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In unepoca lontana la terra era ricca di foreste e di prati. Gli uomini e gli
animali vivevano in armonia. La gente amava le tonalità dellalba e del tramonto, le
note ora dolci ora tempestose, intrecciate dal vento tra le foglie e dal ruscello tra i
sassi. La sera, prima di addormentarsi, ringraziava con devozione la terra ed il sole per
il giorno trascorso. La luna e le stelle tessevano il silenzio magico del mondo. I sogni
degli uomini riflettevano la profondità del loro essere e della notte.
Proteggevano la vita degli uomini gli gnomi. Erano loro che facevano crescere sani i
frutti e gli alberi, intonando sinfonie impalpabili che addolcivano lanima
rendendola serena. I piccoli esseri del mondo fatato giocavano con i bambini ed
insegnavano loro il linguaggio indecifrabile della natura invisibile.
Un giorno lo spirito della terra chiamò gli gnomi e disse loro: Noi abbiamo dato
agli uomini la pace e lamore. Ora devono imparare da soli a conservare ciò e a non
dimenticare il respiro infinito del cosmo. Egiunto il momento di nasconderci e di
seguirli da lontano.
Tutti assentirono con sofferenza. Sapevano, infatti, che sarebbero vissuti da soli nel
silenzio, ma laffetto per lumanità era più tenace di qualsiasi dolore. Così
si ritrassero .
La mattina dopo la gente si destò e si guardò intorno. Per la prima volta provò il
sentimento della nostalgia. Tutto taceva. Chiamò gli gnomi. Nessuno rispose.
Intuì allora che da quel giorno la vita sarebbe stata diversa e ne ebbe paura.
Un bambino pianse e dalle sue lacrime nacque la brina. Una donna imprecò e dalla sua
bocca scaturì la pioggia. Un uomo spezzò un ramo e la terra si coprì di neve. Una
gazzella si avvicinò per capire e fu uccisa.
Un vento gelido percorse la valle. I fiori si ritirarono. Gli alberi lasciarono cadere i
frutti. La gente uccise cervi ed orsi per nutrirsi. Spaccò i tronchi per costruire case
ed accendere fuochi.
Arrivò la notte. Cera tristezza. I sogni erano neri e pesanti. Un fanciullo
rievocò nel proprio cuore il ritmo melodico degli gnomi e intonò una canzone. In essa si
parlava di unetà remota nella quale gli esseri umani e luniverso non erano
ancora divisi. Tutti ascoltavano e, a poco a poco, lanimo si riempì di riflessi di
luce. A qualcuno sembrò di vedere un minuscolo gnomo, nascosto dietro un cespuglio,
ridere allegramente.
Trascorsero gli anni. Luomo crebbe. Conobbe lamore, lodio, la gioia,
il dolore. Scoprì il piacere di scrivere, di dipingere, di volare tra le stelle. Il
pensiero divenne sempre più ardito, langoscia della morte sempre più lancinante,
il sentimento sempre più debole.
Nellintimità persisteva un antico sogno, un antico linguaggio ormai incomprensibile
che, a tratti lo rafforzava donandogli momenti di vivida serenità senza il limite dello
spazio e del tempo. Tornava, così, linfinito istante dellunità, cerniera
appena definita tra il mondo visibile e quello invisibile.
Qualcuno raccontava con timidezza di aver visto un piccolo essere che, sapientamente,
così gli parlava: Lo so, è difficile attraversare il buio inesplicabile del
mistero ed il silenzio della solitudine. Ma quando non avrai più timore di ciò e
nascerà in te il pensiero del cuore noi torneremo e, insieme, intoneremo le melodie delle
sfere universali.