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IL FIORE MAU

di

Loredana Limone

 

C’era una volta un fiore molto raro che aveva delle proprietà speciali ed era in grado di guarire malattie gravi. Questo fiore si chiamava Mau e cresceva selvatico. 
Più di una volta gli esperti di botanica avevano cercato di riprodurlo in serra. Non era mai stato possibile: il fiore Mau si richiudeva in sé e tirava fuori degli aculei che non permettevano agli scienziati neppure di toccarlo. Gli studiosi, in più parti del mondo, avevano provato e riprovato senza successo. “Eppure basterebbe analizzarne un pezzettino per capire!” dicevano rammaricandosi. Ma il fiore Mau non permetteva che neppure un petalo gli venisse strappato.

Un giorno accadde che un cuore si ammalò perché un verme maligno si era insinuato al suo interno e lo stava consumando. “Purtroppo non abbiamo molti rimedi!” disse il medico che lo visitò mentre osservava il vermetto che si muoveva agilmente da una parte all’altra del cuore e ne mangiava le cellule. “Si potrebbe provare con l’acqua di mare.” suggerì l’assistente del dottore. “E’ una buona idea!”
Purtroppo, osservando bene il verme, notarono che era anfibio e dunque poteva vivere tanto sulla terra quanto nell’acqua. I medici si guardarono desolati sapendo che non avrebbero potuto fare nient’altro che osservare quel povero arto consumarsi a poco a poco.
Intanto, nel Regno dei Cuori, la notizia si era diffusa velocemente sino a giungere alle orecchie della Regina.
“Bisogna fare qualcosa!” esclamò quest’ultima “E subito! Portatemi qui l’ammalato.”
Due puttini partirono immediatamente, presero il cuore e lo condussero al cospetto della sovrana. La Regina non poté sopportare a lungo la vista di quella creatura sofferente e la lasciò alle cure di cinque luminari della medicina che, dopo averla visitata a lungo, si riunirono in consulto. Quindi chiesero di essere ricevuti dalla Regina.
“Dunque, ditemi.” disse quest’ultima.
“Vostra Altezza” esordì il più anziano “effettivamente esistono alcune terapie che potremmo prescrivere, ma sono lunghe … e dolorose … e in tutta sincerità non ci sentiamo di assicurare che sortiranno gli effetti desiderati … se mai ne sortissero alcuno.”
“Volete dire che non c’è nulla da fare? Volete dire che dovremo star qui impotenti ad attendere la sua fine?”
“Mi dispiace, Altezza, temiamo di sì.”
“Fuori, andate subito fuori di qui!” gridò la Regina adirata.
I cinque dottori, mortificati, uscirono dal salone delle udienze a capo chino. La Regina chiamò la sua fedele consigliera, Madame Constance, e le espose il problema.
“Regina, avete mai sentito parlare del fiore Mau?”
“Che cos’è?” chiese la sovrana.
“E’ un fiore selvatico, non si sa bene dove cresca, è difficile da trovare … alcuni addirittura credono che sia una leggenda … pare che abbia dei petali medicamentosi …”
“Non lo conosco.”
“E’ un fiore strano, sembra delicato, sembra creato solo per fare ghirlande o per acconciare i capelli delle spose. Invece è forte, ha due grosse foglie verdi che gli fanno da scudo e non permette di essere colto. Se non vorrà … se lo troverete … non permetterà nemmeno a voi di coglierlo …”
“Ma io sono …”
“Anche se siete la Regina.”
“Questo è da vedere!”
“Certo.” disse Madame Constance con diplomatica accondiscendenza.
“Continuate.” le ordinò la Regina.
“Ma quando è aperto è bellissimo, sembra che la natura sia lì solo per fargli da cornice e che il sole splenda esclusivamente per lui. Sembra che parli e quando parla si ferma il mondo, le menti si nutrono ed i cuori palpitano. E guariscono. I suoi occhi esprimono la curiosità di un bambino e la saggezza di un vecchio, sono il giorno nel quale vivere e la notte nella quale riposare, custodiscono il mistero della creazione ed il suo perché. Con una mano ti indica la via e con l’altra ti sorregge.”
“Se esiste, lo voglio!”
“Regina, è anche un fiore pericoloso. Ci si può far molto male.”
“Perché?”
“Perché con tutte e due le mani ti può spingere in un baratro, perché non è un poeta, è un cantastorie, e se le sue virtù curative falliscono, dà la morte.”
“In che modo?”
“Tira fuori degli aculei velenosi che ti colpiscono dove sei più vulnerabile e lui sa sempre dove. E ti uccide. Nessuno ha mai capito perché fa così.”
“Rischierò.” decise la sovrana.

Immediatamente la Regina diede ordine alla Corte di prepararsi e quello stesso giorno, con il cuore malato tra le mani, partì alla ricerca del fiore Mau. Il viaggio fu più lungo del previsto perché il fiore Mau era introvabile. Per giorni e giorni attraversarono campagne e montagne e guadarono fiumi finché non giunsero al mare: niente! Il fiore Mau era introvabile.
La Regina si sentiva stanca e sfiduciata; vedeva il cuore tra le sue mani consumarsi a poco a poco, le ultime gocce di sangue coagularsi, e tratteneva lacrime d’impotenza perché una Regina non piange mai. Così le avevano insegnato i suoi precettori. Tutto le dimostrava che la sua impresa stava fallendo, ma ella non si dava ancora per vinta e decise che quella notte avrebbe interrogato la luna.
Purtroppo non appena si furono accampati per la notte, scoppiò un temporale così violento da far vacillare il coraggio della Regina che si domandò se ciò che stava facendo fosse giusto. E nel cielo la luna non apparve.
Al mattino la sovrana fece una passeggiata sulla spiaggia fino alla riva e rimase lì per un bel po’ a pensare, lo sguardo perso nell’orizzonte, stupita che il mare fosse ancora salato dopo che è piovuto, perché quando la pioggia ha spazzato via sporcizia ed infamia ovunque il sapore del mondo dovrebbe essere dolce d’amore. E si sorprese di non averlo incontrato lì il fiore che cercava, in quel porto incantato dove le barche, gli occhi negli occhi, cullandosi facevano l’amore. Ma, fin dove arrivava il suo sguardo, il fiore Mau non c’era e lei, una Regina, si sentì solo un granello di sabbia su una spiaggia sconfinata.
Così, con il suo fardello di stupore, ella disse addio al mare e decise di ripartire. Quindi diede ordine di ritornare al castello e la Corte, ormai esausta, fu ben lieta di riprendere il cammino verso casa. Indossata la corona, la Regina prese il cuore, quello che restava del suo cuore malato, e lo depose in una scatola di velluto rosso. Rosso passione.


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