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L'ALBUM DEI RICORDI

di

Arianna

 

Carissimi amici di Nenanet, ho riesumato dal baule dei quaderni di scuola dei testi che mi hanno dato l’impressione di sfogliare l’album dei miei ricordi. Sono tre , ve li propongo.

PAURA

La storia che sto per raccontarvi è strana, assurda, ma credete, io e i miei amici abbiamo avuto molta, molta paura ...
Tutto cominciò il diciassette gennaio; frequentavo la terza elementare. In quel periodo, la maniglia della porta della mia classe si era rotta e per ripararla i bidelli l’avevano tolta; quindi, per evitare che si chiudesse, ci avevamo messo un cartellone arrotolato. Quel giorno, a ricreazione, un nostro compagno di classe noto per le sue marachelle, per far prendere paura ai miei compagni, che stavano tutti dentro l’aula, aveva tolto il cartellone che bloccava la porta e cominciò a farci avanti e indietro .... finchè accidentalmente la porta si chiuse completamente. Io e un’altra mia amica, che in quel momento eravamo in bagno, al ritorno ci siamo ritrovate fuori insieme alla maestra che era andata a telefonare. Era meglio se fosse rimasta in classe, perchè guardando dal buco lasciato dalla maniglia, si vedeva una baraonda!! Alcuni urlavano, altri erano scoppiati a piangere. Io dal buco urlavo di star calmi, di non avere paura; macchè! Più gli si diceva di star calmi, più loro urlavano così forte che si sentiva benissimo anche dalla porta chiusa.
La maestra sembrava scioccata e ripeteva continuamente: - Quanto sono indisciplinati, San Giovanni apostolo! Mi venne un colpo quando vidi che i miei compagni, intrappolati dentro, stavano scappando dalla finestra! Subito attraversai il lunghissimo corridoio come una forsennata per raggiungere la maestra e dirle: - Maestra! Maestra! Stanno scappando dalla finestra! Non feci in tempo a dirlo che uno aveva gìà fatto il giro ed era arrivato seguito dagli altri "fuggitivi". Infine è arrivato
il bidello con la maniglia e l’ha fissata definitivamente.
Siamo ritornati tutti in classe e la maestra ... non ne parliamo! E’ saltata su tutte le furie! Che paura però che abbiamo preso tutti quanti! A questo punto io mi chiedo: fa più paura essere rimasti chiusi dentro la classe o sentire gli acuti urli della maestra di matematica?

LA DISFATTA

Perfetto, ora è tutto pronto: lo scenario è fissato, le due sedie, dove io e Alice ci saremmo sedute, sono apposto, il pubblico è già arrivato ... Possiamo cominciare la recita.
La maestra apre le quinte e sul palco appare il direttore con in mano il microfono: fa un discorso sul motivo di questa recita. Quando il noioso discorso finisce, la gente applaude il direttore che sparisce frettolosamente dietro le quinte. Dopo qualche secondo di silenzio, entriamo in scena io e Alice, vestite da egiziane, ci sediamo silenziosamente sulle sedie; Ester, nella parte di Mosè, ci segue e si mette in ginocchio di fianco a me; infine entra Antonio che presenta la nostra scenetta.
Parla Ester, parla Alice ... ed ora tocca a me. Sto per prendere fiato, per dire la mia battuta, ma ... non me la ricordo più! Gli occhi mi si spalancano, il sangue mi si gela, non riesco nè a muovermi nè a parlare. Dò un’occhiata al pubblico; gli adulti mi guardano come niente fosse, ma i bambini, i bambini mi fanno paura. Tra la folla scorgo il mio amico Mattia, io lo fisso, lui mi fissa; poi, sempre guardandomi, sbuffa; infine, con aria annoiata, vede che ora è sul suo orologio. Sembra che ci faccia apposta, mi verrebbe voglia di urlare: - Maestra, Mattia dà fastidio! Ma non posso perchè non sono in classe.
Mi sento male, mi sembra di morire, di cadere dentro un buco nero senza fine. Alla fine, stremata, abbasso la testa mortificata e tutti i bambini si mettono a ridere; posso distinguere benissimo la risata di quell’odioso di Mattia. Odio quegli sciocchi marmocchi, li odio tutti quanti! Arriva la maestra che urla di stare zitti e di non ridere.
Quando se ne va, ancora la mia testa è vuota: come sarà successo? Alle recite da piccola non mi emozionavo. Perchè adesso sì? Vorrei prendermi a schiaffi per tutta la vita! Infine Alice imita la mia voce e urla: - Lascio liberi gli ebrei schiavi, che ritornino ai loro avi!
Ora tutto prosegue bene, ma io ancora sono furiosa con me e con gli altri.

L'INTERROGAZIONE

Sono a scuola come ogni singolo giorno della settimana, solo che oggi è giovedì: il giorno dell’interrogazione di storia! Sicuramente la professoressa chiamerà me per sapere di Alessandro Magno e dei romani. Purtroppo però io non mi ricordo niente di quello che ho studiato e quindi posso già capire di essere spacciata! Magari mi chiama alla cattedra ... e io cosa le dico? La verità? No, meglio di no: probabilmente non ci crederà. Potrei cancellare i compiti sul diario e non sapere niente dell’interrogazione ... No! Se devo morire lo farò con onore per la mia classe!!
Suona la fatidica campanella; Arianna dì le tue preghiere! La professoressa ci ordina di prendere i libricini di storia e di compilarli mentre lei si "divertirà" un poco.
- Bene, oggi interroghiamo ... No, ti prego! Non ucciderci! Mi sento pulsare le tempie in una maniera impressionante, l’ansia e la paura cominciano a sopraffarmi; vuoi vedere che chiamerà proprio me? Ci scommetto! Sarò io la prima vittima! Tanto vale rassegnarsi e prendere il votaccio che mi merito; non vale neanche la
pena di dire una bugia.
- Interroghiamo ... Valeria ed Eleonora; bastano questi per oggi!
Mi sento rinascere; sono viva!! Come sono felice! Per questa volta è andata bene! Che sollievo! Uff!! Prendo il fascicolo di storia e mi metto a compilarlo insieme a Lorenzo con la gioia di vivere nel cuore.


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