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OLTRE LA FURIA DEL MARE

di

Rita Meloni

 
Marzia aveva un gran da fare nel riparare le reti che suo nonno le aveva affidato ma, nonostante l' avvicinarsi dell' esame, per nessun motivo avrebbe evitato di aiutarlo in quel delicato lavoro e non pensava minimamente di farglielo in qualche modo pesare. Il mare s' infrangeva contro gli scogli e a Marzia piaceva quell' odore di salsedine che ogni tanto arrivava alle sue narici con una potenza simile ad una sfida. Le sembrava persino di sentire un mormorio strano:- Non ce la farà - pareva dire il vento, ma Marzia sapeva che non era vero.
Vincenzo era più taciturno del solitoe, mentre il suo sguardo si perdeva in lontananza, il suo animo era invaso da un' ondata di gratitudine che per quella ragazzina apparentemente fragile che non si lasciava piegare da nessuno e che, come al solito, con tanto trasporto lo aiutava e lo capiva. Ogni tanto sul viso del nonno appariva una smorfia di dolore, ma lui la comuffava col sorriso e si sforzava di tenersi dritto. Scrutava il cielo e, abbassando lo sguardo, gli sembrava di scorgere in mezzo alla bianca schiuma, prodotta dall' infrangersi delle onde sugli scogli, un messaggio del mare... quel mare infinito capace di farsi tanto amare ma anche di suscitare vero terrore, come quando si era portato via con la sua furia sua moglie e i genitori di Marzia, lasciandolo solo con la bimba che adorava.
I suoi pensieri sembravano fare a gara con le onde, come se fra loro ci dovesse essre all' improvviso un vincitore e un vinto. La sua mente traboccava di ricordi e le terre lontane sembravano rincorrersi e sparire, quasi inghiottite da vortici improvvisi, per poi tornare a galla simili a sogni, cullati un poco e riportati indietro.

- A cosa pensa? - si chiese Marzia ma la domanda era rimasta senza una risposta e la sua dignità di uomo forte non poteva in nessun modo essere violata. Segno su segno le parole non pronunciate s' infrangevano contro un muro di silenzio o si perdevano nell' aria. Per un attimo solo Marzia ebbe come un triste presentimento ma poi, guardando gli occhi del nonno, ebbe l' impressione di vederci dentro distese infinite di campi verdi senza confini, dove pagliuzze gialle volteggiano sprigionando uno strano scintillio.
Mentre il sole tramontava e calavano le prime ombre della sera, le reti riparate venivano ordinatamente riposte nella stiva ed il nonno, sempre padrone della situazione, si muoveva con la sua consueta sicurezza e agilità, incurante del forte maestrale, levatosi all' improvviso, che colpiva con acute sferzate il suo corpo asciutto. La barca era sempre stata il suo orgoglio, perchè gli faceva sfidare il mare in quella gara costante che lo aiutava spesso a vincere le sue scommesse.
L' impeto del vento sembrò ad un tratto travolgere ed abbattere un gabbiano, rimasto impigliato nell' ultima rete, sollevata dalla furia di quell' aria, diventata come un sinistro mulinello. Il nonno, voltandosi, ritornò sui suoi passi, come se in quel momento niente fosse più importante del suo desiderio di liberare quel grosso volatile che, più si dibatteva più si aggrovigliava nella rete, gridando con disperazione. Lui aveva da sempre amato gli animali e per nulla al mondo avrebbe evitato di aiutarne qualcuno in difficoltà. Con la sua destrezza in poco tempo districò la zampa del gabbiamo, che, pur sentendosi finalmente libero, non scappò subito ma, quasi in segno di gratitudine si avvicinò al nonno, si fermò e lo guardò, finchè incrociò il suo sguardo col suo. Solo allora riprese il volo, come se quella tacita intesa servisse a far riprendere a ciascuno la sua strada.
Marzia era rimasta immobile a guardare e fu invasa da un profondo sentimento di commozione, mentre due grosse lacrime rigavano il suo viso appannandole la vista. La bimba ricordò, come se fosse appena successo, il giorno in cui era stata salvata dal nonno, prontamente arrivato in suo aiuto, quando aveva provato cosa significasse sentirsi morire lentamenete. Aveva trascorso momenti tremendi e aveva creduto proprio di dover annegare mentre cercava di annaspare in cerca di un appiglio su cui aggrapparsi. Quando la situazione si era fatta veramente drammatica era stato suo nonno che, vedendola in seria difficoltà si era coraggiosamente buttato da un alto dirupo ed era arrivato in tempo prima che fosse realmente troppo tardi. Il nonno...sempre lui in ogni circostanza bella o brutta, giungeva sul più bello e con molta tranquillità risolveva ogni problema.

La bimba guardava il cielo, come per trovare qualcuno che potesse condividere il suo sentimento di riconoscenza nei suoi confronti, poi il suo sguardo si spingeva lontano alla ricerca di una presenza che le sembrava di percepire, seppure in distanze che non sapeva definire. L'isola dell'Asinara si stagliava come una grande macchia scura, in quel golfo che sembrava racchiudere in un abbraccio vaste spiagge piene di conchiglie, numerose come i segreti che gelosamente custodiva. Molti speravano dalla riva di poterla un giorno esplorare, mentre la barca con loro due sembrava capovolgersi ad un tratto...
L' imbarcazione che tante volte aveva sfidato il mare, spingendosi sino a quell' isola, che troppe persone desideravano veder, sembrava risucchiata dalle onde, che a tratto con il loro impeto la sommergevano per poi ritirasi con grande fragore. Il nonno cercava di far scudo con il suo corpo, per proteggerla da quella furia, ma il mare sembrava deciso ad abbattere tutto ciò che trovava sul suo passaggio. Per primo trascinò con se il nonno, mentre Marzia veniva quasi catapultata su un immenso scoglio, affiorato all' improvviso come un' inaspettata ancora di salvezza per lei. Poi l'irruenza dell' uragano si placò, come se il mare fosse stato finalmente appagato ancora e riapparve come per incanto un' immensa distesa di mare, liscia come una smisurata tavola azzurra, emersa da una profondità senza fondo. Il corpo del nonno, simile ad un manichino senza forza, galleggiava in prossimità dello scoglio, su cui si era ritrovata Marzia, percorsa da brividi di freddo e di terrore.
I due naufraghi, prontamente soccorsi da una motovedetta della capitaneria di porto, a parte il disastro della barca distrutta, ebbero l' opportunità di salvarsi. Il nonno fu costretto ad un forzato riposo. Trascorse diversi mesi in ospedale in cui disperatamente cercò di riflettere su come avrebbe potuto organizzare la sua esistenza, se fosse dovuto rimenere invalido. Il problema maggiore gli sembrava quello di dover affrontare gli altri. Ma chi erano gli altri che potevano interferire nelle sue abitudini e in quella diversità che si sentiva addosso, come una non accettazione che si faceva strada, scavando un abisso intorno a lui con distanze difficili da superare? Non gli era facile vedere compromessa la sua autosufficienza, ma nessuno mai avrebbe letto nei suoi occhi la sconfitta. Mentre Marzia cercava nella sua mente le preghiere più belle per chiedre a quel Dio, che molte volte sentiva lontano, ma nel cui potere credeva ciecamente, di aiutare il nonno, lui si imponeva con tutte le sue forze di trovare nel suo intimo la voglia di farcela, soprattutto per lei.

Dopo un periodo relativamente breve di inattività, in mezzo a tanti conflitti interiori, nel silenzio della sua casa arrivò lentamente la ripresa e la vita riprese il ritmo di sempre. Ancora una volta il nonno con la nipotina si ritrovarono uniti a risolvere i quotidiani problemi e la gente intorno li aiutò, tanto che in breve tempo, grazie alla solidarietà degli altri, ebbero anche una nuova barca. Non riuscivano a provare alcun risentimento contro qull' enorme distesa d' azzurro, che senza un motivo vero sembrava accanirsi contro la loro famiglia. La tacita intesa del nonno e della nipotina li portava a recepire i messaggi di pace, anche quando i ricordi più dolorosi riaffioravano più acuti che mai.
Nel vento avevano la sensazione di udire talvolta la voce dei propri cari scomparsi, trascinati un giorno lontano dalla furia selvaggia del mare, che li guidava a volte amorevolmente, a volte con rabbia alla ricerca di quella serenità che senza una ragione comprensibile aveva sottratto ai loro sguardi che spesso vagavano lontano, scrutando pensierosi oltre l'orizzonte. Come miraggi a volte si stagliavano nell' aria delle strane immagini che lentamente assumevano la forma delle rocce maggiormente impresse nelle loro menti ma, chissà perchè, più domonante delle altre appariva spesso la roccia dell' Elefante, mostrando ai suoi piedi tre fori distinti che forse per oscuro mistero erano diventete, oltre alle note domus de janas che tutti andavano a visitare, le tombe dei loro cari dove sicuramente riposavano in pace.

(Tratta da "Sardegna tra fantasia e realtà" di Rita Meloni - Editore: "Arigianarte Editrice")


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