scuola che venne richiamato dal direttore perché ogni mattina i bambini restavano in classe da soli finché non arrivava.
“Ma io non ho cambiato i miei orari!” si difese il maestro.
“Ed invece sì. Ogni mattina lei arriva con almeno un quarto d’ora di ritardo ed io non
sono più disposto a tollerarlo! Si faccia riparare l’orologio!”
E così anche le commesse dei negozi e gli impiegati e gli studenti che andavano
all’Università e … tutti insomma! Finché, resisi conto che il ritardo era causato dalla lentezza della Funicolare, andarono a lamentarsi dal
dirigente.
“Mi dispiace tantissimo!” disse quest’ultimo costernato “Lo so, lo so ed abbiamo già provato a potenziarla, ma purtroppo non è così
semplice … La soluzione sarebbe … sostituirla!”
“Sostituirla?!?” dissero in coro tutti.
“Eh, purtroppo sì. Lo so che è molto brutto a dirsi, siamo tutti affezionati alla nostra Funicolare rossa che ci ha accompagnati
fedelmente per tanti anni, ma bisogna stare al passo coi tempi. La realtà è cambiata, le esigenze dell’utenza di oggi sono diverse da quelle del
1930, la popolazione è molto aumentata e c’è bisogno di macchine più nuove, più potenti. Noi stavamo appunto progettando di chiudere per un
periodo e di iniziare i lavori di sostituzione.”
Tutti furono rattristati dalla notizia ed in particolare Fabrizio, un bambino molto vivace ed
appassionato di ferrovie, che per un giro nella Funicolare rossa rinunciava anche al gelato. Quando Fabrizio seppe che la Funicolare rossa
sarebbe stata sostituita, pianse tanto ma così tanto che la mamma iniziò a temere che si sarebbe ammalato. Così con il bimbo in lacrime si recò dal
dirigente.
“La prego, mi aiuti, da quando ha saputo che la Funicolare sarà sostituita, il mio Fabrizio continua a piangere: ho paura che si ammali!”
“Oh, no, Fabrizio, non devi fare così” disse il dirigente che conosceva bene il bambino perché lo vedeva quasi tutti i giorni “ne metteremo una
nuova, più veloce, più potente e più moderna.”
“No, no, io voglio questa, è la mia amica, mi fa tanto divertire!” disse il bambino tra i singhiozzi
“Per favore teniamola per sempre!”
“Mi dispiace, ma davvero non si può. Anche a me farebbe piacere, ma …”
Il direttore era veramente addolorato, anche per lui la Funicolare rossa era un’amica e poi quello era stato il
suo primo lavoro, aveva iniziato come impiegato generico quando era solo un ragazzo ed aveva fatto carriera. Quanta gente aveva visto passare dalla
vetrata del suo ufficio … giovanotti diventati importanti uomini d’affari, timidi studenti diventati avvocati o direttori di banca … qualcuno si era
perso per strada, trasferito in un’altra città magari … qualche altro invece aveva snobbato la Funicolare ed aveva preferito girare in macchina,
magari con l’autista … E quando quella vecchietta si era sentita male, che spavento! … E quando quei due sposini avevano deciso di prendere la
Funicolare rossa anche per andare in chiesa, che emozione! E quanti fiori per addobbare le scale e le carrozze …
Purtroppo non si poteva vivere di ricordi, ma il dirigente fece una promessa a Fabrizio.
“Ti prometto che la Funicolare rossa non verrà distrutta, anche se non potrà più viaggiare.
Per ora non posso dirti niente, ma se hai fiducia in me vedrai che in qualche modo la tua, la nostra amica, resterà ancora tra noi. Ti fidi di
me?”
“Sì.” disse Fabrizio mentre, con il cuore gonfio di tristezza, stringeva la mano che il dirigente gli porgeva.
E così accadde che per molti lunghi mesi le porte della Funicolare rimasero chiuse; quando
qualcuno andava a chiedere la data della riapertura, la risposta era sempre: “Ci vorrà ancora un po’ di tempo.”
Intanto erano state aperte altre funicolari nella città, ma la Funicolare Centrale restava sempre la
più comoda. Il giorno della riapertura, non fu un giorno di festa come quello dell’inaugurazione del 1930, ma ugualmente ci fu una grossa
affluenza di pubblico. La Funicolare rossa era stata sostituita con una nuova funicolare moderna bianca e verde dalla linea squadrata e dagli
interni color alluminio con pochi seggiolini e tanti posti in piedi. Ma principalmente la nuova funicolare era - ed è - così veloce che per
raggiungere il Vomero si impiegano solo pochissimi minuti.
E la promessa che il dirigente aveva fatto a Fabrizio? Mantenuta! Una carrozza della
vecchia Funicolare rossa era stata messa in un apposito spazio nella stazione di Piazza Fuga ed i bambini potevano, ed ancora adesso possono,
visitarla quando vogliono; infatti Fabrizio all’inizio era lì quasi tutti i giorni.
Oggi Fabrizio non è più un bambino, è cresciuto ed è andato a lavorare in un’altra città, ma la Funicolare rossa gli è rimasta nel
cuore.
Non so se questa favola vi sia piaciuta, ma posso dirvi che ogni
volta che andiamo a Napoli il mio bambino vuole sempre fare un giro in funicolare e mi chiede di raccontargliela.