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MIRYAM E I GATTINI SENZA MAMMA

di

Loredana Limone

 

C'era una volta una bambina che aveva un nome bellissimo: Miryam.
Miryam è un nome antico tratto dalla Bibbia e significa "principessa". La sua mamma ed il suo papà avevano scelto questo nome per augurarle una vita radiosa e felice proprio come quella di una principessa.
Purtroppo, a dispetto di ciò, Miryam conobbe ben presto la sofferenza.
Quando aveva solo quattro anni, in un limpido mattino d'inverno, la sua mamma morì. Il papà impazzì dal dolore e, non essendo in condizione di prendersi cura di lei, la affidò alla nonna.
La nonna Cecilia, che Miryam chiamava "Nonna Pappa" era molto speciale e valeva più di tante mamme e tanti papà messi insieme: le preparava, appunto, delle pappe molto golose, l'accompagnava a scuola, giocava con lei carponi per terra, le comperava i vestitini nuovi e l'accontentava in tutto. Ma la bambina non era felice.
Ogni sera guardava il cielo e diceva:
"Nonna Pappa, è venuto ancora buio e domani verrà di nuovo il giorno. Quando tornerà la mia mamma?"
"La tua mamma è in cielo e da lì ti guarda e ti protegge. Ma non può tornare."
Dopo qualche mese venne la primavera. La natura si risvegliò, gli alberi spogli fogliarono di nuovo ed i prati rifiorirono.
"Nonna Pappa," chiedeva Miryam "ogni mattino torna il sole e a primavera ritornano i fiori. Perché la mia mamma non torna?"
E la nonna, con il cuore straziato, le dava sempre la stessa risposta:
"La tua mamma è in cielo e da lì ti guarda e ti protegge. Ma non può tornare."
Il tempo passava e la mamma non tornava. Ormai Miryam non piangeva più perché aveva esaurito le lacrime, ma nei suoi occhi si leggeva tutto il dolore e lo stupore che aveva nel cuore: non capiva, davvero non capiva, perché proprio la sua mamma fosse andata via.

Una domenica mattina la nonna, dopo aver preparato la tavola per la colazione, andò a stendere il bucato sul balcone e si trattenne a chiacchierare con la vicina che era affacciata.
Rientrando in casa passò davanti alla camera di Miryam e vide che si era già alzata.
"Miryam." la chiamò.
Nessuna risposta.
"Myriam." la chiamò ancora ed ancora non ebbe risposta.
"Miryam! Miryam!"
Nessuna risposta. La cercò in bagno ma il bagno era vuoto, in cucina ma non c'era, in tutte le stanze della casa ed anche nel ripostiglio. Miryam non c'era!
Ancora con indosso la vestaglia si precipitò fuori di casa e suonò alla vicina.
"Non trovo Miryam. E' lì da te?"
"No, Cecilia, io non l'ho vista ..."
La nonna aveva il cuore che le batteva fortissimo, corse giù per le scale ed uscì in strada. Di Miryam nessuna traccia. Essendo ancora presto, la strada era deserta e non c'era nessuno a cui chiedere se per caso fosse uscita.
Sconfortata, la nonna prese l'ascensore per ritornare a casa, meditando di telefonare alla Polizia. Era già entrata in casa e stava per richiudere la porta, quando notò che stranamente la porta del terrazzo, che distava dal suo pianerottolo di una sola rampa di scale, era socchiusa. Incuriosita la raggiunse e sentì dei lamenti; la aprì ed uscì sul terrazzo. La prima cosa che vide fu, sotto una piccola pensilina, una cesta che conteneva due gattini, uno grigio ed uno marrone. Nella cesta era stata messa una coperta ripiegata più volte che, oltre a ripararli un poco, fungeva anche da materassino. Ma i gattini si lamentavano perché avevano freddo e ... di certo anche fame ... La nonna si abbassò verso i due cuccioli e ne accarezzò uno, gli passò un dito sul musetto e questi aprì la bocca e glielo succhiò. Dovevano avere proprio tanta fame!
In quel momento sentì dei passi. Si voltò ed ecco Miryam che avanzava verso di lei con un terzo gattino color avorio in braccio che era il più bello dei tre.
La voglia di sgridarla le passò nel momento stesso in cui la vide.
"Miryam, ero molto preoccupata. Non ti trovavo da nessuna parte."
"Scusami, pensavo che dormissi ancora." disse la bambina.
"Perché non mi hai mai parlato di ... loro? Dove ... li hai presi?"
"Li ho trovati, erano soli, abbandonati. Non potevo lasciarli. Avevano bisogno del mio aiuto. Temevo che se li avessi portati a casa, tu mi avresti detto di non volerli tenere."
"Sono tre, Miryam, sono tanti, è un bell'impegno. Potremmo tenerne uno, magari. Gli altri due .... di certo qualcun altro se ne prenderebbe cura."
"Hanno bisogno di me, nonna. Qualcun altro non potrebbe capirli".
"Perché?"
"Perché sono senza mamma, come me."
Senza aggiungere altro, la nonna prese la cesta dei gattini con una mano e Miryam con l'altra.
In silenzio scesero la rampa di scale che conduceva al loro pianerottolo.
Poi tutti e cinque entrarono in casa per fare colazione.


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