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Le QUATTRO PROVE di   Silvia

CAPITOLO II

 

    Quando giunsero, Rashid disse a Sciarad di rimanere sulla spiaggia mentre lui sarebbe andato a prendere la perla. Dopo di che Rashid cominciò ad immergersi. Prima di buttarsi aveva preso lunghe boccate d'aria in modo da averne una buona scorta. In realtà lui era un ottimo nuotatore e conosceva tutti i segreti e le astuzie del nuoto.
Come la strega Kasar aveva predetto, Rashid trovò, nei pressi della grotta, un bellissimo ippocampo (o cavalluccio marino) dalla coda bianca che scorrazzava qua e là tra le onde. Rashid di soppiatto gli si avvicinò, cercando il più possibile di non farsi scoprire.     
Quando gli fu a meno di un metro di distanza ...Oplà, gli saltò in groppa e afferrò, con tutte le sue forze, il collo del cavallo marino cercando di rimanergli in groppa.
L'animale cominciò a dibattersi e a contorcersi creando attorno a sé una miriade di bollicine che turbinando salivano velocemente in superficie. La vittoria fu però del giovane che riuscì a domare l'animale. Durante la lotta però egli aveva esaurito la sua riserva d'aria e quindi, risalì in superficie, in groppa del ippocampo per riprendere fiato; dopo di che si immerse di nuovo. Ora non gli rimaneva che entrare nella grotta e prendere la perla che la grande manta custodiva.
    Appena entrò nella grotta, sentì subito una strana sensazione come se grandi occhi spiassero i suoi movimenti. La luce era molto bassa tanto che non permetteva di vedere oltre i due metri. Le pareti della grotta erano ricoperte da grandi alghe che seguivano costantemente l'andare e il rifluire della corrente marina; sembravano quasi che volessero attirare, con quel loro movimento, i malcapitati che si avvicinavano alla grotta. Rashid ormai era arrivato all'entrata di un'altra e molto grande caverna che aveva un'immensa volta subacquea. Infondo alla grotta Rashid vide la gigantesca ostrica che apriva e chiudeva le sue valve nell'atto di nutrirsi del plancton o di piccoli pesci che venivano risucchiati da quel movimento. Egli si guardò attorno per vedere se c'era la manta, ma non riuscì a scorgerla ed allora si avviò, in groppa al suo ippocampo verso la grande ostrica. Quando vi arrivò vide che non poteva prendere la perla, perché l'ostrica mentre richiudeva le sue valve avrebbe preso anche la mano troncandogliela di netto.      Perciò cercò un oggetto che potesse bloccare, almeno per qualche minuto, le valve dell'ostrica. Ad un certo punto vide, poco lontano, un osso di tibia, forse di qualche marinaio che era entrato nella grotta e che era stato ucciso dalla manta; subito lo mise tra le due valve della grande ostrica e cercò nel suo interno la perla. La trovò quasi subito e la mise nella sacca che aveva portato con sé. Dopo di che spezzò con una pietra, l'osso e risalì sul cavallo marino.
    Stava per uscire dalla grotta quando due grandi occhi rossi gli si pararono d'innanzi. Sembrava che sbucassero dal nulla. La manta era tornata e ora chiedeva vendetta per l'affronto che le era stato fatto. Allargò le sue pinne pettorali che il tempo aveva trasformato in enormi strutture alari triangolari e flessibili e spiccò un "volo" che sfiorò di poco Rashid e il suo amico marino.
   
    Il volo della manta fece sbattere i due corpi contro la parete della grotta provocando un rumore sordo e cupo. Rashid, però, non si perse d'animo e rimontato in fretta in groppa al suo cavallo cercò di fuggire dalla grotta, ma la manta si era già portata di fronte all'uscita e li aspettava per poterli uccidere.
    Quando ormai erano vicinissimi alle fauci della manta il cavallo marino lanciò il suo soporifero nitrito che, di colpo, fece addormentare il grande animale. Rashid riuscì così a salvarsi dalla terribile manta e ad uscire sano e salvo dalla grotta.
    Sciarad, nel frattempo, era molto preoccupata, tutta sola la sulla spiaggia, perché non vedeva tornare a riva Rashid. Ad un tratto vide affiorare sulla superficie dell'acqua mille bollicine e nel gran ribollio apparire il ragazzo in groppa all'ippocampo.
    Nella sua mano stringeva la bella perla.
    Giunto sulla battigia scese dal suo "destriero" e lo lasciò libero di ritornare nelle immense profondità del mare. Dopodiché risalirono insieme sul tappeto e fecero ritorno dalla strega Kasar.
    Qui giunti consegnarono la perla alla strega. "Siete stati molto bravi ragazzi a prendere la perla, non credevo che ci sareste riusciti, Ha!Ha!Ha!" disse sghignazzando la strega. "La seconda prova sarà ancora più difficile; dovrete combattere ed uccidere il Grande Sacerdote della Montagna del Picco Bianco, che ha il potere di pietrificare, con un soffio, ogni persona che riesce a catturare e a stringere nelle sue potenti braccia."
"Unica arma di cui disporrete sarà questa spada che vi do, che ha il potere di divenire, durante il combattimento, incandescente. E' l'unica che può uccidere il Gran Sacerdote". Poi aggiunse "Ricordate che essa è l'unica arma in grado di sconfiggerlo, essendo esso protetto da forze magiche". "Per essere sicura che voi abbiate ucciso il Gran Sacerdote della Montagna del Picco Bianco, dovrete portarmi il suo mantello, del quale non si libera MAI!." Detto questo stava per rientrare nelle profondità della caverna, quando Rashid la chiamò chiedendogli come avrebbe fatto a raggiungere la Montagna in questione. La strega gli rispose che avrebbero dovuto andare verso Ovest e raggiungere la catena dei Monti Selvaggi; la cima più alta di questi sarebbe stata la Montagna del Sacerdote. I due ragazzi partirono nuovamente per la loro seconda avventura.

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