Ritorna alla pagina principale



LA STORIA DI NUVOLA DI PIOGGIA

di

Rosario

 

C'era una volta una Nuvola, che tutti chiamavano "Nuvola di pioggia" perché andava sempre in giro, sistemandosi davanti al sole, e riversando acqua dappertutto. In città gli abitanti non la vedevano di buon occhio, ed ogni volta che la riconoscevano aggirarsi sul loro cielo esclamavano: "Eccola che arriva la rovina giornate".
Le cose non andavano certo meglio nelle campagne, dove i contadini d'oggi, con le loro colture moderne, non più arsi dalla fatica, sotto sotto si lamentavano; certo non erano pungenti come i cittadini ma, qualcuno le aveva fatto capire che le sue gocce saltellando nella terra, sporcavano i frutti più bassi delle piante.
Non erano più i tempi di un tempo, quando la gente nei campi la salutavano con rispetto, innamorati com'erano: dell'equilibrio naturale delle cose.

Gli unici che canticchiavano quando Nuvola di pioggia passava dalle loro parti, erano i bambini. Per loro era una festa e intonavano una canzone che più o meno faceva così:
Piove piove piove
La Madonna coglie i fiori
Li coglie per Gesù
E domani non piove più.
La prima parte della canzone era proprio bella ma, era quel: "Domani non piove più" che rattristava Nuvola. E rattrista oggi per la canzone, rattrista domani per gli schizzi nelle piante, rattrista ancora per il titolo di "Rovina giornate" le gocce gli si congelarono a tal punto: da diventare di ghiaccio.

Il tempo che seguì non fu per niente allegro. La sua pioggia trasformata in grandine, da lì in avanti, è nostro dovere dirlo, in verità, qualche danno lo procurò davvero. Com'era logico aspettarsi, questo non giocò a suo favore, anzi gli provvide ancora più antipatie, non solo dalla categoria degli abitanti della città ma, ora anche da parte dei contadini. Risultato: ci fu qualche imprecazione di troppo. Qualcuno fece una smorfia di troppo. Altri alzarono la voce un po' troppo. Alcuni minacciarono un po' troppo. Chiedo scusa per il termine troppo, ma così mi è stata raccontata. Pare che anche i bambini facevano smorfie, perché non potevano cantare quella canzone, che, tolto il finale, in fondo piaceva a Nuvola di pioggia. Insomma non era proprio un bel periodo.

La sua tristezza aumentava sempre più e le sue gocce si gelarono del tutto. Nuvola si ritirò più in alto che poté, fredda e distante, e non si fece più vedere.
La sua assenza, ed il ritorno di un cielo sempre azzurro, fu vista da tutti come una vittoria, che poi la vittoria contro che cosa nessuno sapeva spiegarlo; ma tant'è: gli adulti sono contenti quando vincono il nulla e il niente.
Il tempo passava ed una finta indifferenza mascherava i volti di tutti. Ben presto i pozzi incominciarono a dare meno acqua. Qualcuno pensò che quel che si perde è una cosa che manca. Altri dissero che era meglio prima. Pochi ammisero di avere sbagliato. Anche chi faceva un lavoro che li portava sempre in giro, e qualche volta aveva imprecato contro Nuvola di pioggia: sentiva la sua mancanza.
I bambini erano i più tristi, senza quei giochi in mezzo all'acqua con le scarpe che facevano cic e ciac, ed il suono delle mamme che li sgridavano perché così si guadagnavano certo un raffreddore, non trovavano attraenti le giornate. Il Sindaco poi, aveva emanato un'ordinanza, dove si annunciava lo stato di emergenza, seguito dalla conclusione, che, tenuto conto della mancanza di pioggia, l'acqua nei rubinetti sarebbe arrivata solo per poche ore al giorno.

Fu così che i primi ad invocare il ritorno di Nuvola di Pioggia furono i bambini, poi i contadini, circondati com'erano da erba secca ed ingiallita, qualche cruccio per la testa incominciavano ad averlo, ed infine i cittadini che erano preoccupati del razionamento dell'acqua. I primi però che si recarono da Nuvola di Pioggia, furono gli uomini da città. Non si è mai capito perché, ma gli uomini da città si sentono i portavoce del mondo, e così, esposero il loro disappunto; minacciarono uno sciopero, contro che cosa non si capì, ma bisogna sempre minacciare perché pare porti bene.
Nuvola di pioggia li guardo dall'alto ed anche dal basso, con tutta la voglia che aveva di gironzolare la cosa non gli dispiacque per niente, e per tutta risposta scaricò su di loro un po' di quel ghiaccio che, a dire il vero, gli pesava parecchio. Molti ricorsero alle cure dei medici. Alcuni mugugnarono non si capì che cosa. Altri minacciarono di fare una denuncia. Insomma: le solite baggianate da città.

Visto il fallimento della delegazione cittadina, furono i contadini a recarsi da Nuvola. Gli spiegarono come i loro campi non erano più verdi, e di come la campagna non risuonava del dolce canto degli uccelli perché non più attratti dall'acqua, chiedevano un suo ritorno: ma con pioggia leggera. Insomma le ragioni erano serie e documentate, anche con un po' di poesia, tipica dei contadini di un tempo ma, rimaneva quella condizione di non sporcare il raccolto con gli schizzi d'acqua, che a Nuvola pareva una limitazione della propria libertà.
Anche a loro perciò non toccò sorte migliore, e furono cacciati via con raffiche d'acqua fredda e pungente. Si noti che Nuvola di Pioggia aveva abbandonato il ghiaccio.

I bambini nel frattempo, avevano assistito alle grandi manovre dei grandi, con il sorriso di chi sa come va a finire, e già per conto loro, visto il fallimento degli adulti, avevano in mente una cosa molto facile da fare. Una piccola modifica a quella canzone che a Nuvola tanto piaceva, a parte il finale, ed in fondo neanche loro lo avevano in simpatia, e così tutti insieme principiarono a cantare:
Piove piove piove
La Madonna coglie i fiori
Li coglie per Gesù
E speriamo piova di più.

Al suono di quel canto ripetuto con gioia, il freddo che avvolgeva Nuvola si sciolse in una pioggia dolce e limpida. Il sorriso si affacciò sulle labbra di tutti. Il sole si fece da parte per dare più intimità a quel momento. Nuvola di Pioggia felice e contenta, tornò a saltellare di qua e di la, innaffiando con le sue gocce purissime ora un posto ora un altro.


Ritorna allo scambio di informazioni

Ritorna alla pagina principale