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di
Marzia aveva un gran da fare nel riparare le reti che suo nonno le aveva affidato ma,
nonostante l' avvicinarsi dell' esame, per nessun motivo avrebbe evitato di aiutarlo in
quel delicato lavoro e non pensava minimamente di farglielo in qualche modo pesare. Il
mare s' infrangeva contro gli scogli e a Marzia piaceva quell' odore di salsedine che ogni
tanto arrivava alle sue narici con una potenza simile ad una sfida. Le sembrava persino di
sentire un mormorio strano:- Non ce la farà - pareva dire il vento, ma Marzia sapeva che
non era vero.
Vincenzo era più taciturno del solitoe, mentre il suo sguardo si perdeva in lontananza,
il suo animo era invaso da un' ondata di gratitudine che per quella ragazzina
apparentemente fragile che non si lasciava piegare da nessuno e che, come al solito, con
tanto trasporto lo aiutava e lo capiva. Ogni tanto sul viso del nonno appariva una smorfia
di dolore, ma lui la comuffava col sorriso e si sforzava di tenersi dritto. Scrutava il
cielo e, abbassando lo sguardo, gli sembrava di scorgere in mezzo alla bianca schiuma,
prodotta dall' infrangersi delle onde sugli scogli, un messaggio del mare... quel mare
infinito capace di farsi tanto amare ma anche di suscitare vero terrore, come quando si
era portato via con la sua furia sua moglie e i genitori di Marzia, lasciandolo solo con
la bimba che adorava.
I suoi pensieri sembravano fare a gara con le onde, come se fra loro ci dovesse essre all'
improvviso un vincitore e un vinto. La sua mente traboccava di ricordi e le terre lontane
sembravano rincorrersi e sparire, quasi inghiottite da vortici improvvisi, per poi tornare
a galla simili a sogni, cullati un poco e riportati indietro.
- A cosa pensa? - si chiese Marzia ma la domanda era rimasta senza una risposta e la
sua dignità di uomo forte non poteva in nessun modo essere violata. Segno su segno le
parole non pronunciate s' infrangevano contro un muro di silenzio o si perdevano nell'
aria. Per un attimo solo Marzia ebbe come un triste presentimento ma poi, guardando gli
occhi del nonno, ebbe l' impressione di vederci dentro distese infinite di campi verdi
senza confini, dove pagliuzze gialle volteggiano sprigionando uno strano scintillio.
Mentre il sole tramontava e calavano le prime ombre della sera, le reti riparate venivano
ordinatamente riposte nella stiva ed il nonno, sempre padrone della situazione, si muoveva
con la sua consueta sicurezza e agilità, incurante del forte maestrale, levatosi all'
improvviso, che colpiva con acute sferzate il suo corpo asciutto. La barca era sempre
stata il suo orgoglio, perchè gli faceva sfidare il mare in quella gara costante che lo
aiutava spesso a vincere le sue scommesse.
L' impeto del vento sembrò ad un tratto travolgere ed abbattere un gabbiano, rimasto
impigliato nell' ultima rete, sollevata dalla furia di quell' aria, diventata come un
sinistro mulinello. Il nonno, voltandosi, ritornò sui suoi passi, come se in quel momento
niente fosse più importante del suo desiderio di liberare quel grosso volatile che, più
si dibatteva più si aggrovigliava nella rete, gridando con disperazione. Lui aveva da
sempre amato gli animali e per nulla al mondo avrebbe evitato di aiutarne qualcuno in
difficoltà. Con la sua destrezza in poco tempo districò la zampa del gabbiamo, che, pur
sentendosi finalmente libero, non scappò subito ma, quasi in segno di gratitudine si
avvicinò al nonno, si fermò e lo guardò, finchè incrociò il suo sguardo col suo. Solo
allora riprese il volo, come se quella tacita intesa servisse a far riprendere a ciascuno
la sua strada.
Marzia era rimasta immobile a guardare e fu invasa da un profondo sentimento di
commozione, mentre due grosse lacrime rigavano il suo viso appannandole la vista. La bimba
ricordò, come se fosse appena successo, il giorno in cui era stata salvata dal nonno,
prontamente arrivato in suo aiuto, quando aveva provato cosa significasse sentirsi morire
lentamenete. Aveva trascorso momenti tremendi e aveva creduto proprio di dover annegare
mentre cercava di annaspare in cerca di un appiglio su cui aggrapparsi. Quando la
situazione si era fatta veramente drammatica era stato suo nonno che, vedendola in seria
difficoltà si era coraggiosamente buttato da un alto dirupo ed era arrivato in tempo
prima che fosse realmente troppo tardi. Il nonno...sempre lui in ogni circostanza bella o
brutta, giungeva sul più bello e con molta tranquillità risolveva ogni problema.
La bimba guardava il cielo, come per trovare qualcuno che potesse condividere il suo
sentimento di riconoscenza nei suoi confronti, poi il suo sguardo si spingeva lontano alla
ricerca di una presenza che le sembrava di percepire, seppure in distanze che non sapeva
definire. L'isola dell'Asinara si stagliava come una grande macchia scura, in quel golfo
che sembrava racchiudere in un abbraccio vaste spiagge piene di conchiglie, numerose come
i segreti che gelosamente custodiva. Molti speravano dalla riva di poterla un giorno
esplorare, mentre la barca con loro due sembrava capovolgersi ad un tratto...
L' imbarcazione che tante volte aveva sfidato il mare, spingendosi sino a quell' isola,
che troppe persone desideravano veder, sembrava risucchiata dalle onde, che a tratto con
il loro impeto la sommergevano per poi ritirasi con grande fragore. Il nonno cercava di
far scudo con il suo corpo, per proteggerla da quella furia, ma il mare sembrava deciso ad
abbattere tutto ciò che trovava sul suo passaggio. Per primo trascinò con se il nonno,
mentre Marzia veniva quasi catapultata su un immenso scoglio, affiorato all' improvviso
come un' inaspettata ancora di salvezza per lei. Poi l'irruenza dell' uragano si placò,
come se il mare fosse stato finalmente appagato ancora e riapparve come per incanto un'
immensa distesa di mare, liscia come una smisurata tavola azzurra, emersa da una
profondità senza fondo. Il corpo del nonno, simile ad un manichino senza forza,
galleggiava in prossimità dello scoglio, su cui si era ritrovata Marzia, percorsa da
brividi di freddo e di terrore.
I due naufraghi, prontamente soccorsi da una motovedetta della capitaneria di porto, a
parte il disastro della barca distrutta, ebbero l' opportunità di salvarsi. Il nonno fu
costretto ad un forzato riposo. Trascorse diversi mesi in ospedale in cui disperatamente
cercò di riflettere su come avrebbe potuto organizzare la sua esistenza, se fosse dovuto
rimenere invalido. Il problema maggiore gli sembrava quello di dover affrontare gli altri.
Ma chi erano gli altri che potevano interferire nelle sue abitudini e in quella diversità
che si sentiva addosso, come una non accettazione che si faceva strada, scavando un abisso
intorno a lui con distanze difficili da superare? Non gli era facile vedere compromessa la
sua autosufficienza, ma nessuno mai avrebbe letto nei suoi occhi la sconfitta. Mentre
Marzia cercava nella sua mente le preghiere più belle per chiedre a quel Dio, che molte
volte sentiva lontano, ma nel cui potere credeva ciecamente, di aiutare il nonno, lui si
imponeva con tutte le sue forze di trovare nel suo intimo la voglia di farcela,
soprattutto per lei.
Dopo un periodo relativamente breve di inattività, in mezzo a tanti conflitti
interiori, nel silenzio della sua casa arrivò lentamente la ripresa e la vita riprese il
ritmo di sempre. Ancora una volta il nonno con la nipotina si ritrovarono uniti a
risolvere i quotidiani problemi e la gente intorno li aiutò, tanto che in breve tempo,
grazie alla solidarietà degli altri, ebbero anche una nuova barca. Non riuscivano a
provare alcun risentimento contro qull' enorme distesa d' azzurro, che senza un motivo
vero sembrava accanirsi contro la loro famiglia. La tacita intesa del nonno e della
nipotina li portava a recepire i messaggi di pace, anche quando i ricordi più dolorosi
riaffioravano più acuti che mai.
Nel vento avevano la sensazione di udire talvolta la voce dei propri cari scomparsi,
trascinati un giorno lontano dalla furia selvaggia del mare, che li guidava a volte
amorevolmente, a volte con rabbia alla ricerca di quella serenità che senza una ragione
comprensibile aveva sottratto ai loro sguardi che spesso vagavano lontano, scrutando
pensierosi oltre l'orizzonte. Come miraggi a volte si stagliavano nell' aria delle strane
immagini che lentamente assumevano la forma delle rocce maggiormente impresse nelle loro
menti ma, chissà perchè, più domonante delle altre appariva spesso la roccia dell'
Elefante, mostrando ai suoi piedi tre fori distinti che forse per oscuro mistero erano
diventete, oltre alle note domus de janas che tutti andavano a visitare, le tombe dei loro
cari dove sicuramente riposavano in pace.
(Tratta da "Sardegna tra fantasia e realtà" di Rita Meloni - Editore: "Arigianarte Editrice")