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LA PICCOLA FATA

di

Anna Maria

 

Il mondo non conosceva ancora l’umanità. Il sole irraggiava il sorriso intenso del cielo. Le fate vivevano nelle corolle attendendo le voci del primo uomo.
Una di esse, levando gli occhi all’incanto di un giorno terso, desiderò regalare alla terra un fiore di petali azzurri. Aspettò la notte e invocò la luna:
"Come posso raggiungerti e recare quaggiù una scheggia del cielo?"
La luna rispose con saggezza:
"L’amore richiede forza e fierezza. Medita. Puoi salire sin da me grazie al filo sottile di un mio raggio d’argento, ma incontrerai l’oscuro timore e la solitudine"
La fata lesse nel suo cuore e accettò.
Il filo era leggero e resistente, le tenebre sempre più impenetrabili. La piccola fata si sentì fragile ed indugiò. Immaginò le risate allegre dei bambini e, donando a sè il silenzio, si slanciò nell’Universo. Qui ella colse il celeste più vivo ed il suo animo gioì. Sulla terra era nato un tenue fiore bianco, simile ad una minuscola campana. Ad esso fu offerto quel nuovo colore.
Giunse finalmente l’uomo. Le fate si ritrassero e il loro sguardo rifulgeva tutte le volte che un fanciullo esclamava: "Com’è bello! Fa vivere in noi il cielo".


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