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LA LAMPADA DISPETTOSA

di

Mariangela


Un giorno Aladino perse la lampada. La perse e basta.
Ed ecco come accadde: stava volando a tutta velocità sul suo tappeto motorizzato a dodici marce, quando abbassò il finestrino. La lampada, che stava sul sedile opposto, approfittò del momento perché non ne poteva più di essere sfruttata da quel giovinastro comodista e di dover correre a rotta di collo su e giù per il mondo per accontentarlo. Così fece due saltelli e si buttò, proprio come fanno i paracadutisti in Tv. Un’unica differenza: era a metà strada, quando stava per tirare la cordicella, che si avvide di non avere paracadute. - Aaaaah!!!! -.

Ma torniamo a quello scavezzacollo. Quando si accorse del salto, invece di pensare a telefonare a una buona ambulanza (lui sapeva che la lampada non aveva il paracadute) iniziò a piangere perché non poteva più avere la coppa di gelato più grande del mondo, il computer portatile, il cellulare della Telecom, ecc, ecc, ecc. Perdita legata: assieme a quella lampada perdeva anche tutti i suoi sogni.
Ma dico, benedetto figliolo, non hai dei sogni così veri da poterli realizzare con le tue mani? Penoso. Letteralmente penoso.
Allora lo sciagurataccio scese a terra e per prima cosa tentò di cancellare il suo nome dalla lista dei partecipanti alla gara dei tappeti volanti nuovo modello. Infatti era convinto che senza quella benedetta lampada non avrebbe potuto vincere. Ma l’iscrizione era ormai definitiva e la signorina al banco non ne voleva sapere di uscire con lui. SCIAGURA!
Allora Aladino andò nella tipografia “STAMPA, RISTAMPA, CANCELLA E ROVINA IL FOGLIO”. Screek! Arrivò e disse, anzi urlò: - Voglio 1.000.000.000.000 di volantini con scritto “WANTED - CERCASI LAMPADA. RICOMPENSA: NIENTE”. Li voglio fra dieci secondi. -
Certo che quel vagabondo, quando ci si metteva, sapeva davvero essere convincente; infatti dopo 9 secondi, 9 decimi, 9 centesimi e 9 millesimi arrivarono i tipografi con 1.000.000.000.000 di volantini.
Quello lì, senza né ringraziare né pagare (era senza soldi, come al solito) pigliò tutti i fogli e se ne scappò. Da quel giorno in poi Agrabah fu sempre piena di volantini che erano caduti lungo il percorso ad un certo Aladino.

Ma non facciamo emarginazioni e parliamo anche della lampada che, per chi non lo sapesse, si chiamava Cichita. Era caduta nell’Aci ed era arrivata …. nei tubi che portavano l’acqua fino alla scuola “Fuccio - La Spina”. Così, quando Daduccia andò in bagno, volle lavarsi le mani e cosa uscì dal lavandino? E che, non lo capite? Ma la lampada, naturalmente! (Qui non ha il significato di “per legge di natura” come nella poesia).
Ada se la mise in tasca e non dite: - Era troppo grande! - perché era così magica che poteva rimpicciolirsi e ingrandirsi a piacere, purché non la avvicinassero al caffè. Durante la ricreazione, la fece vedere a Mariangela, Claudia e Serena che decisero di esprimere i desideri.
- Prima tu! - E la diedero a Claudia. - Non voglio più essere timida! -
Ada: - Niente più compiti per casa e per le vacanze! -
Sere: - Alberi dappertutto! -
Mari: - Pace nel mondo! -
Ed ecco le risposte che quella pigrona diede:
1 - Fatti aiutare dalle tue amiche ! -
2 - Dillo ai professori! -
3 - Piantateli! -
4 - Potete costruirla voi! Mattone dopo mattone…. -
Ci rimasero lesse. - Nella fiaba era più bello… - dissero in coro.
A quel punto Mariangela (per gli amici Mari) se la prese perché a casa sua aveva così tante cianfrusaglie che avrebbe potuto aprire un bazar. Non poteva mica mancare un pezzo come quello, eh no, proprio no! E per le quattro si conclude tutto qui.

Ma non per quel ragazzaccio. Dichiarata fallita l’operazione volantini (li aveva dovuti raccogliere tutti) non poté fare altro che presentarsi alla gara. Si alzò alle dieci, perché la sveglia, a furia di buttarla fuori dalla finestra, si era rotta. Dopo avere rovesciato il tè e avere indossato i vestiti al contrario, si avviò verso il percorso di pessimo umore. - Senza Cichita oggi non me ne va bene una! - Pensò e successivamente urlò, tanto che un gatto, spaventato, non ne volle sapere di staccarsi dalla sua faccia.
Il suo tappeto si chiamava Ciccio: era stato il miglior amico di Aladino sin dalla più tenera infanzia: aveva il bordino argentato e le frange che cambiavano continuamente colore. Aladino usava le suddette per legare Cichita, ma adesso quelle gli sembravano più che mai vuote.
Sia ben chiaro che nel nominare Cichita ed il cellulare della Telecom di qualche pagina fa, non intendo fare pubblicità occulta. Mettetevelo bene in testa, eh!
Il percorso della gara era tutto ricoperto di oro tempestato di diamanti (sapete, l’Oriente…) e le distanze erano indicate da scritte incise su rubini, zaffiri e smeraldi. Aladino si fermò per ore e ore imbambolato davanti alla signorina del giorno prima e, quando si accorse che gli altri concorrenti erano partiti da un pezzo, fu con grandissima fatica che srotolò il tappeto. Ma non si mosse. Allora, Ciccio, inviperito, gli passò in mezzo alle gambe e lo spasimante vi cadde di sopra: VIA A TUTTA BIRRA!
Ci credereste se vi dicessi che quello scombinato vinse? Beh, il fatto fu che il percorso era circolare, così che la signorina sarebbe stata raggiunta al traguardo. E se qualcuno fosse arrivato prima di lui e avesse offerto un mazzo di fiori alla sua bella? Eh, no, mai! Così Aladino si ritrovò dopo un decimo di secondo sul podio insieme al fido Ciccio.
Purtroppo la signorina era già fidanzata con l’organizzatore della gara… Tuttavia Aladino ha imparato che ogni obiettivo è raggiungibile con impegno e volontà: ma non lo ammetterà mai. E’ troppo impegnato a scrivere lettere d’amore…

E la lampada? Andate ad Acicatena: è diventata parte integrante del servizio da tè per le bambole di mia cugina Angio!


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