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di
C’era una volta un bimbo con gli occhi verdi; il nome non lo conosco perché chi mi ha raccontato questa storia non lo
ricordava, però possiamo chiamarlo come volete, come il vostro amico del cuore oppure il vostro fratellino. Scegliete voi, bambini. Me lo direte
poi.
Era un bimbo straordinario, aveva un’anima bella, era sensibile ed entusiasta, amava il suo prossimo ed era gentile nei pensieri e nelle
azioni; ecco perché era stato scelto per un incarico molto delicato: quello di accendere, con il suo sguardo luminoso, le stelle nel cielo ogni
sera. Ed ecco perché una bimba si innamorò di lui, sognando di sposarlo quando fossero diventati grandi. Le piaceva guardarlo negli occhi ed aveva
capito subito che erano speciali. Spesso lo sognava.
Sfortunatamente le Streghe Malvagie, che volevano lasciare il mondo al
buio, avevano scoperto che il segreto per accendere le stelle era custodito negli occhi di quel bimbo e che quando questi dormiva esso
poteva venire facilmente rubato. Proprio per evitare ciò, la Fata del Cielo aveva messo una serratura magica alla finestra della camera del
bimbo in modo che nessun nemico vi potesse entrare.
Purtroppo una sera la mamma del bimbo inavvertitamente lasciò la finestra aperta e così quella
notte, mentre il bimbo dormiva, le streghe gli portarono via il segreto lasciando nei suoi occhi solo tristezza e cattiveria. Quando il mattino
seguente il bimbo si svegliò, si sentiva spossato e di malumore. Uscendo, incontrò la bimba innamorata che gli chiese se voleva giocare con lei. Ma
lui rispose di no ed andò via.
La bimba gli corse dietro e gli domandò: “Perché non vuoi?”
“Non voglio giocare con te, lasciami in pace.”
“Ma perché?” insisté la bimba.
“Perché no.”
La bimba lo fissò negli occhi e vide che erano molto tristi e non splendevano più. “Mi sembri diverso. Che
cosa è successo?”
“Non e’ vero. Non sono diverso.”
“Io ti conosco. Oggi sei diverso.”
“Non è vero, ti ho detto. E’ solo che non voglio giocare con te. Non sono tuo amico. Voglio giocare con quelle altre bambine che sono
grandi come me. Loro sono mie amiche. Non tu.”
Il bimbo le voltò le spalle ed andò via.
Quella notte la bimba lo sognò. Sognò che erano insieme in riva al mare e c’erano tante barche grandi. Alle barche erano attaccati
con una corda dei gonfiabili a forma di delfino e la bimba gli chiese : “A cosa servono?” Il bimbo, che sapeva sempre tutto, rispose: “A non far
andare via le barche.”
Non meravigliatevi, bambini! Sicuramente avrete già avuto modo di constatare che nei sogni anche le cose più strane sembrano
normali. Il bimbo teneva la mano sopra la mano della bimba. Ad un tratto disse: “Devo andare.” Ma non si mosse. La bimba lo guardò e lui ripeté:
“Devo andare.” “Vai” disse lei “non ti sto trattenendo. La mia mano è
sotto la tua.” A quel punto la bimba si svegliò domandandosi se poi il bimbo fosse andato via.
Quando lo incontrò il giorno dopo, il bimbo fu ancora cattivo con lei.
“Vuoi giocare con me?”
“No.”
“Perché?”
“Non sono tuo amico.”
“Sì che lo sei.”
“No, non lo sono. Siamo mai andati al cinema insieme? Ti ho mai invitata alla mia festa di compleanno?”
“No …“ rispose la bimba “Però …“
“E allora? Vedi che non sono tuo amico? Vedi che non è vero che mi conosci? E poi la mia mamma ti odia!” La bimba rimase in
silenzio.
“Però una volta siamo andati alla scogliera … e mi hai raccontato di quella mosca che avevi portato a casa … e della sabbia che
ti rimaneva nelle scarpe …” avrebbe voluto dire, invece aprì la mano e gli mostrò due biglie.
Ora, bambini, non saprei dirvi come la bimba ne fosse entrata in possesso
perché chi mi ha raccontato questa storia non lo rammentava, però sta di fatto che nel vederle il bimbo impallidì: se le ricordava … erano due sue
vecchie biglie, erano solo due stupide vecchie biglie che immaginava buttate chissà dove. Invece lei le aveva conservate più di un tesoro
prezioso, come prezioso considerava lui; non le avrebbe mai buttate e le teneva sempre in tasca.
Il bimbo si sentiva combattuto: da un lato gli faceva piacere sapere che la bimba gli volesse bene, ma da un altro lato
si sentiva violato. Quella bimba continuava a seguirlo, a voler entrare nella sua vita e lui non si sentiva libero, si sentiva controllato. Girò
le spalle ed andò via. Camminando passò davanti al cassonetto dei rifiuti sul quale giaceva, sgonfio, un bellissimo pallone di cuoio che aveva
regalato ad un amico la settimana prima. Finse di non vedere e tirò dritto. Ma come si sarebbe sentito quando la bimba avesse smesso di voler
giocare con lui e di volergli bene?
Intanto la Fata del Cielo era alla ricerca del segreto rubato. Aveva
girato e girato, guardato in tutti i posti, anche in quelli più nascosti, ma non lo aveva trovato da nessuna parte. L’unica possibilità era di
cercare nel regno delle Streghe Malvagie, ma lei non vi poteva entrare altrimenti avrebbe perso le sue doti di fata e sarebbe diventata una
strega cattiva.
Quella sera la bimba non riusciva a dormire perché pensava al bimbo, a come era cambiato ed alla tristezza che albergava nei suoi
occhi. Si alzò dal letto ed andò alla finestra. Fuori era tutto buio, nemmeno una stella brillava nell’oscurità. La Fata del Cielo, vedendo la
luce accesa, si avvicinò.
“Ciao, cosa fai sveglia a quest’ora?”
“Non posso dormire.” rispose la bimba “E tu cosa fai sulla terra?”
“Oh, sapessi! E’ successa una cosa terribile! Hanno rubato il segreto per accendere le
stelle!”
“Ecco perché era così buio negli ultimi giorni!”
“Come hai fatto ad accorgertene? Non dormi mai?”
“No, da alcuni giorni non riesco a dormire.”
“Che cosa ti è successo?”
“Sono innamorata di un bimbo, ma lui mi tratta male. Una volta era gentile e mi voleva bene, ma all’improvviso
è cambiato, è diventato cattivo ed io non riesco a …” scoppiando in lacrime, la bimba s’interruppe.
“Oh, quanto mi dispiace! Purtroppo ora ho un problema molto più grosso, ma ti prometto che, non appena lo avrò
risolto, ti aiuterò. Chi è questo bimbo?” disse la fata.
“Abita lì” rispose la bimba indicando una casa.
“Lì?!? Davvero? Ma allora … è forse un bimbo con gli occhi verdi?”
“Sì. Lo conosci?”
“Se lo conosco! E’ proprio lui che … ora capisco! E’ diventato cattivo, hai detto?”
“Sì, all’improvviso.”
“E … hai notato qualche altro cambiamento in lui?”
“Te l’ho detto, non è più gentile, mi dice cose cattive …”
“E poi?”
“E poi.... ecco, ora che ci penso: gli occhi! Sono tristi e non brillano più, a volte
sono spaventati, a volte sono cattivi. Mi fa pensare ad un animale feroce... . Sai gli animali dello zoo quando sono nella gabbia e fanno sempre lo
stesso percorso? Così: sembrano impazziti, vorrebbero scappare via, invece girano in tondo. Una volta i suoi occhi erano luminosi, ora sono spenti…”
“Vorresti aiutarlo?”
“Sì.”
“Ascolta, ti dico un segreto. Ma devi promettermi che lo terrai per te.” La bimba promise solennemente.
“Il segreto per accendere le stelle era custodito negli occhi di quel bimbo. Qualche notte fa le Streghe Malvagie sono entrate nella sua camera e,
mentre dormiva, glielo hanno rubato. Ecco perché è cambiato ed è diventato cattivo. Ed ecco perché il mondo è al buio.”
“Ed io cosa potrei fare per aiutarlo?”
“Scoprire dove quelle malvagie hanno nascosto il segreto e riportarglielo. Io ho già cercato dappertutto invano, ma credo che lo
abbiano nascosto proprio nel loro regno dove però non posso entrare.”
“Perché non puoi entrare nel loro regno?”
“Perché perderei le mie virtù di fata e diventerei anch’io una Strega Malvagia.”
“Oh, no! Sarebbe terribile! Ma anch’io corro il rischio di diventare una Strega Malvagia?”
“No, tu no perché non sei magica.”
“Va bene,” disse la bimba “dimmi dove devo andare e ci andrò subito.”
“Perfetto. Stanotte le streghe non ci sono, sono partite per andare ad un convegno mondiale, ma torneranno
all’alba. Perciò devi sbrigarti, non so cosa potrebbe succedere se ti trovassero lì.”
“Farò più in fretta che posso.” La Fata del Cielo le indicò la via e la bimba s’incamminò.
Il regno delle Streghe Malvagie non era grande, ma si trovava in un bosco
pieno di folti alberi le cui chiome si toccavano formando un grande ombrello cupo. Mentre avanzava per avvicinarsi al castello, la bimba cercò
in tutti gli alberi cavi e si arrampicò sui rami per vedere se nei nidi abbandonati ci fosse qualcosa, ma non trovò niente. Entrata nel castello,
vide molti forzieri colmi di tesori: collane, bracciali, anelli, monete d’oro e corone che sicuramente erano state rubate a re e regine, principi
e principesse. La bimba cercò affannosamente tra quei tesori pensando che una cosa preziosa come il segreto che stava cercando doveva per forza
essere in mezzo alle altre ricchezze. I forzieri erano tanti e lei scrupolosamente li controllò tutti.
All’improvviso udì in lontananza il canto del gallo. Da quanto tempo era lì? Guardò fuori della finestra e
vide che il cielo stava diventando chiaro. Significava che le streghe sarebbero tornate da un momento all’altro. Colta dalla paura, uscì di
corsa dal castello, giusto in tempo per vederle arrivare. Contenta di averle scansate, ma delusa e mortificata per aver fallito nella sua
impresa, la bimba si avviò verso l’uscita del bosco.
Inaspettatamente udì una voce gridare: “Fermati, vieni qui.” Paralizzata dalla paura, si fermò,
si voltò e vide una Strega Malvagia che giaceva a terra sotto un grosso tronco d’albero che le bloccava le gambe.
“Vieni qui, vieni ad aiutarmi!” disse la strega. La bimba le si avvicinò. “Toglimi quest’orrendo tronco
dalle gambe!” le ordinò la strega, ma la bimba non riusciva a muoversi. “Fa’ presto!” disse ancora la strega. Poi, resasi conto che la bimba era
terrorizzata, cambiò tono.
“Non preoccuparti, non ti farò del male. Sono rimasta indietro, le mie compagne erano molto avanti e non sono riuscita a
chiamarle. Sono caduta in questa trappola e non ce la faccio a liberarmi. Aiutami, per favore. Se mi aiuterai, dopo potrai esprimere un desiderio ed
io lo esaudirò.” La bimba si avvicinò al grosso tronco ed iniziò a spingerlo mentre la strega gridava per il dolore. Il tronco era molto
pesante, ma piano piano la bimba riuscì a farlo rotolare, liberando finalmente la strega.
“Grazie.” disse quest’ultima quando fu libera “Ora non dimentico la mia promessa. Dimmi che cosa vuoi, ma una sola cosa, ed
io te la darò.”
“Davvero posso?”
“Sì.” confermò la strega.
“Ecco....” cominciò la bimba ”vorrei....” Ma non aveva il coraggio di continuare
temendo che, se la strega avesse saputo il motivo per cui era lì, l’avrebbe punita.
“Vai avanti.” la incoraggiò la strega.
“Vorrei una cosa che sono venuta a cercare qui. Però ho paura che se ti dico cos’è, ti
arrabbi.”
Un’ombra di sospetto si dipinse sul viso della strega. “Perché sei qui?”
“Niente … non fa niente … non voglio niente …” disse la bimba iniziando ad allontanarsi.
Ma la strega la fermò. “Aspetta. Tu mi hai aiutata ed io ti ho fatto una promessa. Devo mantenerla! Ne va della mia
serietà.”
La bimba prese il coraggio a due mani e disse: “Vorrei sapere dov’è nascosto il segreto per accendere le stelle!”
Mai e poi mai la strega avrebbe immaginato di sentirsi fare una richiesta
simile!
“Perché vuoi saperlo?”
“Perché sono innamorata del bimbo dagli occhi verdi e se lui non riavrà il segreto sarà per sempre triste e
cattivo. Il mondo resterà al buio, ma anche il suo cuore sarà al buio.”
“E pure il tuo.”
“Sì.”
“Accidenti! Proprio l’unica richiesta che non posso esaudire!” Le sue compagne l’avrebbero fatta radiare dall’albo e mandata a
pulire gli oceani se avesse rivelato il nascondiglio del segreto.
“Sono in difficoltà. Non posso accontentarti. Pensavo ad una bambola o un monopattino o … non vorresti uno zaino nuovo con tutti gli accessori?”
“No, grazie.”
“Una bicicletta nuova?”
“No, grazie.”
“Un gioiello! Posso regalarti una collana d’oro!”
“No, grazie.”
“Oppure un computer, una macchina fotografica, un vestito....”
“No, grazie. E poi io ho già tutte queste cose, ma … non mi rendono felice.”
“Allora ascolta. Troviamo una soluzione. Non posso dirti chiaramente il nascondiglio, ma posso darti
un’indicazione. Dovrai interpretarla e capire da sola.”
“Sì, va bene, capirò.”
“E … un’altra cosa! Se capirai e troverai il segreto, le stelle torneranno ad avere luce, il cuore del bimbo tornerà ad avere luce, ma non
posso assicurarti che anche il tuo cuore tornerà ad avere luce.”
“Va bene lo stesso.”
La strega prese una pergamena e la porse alla bimba dicendole: “Leggila quando sarai lontana da qui.” Detto questo, la strega sparì.
Di corsa la bimba tornò a casa. Davanti alla porta trovò la Fata del Cielo
che l’attendeva con ansia.
“Allora? Com’è andata?” le domandò.
“Non so …” rispose la bimba confusa e sconvolta “nel bosco non ho trovato nulla; nel
castello c’erano tanti forzieri pieni di gioielli ed ho cercato in tutti, ma non ho trovato niente. Poi si è fatto giorno e sono scappata via mentre
le streghe tornavano. Per fortuna non mi hanno vista, però una di loro era caduta in trappola … mi ha chiesto di aiutarla, in cambio avrebbe esaudito
un mio desiderio … ma non poteva dirmelo chiaramente per via delle altre streghe e voleva darmi una bambola o una collana … e io ho detto di no
… allora mi ha dato questa, mi ha detto di leggerla a casa …” La bimba porse
la pergamena alla Fata che lesse ad alta voce.
“Ma … parla di te!”
“Di me?”
“Sì, pare che il segreto sia nascosto in due cose preziose per il tuo cuore e sia molto più vicino di quanto credi. Cos’è prezioso per il tuo
cuore?”
“Il mio fratellino.”
“Forse hanno nascosto il segreto nei suoi occhi!” disse la Fata “Vado a vedere!”
Si recò nella cameretta della bimba dove il fratellino dormiva ancora e controllò i suoi occhi. Purtroppo, con
enorme dispiacere, vide che non contenevano altro che i suoi sogni.
“Sarebbe stato troppo facile!” esclamò la fata con delusione tornando dalla bimba alla quale domandò: “Quali altre cose sono preziose per il tuo
cuore?”
La bimba la guardò senza parlare. “Nient’altro? Eppure è strano. Le streghe non avrebbero mai detto una cosa falsa. Sono malvagie, ma non
bugiarde. Pensaci bene.”
La bimba tirò fuori della tasca le due biglie e gliele mostrò. La fata le osservò con attenzione ed impallidì: contenevano
proprio il segreto rubato!
“Perché sono preziose per te queste due biglie?”
“Perché erano del bimbo di cui sono innamorata. Le ho custodite gelosamente in tutto questo tempo e non me ne libererò mai. E’ tutto
quello che ho di lui.”
“Che cosa te ne fai?”
“Le conservo, mi aiutano a ricordare com’era quando era diverso.”
“E ti bastano?”
“Me le faccio bastare!”
“Devi darmele, lo sai. Devo tirarne fuori il segreto e rimetterlo al suo posto: non possiamo lasciare il mondo al buio.”
“Ma poi me le ridarai?”
“Temo di no. Una volta che le avrò aperte ed avrò preso il segreto, si frantumeranno in pezzi così piccoli da sembrare polvere. Non
potrai riaverle.”
La bimba richiuse la mano. “Devi fare un gesto d’amore, è scritto sulla pergamena.” continuò la fata “Queste biglie non sono tue.
Servono per uno scopo più grande. Non puoi tenerle in nome di un ricordo.”
“Poi non avrò più niente.” osservò la bimba.
“Forse no, forse sì. Se non avrai più niente, puoi star certa che almeno le cose avranno la giusta
luce; se invece dovrai avere qualcosa, sarà molto di più di due biglie.”
Lentamente la fata aprì la mano e la allungò verso la bimba che, trattenendo le lacrime, vi poggiò le due biglie.
“Grazie.” disse la Fata del Cielo “Sei una bimba coraggiosa e forte. Stasera guarda il cielo: sarà
più bello che mai!” Quindi corse a rimettere il segreto negli occhi del bimbo prima che si risvegliasse.
La bimba, intanto, si mise ad attendere la sera seduta sul gradino davanti alla porta di casa ma, stremata dalla
fatica e dalle emozioni, si addormentò.
Purtroppo questa fiaba finisce qui, bambini, perché chi me l’ha raccontata
a questo punto è dovuto andar via e non ha potuto continuare. Non so cosa accadde poi. Di sicuro le stelle tornarono a brillare nel cielo; anzi vi
prego di guardarle stasera: sono più belle che mai. Ciò che non so è se si riaccesero anche i cuori del bimbo e della bimba. Ma vi prometto che non
appena incontrerò quella persona mi farò dire il seguito e ve lo racconterò.
Ma intanto voi avete deciso che nome dare al bimbo dagli occhi verdi?