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Questa favola è stata scritta a più mani dalle classi 1^C e 1^F della scuola media "G.B.Tiepolo" di Udine, dalla classe 1^ G della scuola media "S.Satta" di
Alghero e da una classe 2^ della scuola media "A.Manzoni" di Udine. Sono stati utilizzati alcuni personaggi ed alcuni ambienti della fiaba popolare friulana e sarda e dell'epica medievale tedesca. La creazione della fiaba è il risultato di una ricerca e dello studio sulla fiaba e sugli esseri fantastici delle tradizioni locali e dell'epica nordica.
Se siete interessati ad avere informazioni più precise potete scrivere direttamente alla Scuola Media G.B.Tiepolo


LE AVVENTURE DI FRED

di

Classi 1^C e 1^F della scuola media G.B.Tiepolo di Udine
Classe 1^G della scuola media S.Satta di Alghero
Classe 2^ della scuola media A.Manzoni di Udine


Ai piedi di una montagna delle Prealpi Carniche, sorgeva un bosco di faggi che si estendeva per tutta la vallata, insignificante di giorno, ma magico di notte: sì, perché, con la luna piena, gli alberi si accendevano di colori sgargianti.
In questo posto magico vivevano i Mazaròt, folletti allegri e sempre in vena di scherzare.
Uno in particolare, di nome Fred, il più birbante di tutti, era stufo di fare sempre gli stessi scherzi. Oltretutto, gli uomini del paese non accettavano più di trovare le code delle loro mucche intrecciate e le donne erano stanche di dover raccogliere la biancheria, che il piccolo dispettoso disperdeva per i prati.

Un giorno, tornando a casa, meditava sulla sua vita così noiosa e monotona. Si trovò, senza quasi accorgersene, davanti al suo albero: un vero arcobaleno! Il tronco era verde a strisce rosse, mentre la chioma gialla a pallini blu: era proprio bello!
Fred aveva chiesto agli anziani del villaggio il permesso di andarsene per poter fare il giro del mondo, ma i saggi capi del villaggio glielo avevano negato. A malincuore Fred si era rassegnato a starsene ancora lì.
Era inverno, il vento soffiava facendo fischiare le fronde degli alberi e la pioggia scendeva formando un fondo fangoso nel bosco. Fred pensava che quello era proprio il momento più opportuno per scappare senza essere  visto e andare incontro all'avventura.
Raccolse le poche e misere cose che possedeva in un fagotto, se lo mise in spalla e, con un balzo, fu fuori dall'albero; quatto quatto si allontanò dal bosco.

Il sole splendeva alto, le montagne in lontananza sembravano brillare nell’azzurro del cielo, colorato da un variopinto arcobaleno. Ai piedi di una montagna si stendeva una verde vallata che si specchiava in un incantevole laghetto. Quella mattina il paesaggio era suggestivo e Fred stupefatto osservava le piante ancora addormentate con le foglie colme di rugiada, che scivolava gocciolante sul terreno erboso. Le acque apparivano calme e lucenti, tanto che i raggi del sole si riflettevano come una persona vanitosa che si guarda allo specchio.
I fenicotteri, che quell'anno avevano sbagliato strada e si erano fermati, come per magia, in quel laghetto a riposare, facevano da padroni in quella paradisiaca cornice: con le loro gambe sottili si posavano delicatamente sull’acqua del laghetto, dalla strana forma di piede, per pescare i pesci per poi divorarli, e che maestria quando prendevano il volo: dipingevano il cielo di rosa.

Fred si avvicinò per dissetarsi e, vedendo poi un albero di castagne, si sdraiò all’ombra, esausto dalla lunga camminata notturna. All’improvviso gli cadde un riccio in testa, che si aprì e… una piccola e buffa fatina, dotata di ali trasparenti, con indosso un vestitino multicolore, sbucò fuori. Era una jana, un essere magico venuto da lontano con la sua bacchetta dagli strani poteri.
La piccola gli disse: - Ciao sono Marietta e vengo dalla bellissima Sardegna, l'isola raffigurata in quella strana forma del laghetto! Vuoi venire con me? Il tuo caro albero mi ha suggerito di portarti in luogo sconosciuto dove tu possa soddisfare il tuo desiderio di avventure -
Fred, con aria da ragazzino impertinente, rispose: - No!! Chi mi dice che non ti abbiano mandato gli anziani del villaggio?! -
Ma la fatina lo rassicurò: - Fidati di me, e poi ti garantisco che in Sardegna ci sono molte persone a cui fare gli scherzi e molti posti dove scorrazzare e divertirsi. Allora dai, accetta ti prego! -
Fred un po’ titubante rispose: - D’accordo! Però mi devi promettere che qualche scherzo lo farò anche a te. -
Marietta stupita concluse: - Ci penseremo dopo, ora andiamo -
Marietta strinse Fred con i fili d’oro che lei stessa tesseva dicendo:
- Filo, filetto, avvolgiti stretto
a questo folletto piccolo e furbetto -
…..e in un batter d’occhio l’acqua li risucchiò.

Al suo risveglio Fred si trovò in un altro mondo, proprio dove egli desiderava, un’infinità di pecore e capre pascolavano tintinnando con mille code da intrecciare. Un immenso oliveto si estendeva a perdita d’occhio, ettari ed ettari di terreno, con alberi da frutta, melograni peri, meli, susini, ………e tutti rigogliosi, stracolmi di frutti enormi da rubare.
Si gettò a pesce sugli alberi, per la fame, e si abbuffò di tutto ciò che trovava commestibile. Sentiva però un desiderio sempre più intenso di fare i suoi scherzi quotidiani ma quel posto era particolare: nei paraggi non c’era nessuno! Così, distrutto dalla noia, si addormentò all’ombra di un ulivo.

Intanto al villaggio dei Mazaròt, gli anziani avevano organizzato una festa in onore di Fred per cercare di trattenerlo. Ma, quando erano andati ad invitarlo, con grande sorpresa si erano accorti che il piccolo folletto era scomparso.
La sorella di Fred, Farinet, in pensiero per il fratellino disperso, chiese agli anziani il permesso di andare a cercarlo. Dopo una lunga discussione e mille raccomandazioni ottenne il consenso. In un batter d’occhio andò a casa sua, prese la bacchetta magica, fece apparire un pony, gli salì in groppa e partì, sulle tracce del piccolo scomparso.

Arrivata al laghetto a forma di piede, sfinita dalla stanchezza si addormentò sotto l’albero di castagno delle Janas.
Nel sonno le apparve una fatina, che le disse: - Se vuoi ritrovare tuo fratello devi venire con me in Sardegna e lo vedrai subito addormentato all’ombra di un albero -.
Farinet rispose: - Farei di tutto pur di ritrovarlo! -
La Jana legò Farinet con i suoi fili d’oro dicendo:
- Filo, filetto avvolgiti stretto
a questo folletto, solo soletto -.

Così sparirono anche loro. In un secondo Farinet si trovò nello stesso uliveto dove era suo fratello. Quale fu la sorpresa: Fred non avrebbe immaginato di riabbracciare così presto la sorella. Ma nel momento in cui stava per chiederle: - Come hai fatto a trovarmi? - si aprì sul terreno una voragine profonda, accompagnata da un boato sordo, una fitta nube nera si levò verso il cielo, avvolgendo Farinet che scomparve nel nulla.
Disperato Fred urlò: - Marietta ! Aiuto ho bisogno di te. -
La Fatina apparve avvolta in una sfera d’argento e subito lo avvertì: - Per ritrovare tua sorella, dovrai andare da Agata, la maga del villaggio: lei sa sempre tutto ma mi raccomando non farti riconoscere! -

Il piccolo Fred fece come gli era stato consigliato: si recò al villaggio travestito da medicante, con aria guardinga, fino alla dimora della maga. Da lei seppe che sua sorella era stata rapita da Maskinganna un diavolo che si divertiva anch’egli a fare scherzi, soprattutto alle ragazze.
Maskinganna l’aveva portata nella sua casa negli Inferi e solo superando una difficilissima prova avrebbe potuto rivedere sua sorella. Tra mille perplessità e con tanta paura, perché Fred era un birbante, ma poco coraggioso, il folletto decise di calarsi nella voragine, nel tentativo disperato di salvare Farinet.
Seguendo le istruzioni della maga si trovò davanti ad una strana casa, gigantesca, con un'unica apertura: un portello di pietra che impediva il cammino. Dopo aver bussato gli fu risposto con voce tonante: - Chi è che osa disturbare la nostra quiete! -
Fred avrebbe preferito fuggire a gambe elevate, ma il pensiero della sorella lo trattenne e impaurito rispose con una vocina: - Sono un cristiano! Ho bisogno di riposo! Mi potete ospitare per questa notte? -

Fu accolto all’interno da Maria Mangrofa, una gigantessa dall’aspetto mostruoso: capelli lunghi e arruffati, vestita di stracci, che abitava con un gigante grosso come una montagna, che per il peso non poteva muoversi. Fu rifocillato e andò a dormire. Nel cuore della notte, Fred sentì i giganti confabulare: lo volevano mangiare! Doveva assolutamente trovare un modo di fuggire.
Ancora una volta chiamò la piccola fata in aiuto:
- Marietta, Marietta, aiutami in fretta,
fai una magia con la tua bacchetta. -
Apparve la fatina nella sfera d’argento e gli consegnò un rocchetto di filo d’oro magico: chiunque lo avesse srotolato poteva chiedergli un desiderio da esaudire. La fatina si dileguò e Fred, rimasto solo, iniziò a pensare come utilizzare al meglio il filo. Per scappare doveva rimuovere il portello dell’ingresso e da solo non ci sarebbe mai riuscito.
Srotolò il filo e a voce alta disse:
- Rocchetto, mio rocchetto,
apri la porta e i giganti lega stretto
con un magico scherzetto -.
Ma la sua voce svegliò la padrona di casa, che si precipitò su di lui per divorarlo. Ma ecco la magia: il filo si avvolse sul portello e attorno a un piede di Maria Mangrofa. Così la grossa pietra, sollevata in alto, precipitò, tirata dal movimento della gamba, sopra la gigantessa, che con un urlo acuto si trovò schiacciata al suolo. Fred con una grande risata, ormai libero, riprese il cammino alla ricerca di Farinet.

Man mano che scendeva nella voragine, il Mazarot sentiva sempre più caldo e le sue mani e la sua fronte iniziarono a sudare come una grondaia colma di pioggia. Ad un certo punto Fred scivolò e cadde rotolando sempre più giù finché urtò a terra e svenne. Era finito nel Nibelheim, un luogo tetro e tenebroso, situato nelle viscere della terra, vicino al regno degli Inferi. Qui vivevano i Nibelunghi, nani bruttissimi, abili lavoratori dei metalli e nemici implacabili della luce e del bene. Udito il tonfo, Alberico, il loro capo, brutto come la fame, tozzo e rattrappito, col naso grandissimo e mani e piedi enormi, andò a vedere ciò che era successo e trovato Fred lo portò di peso nella sua grotta. Dopo qualche ora questi riprese conoscenza e quando vide Alberico fece un balzo indietro per la paura che l'aspetto fisico del nano incuteva, ma ripresosi prontamente gli si rivolse con impertinenza:
- Dove mi trovo? E tu chi sei? Ma lo sai che sei proprio brutto? Hai mai pensato di farti una plastica?
E Alberico furibondo e con voce tremula:
- Bella gratitudine per chi ti ha salvato la vita!!! Se non era per me, te ne stavi ancora a marcire in fondo al burrone!
- Oh, scusami! - disse Fred, cercando di riparare al danno, ma subito soggiunse, con bonaria petulanza, - però sei proprio brutto! -
Così Alberico iniziò a corrergli dietro, lanciandogli pietre e sassi e, dopo un po', esausto, si fermò e cominciò a parlare al folletto:
- Tzss! Hai avuto solo fortuna. Vedrai la prossima volta cosa ti faccio! Comunque non dovresti avventurarti quaggiù. Cosa sei venuto a fare?
Il Mazarot rispose: - Sono venuto a cercare mia sorella Farinet. Agata, la maga del villaggio, mi ha detto che è stata rapita da Maskinganna. Allora Alberico si mise a pensare e Fred scorse una lacrima scendere sul suo viso e gli domandò: - Che cos'hai? Ti ho fatto forse ricordare qualcosa di triste? -
- Anch'io fui rapito da Maskinganna e, se penso a tutte quelle cose che mi ha fatto, io.… Mi salvai grazie ad un gesto che credevo insignificante: la preghiera alla Madonna - rispose singhiozzando Alberico. Fred lo consolò e speranzoso gli chiese di aiutarlo e il nanetto miracolosamente, visto che aveva un carattere duro e cattivo, gli disse di sì.

E fu così che i due diventarono amici e si misero a pensare ad un piano. Il Mazarot ad un certo punto propose: -Che ne dici se mentre io, travestito da Donninganna, distraggo Maskinganna, e tu liberi Farinet?
- Buona idea! - esclamò Alberico, - ma chi è questa Donninganna? -
- E' una mia invenzione, aspetta e vedrai, rispose Fred, poi aggiunse: - Donninganna sarà un'attraente diavolessa...... sono sicuro che lui non resisterà e cadrà in inganno. -

Allora Fred e Alberico si procurarono pelle di asino, becco d'aquila ed altre raffinate chincaglierie e iniziò la metamorfosi: alla fine Fred era veramente irriconoscibile....... e irresistibile.
Scambiatisi le ultime raccomandazioni, i due, aperta una botola segreta, si calarono nell'Inferno.
- Che caldo qui, almeno ci fossero code da intrecciare o qualcosa da rubare, che monotonia, credo che non si diverta molto questo Maskinganna! -
Infatti era l'ambiente più caldo che il folletto avesse mai visitato e sembrava che i vestiti di Alberico e del Mazarot stessero bruciando. Ad un certo punto i due eroi si dovettero fermare, perché le fiamme avanzavano e Fred, prima che fosse troppo tardi, chiamò in aiuto Marietta:
- Marietta, Marietta, fa' una magia con la tua bacchetta,
fai apparire dell'acqua in fretta! -
Detto fatto, apparve la fatina nella sua sfera d'argento e, aprendo le sue piccole manine, fece uscire tantissima acqua che, spegnendo tutte le fiamme come d'incanto, liberò i due sventurati da morte sicura. Alberico e Fred, infinitamente grati alla loro salvatrice, la salutarono.

Cammina, cammina giunsero finalmente al cospetto di Maskinganna, che era intento a trastullarsi lanciando sassi, frecce e persino fiamme alla povera Farinet. Fred, soffocando l'emozione, mista di gioia e di dolore per la vista dell'amata sorella, cominciò a pavoneggiarsi e a civettare, confidando nella buona riuscita del piano: avrebbe voluto scagliarsi contro il bruto tiranno ......ma che sguardo ammaliante, che ancheggiare di fianchi, che frasi mielose! Maskinganna non credeva ai suoi occhi: aveva sempre desiderato essere amato e invece ... riusciva solo a incutere paura! Ma .... adesso nuove emozioni, nuovi pensieri e progetti affollavano la sua mente: il miracolo dell'amore!
Inseguendo il suo desiderio, non si accorse di quello che accadeva sotto i suoi occhi: Alberico, quatto quatto, slegava Farinet e ...... mentre Maskinganna si avvicinava sempre più a quella che credeva la sua pacifica conquista, uno starnuto di Fred gli rivelò l'inganno: la dolcezza che anche il suo cuore e i suoi occhi avevano conosciuto si tramutò d'improvviso in odio implacabile e Fred si trovò avviluppato dalle fiamme che lo avrebbero presto incenerito se, memore del racconto di Alberico, non avesse pronunciato una preghiera ai santi: IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA, si sa, non possono convivere e il peggio è toccato a Maskinganna, che si è dissolto nel nulla, con gran sollievo per i nostri eroi.

Lo scampato pericolo, però, non risparmiò a Fred il meritato rimprovero della sorella, dal quale non c'erano magie che potessero salvarlo; solo il tempo avrebbe rivelato la sincerità del suo pentimento. Tutti erano contenti, anche Alberico che, per la prima volta in vita sua, aveva fatto una buona azione e assaporava la gioia che si prova nel far del bene. Non avrebbe voluto separarsi dai suoi nuovi amici, ma il suo regno lo aspettava e, seppur a malincuore, dopo tante promesse di rivedersi ancora, si salutarono e Alberico ritornò nel Nibelheim. Intanto i due Mazarot, con l'aiuto della jana, sempre pronta a soccorrere i suoi protetti, rividero
il sole.

La terra su cui si trovarono, per l'odore intenso che emanava e per essersi inzaccherati, lasciava facilmente capire che aveva piovuto per giorni e giorni e altra pioggia promettevano i cirri che guardavano dall'alto: come resistere al desiderio di tornare nell'amata Carnia, dove si può scorazzare nei freschi folti boschi, nei verdi prati e nuotare nei limpidi e gelidi laghetti...........
Fred chiamò in aiuto Marietta perché li aiutasse a ritrovare la strada di casa e lei, indicando loro un labirinto in lontananza disse: - Entrate in quel labirinto laggiù, troverete l'entrata per il vostro mondo! - Ma Fred preoccupato le domandò: - Come faremo ad orientarci? Dacci un aiuto! - Allora la Jana sorridendo: - Vuoi un aiuto? Ti indicherà la strada il cuore! - poi scomparve e i due Mazarot, rimasti soli si incamminarono verso il labirinto.

Entrarono attraverso un grande arco ornato da brillanti pietre preziose e maestose perle. Si accorsero che le pareti bianche portavano scritti grandi numeri ed il disegno di un simbolo: un quadrato, un triangolo, un fiore o un cuore.
Fred provò a spingere una parete su cui era disegnato un fiore ed un 10 e subito fu travolto da una marea di coriandoli; provò allora a spingere una parete con un 6 ed un quadrato, ma fu accolto da una sonora strimpellata di pianoforte che lo assordò. Massaggiandosi le orecchie doloranti, ripensò al consiglio di Marietta, ma certo, doveva spingere le pareti su cui era raffigurato un cuore nell'ordine dall'uno al dieci.
Chiamò Farinet e si misero a correre verso l'uno, evviva funzionava! Due, tre sempre di corsa arrivarono al dieci, spinsero insieme la parete e furono travolti da un fascio di luce abbagliante che li accecò. Appena riuscirono a distinguere ciò che li circondava si accorsero di essere in Carnia, nel loro amato bosco di faggi.

Si trovavano in una radura. Il prato di un verde brillante era tempestato da violacee campanule dalle diverse intensità di colore, margherite spiccavano bianche candide nell'erba bagnata e poi papaveri, non-ti-scordar-di-me e ranuncoli gialli tempestavano l'erba. Il sentiero che attraversava il bosco zig-zagava tra gli alberi ombroso ed invitante.
Fred e Farinet riconobbero il posto: seguendo il sentiero, avrebbero ben presto raggiunto il loro villaggio.
- Hei, ma questo sentiero va nel senso sbagliato! - esclamò Farinet, che aveva un buon senso dell'orientamento.
- Ma cosa dici? I sentieri non si possono mica spostare! - disse Fred.
- E' vero, però sono sicura che va nella direzione sbagliata - continuò Farinet.
- Non crederai mica che il sentiero si animi improvvisamente e si sposti?!
- No, ma… -
- Farinet, per me stare troppo nell'inferno ti ha dato alla testa! E adesso andiamo, non perdiamo tempo. -

Farinet seguì il fratello che si addentrava nel bosco, ma non era convinta del tutto. Ad un certo punto sentì qualcosa colpirle forte la testa; guardò in alto e vide che le pigne degli alberi stavano cadendo a terra.
Urlò al fratello di spostarsi; Fred non ebbe il tempo di chiedere il perché che venne colpito da un proiettile a forma di pigna, che cadde a terra, facendo uscire tutti i pinoli. I due Mazarot scapparono lungo il sentiero.
Dopo altri cinque bernoccoli, la pioggia di pigne cessò. Si fermarono per riprendere fiato, esausti; ma non si erano ancora ripresi che sentirono dei rumori davanti a loro.

In lontananza scorsero una grossa forma che, avvicinandosi, si fece più distinguibile. Incredibile ma vero, era un topo, un topo più grande dei due Mazarot! Fred ci salto sopra e cominciò a cavalcarlo, come un cavallo, gridando:
- Wow! Erano anni che sognavo di farlo. -
Farinet lo guardava sbigottita. Improvvisamente l'animale si trasformò in un riccio. Fred, cadde sulle spine appuntite dell'animale. Un grido di dolore si levò dalla sua bocca.
Ci volle molto tempo e molta pazienza prima che Farinet riuscisse a togliere tutte le spine al povero Fred, quando finalmente finì era quasi notte ed i due Mazarot si trovarono un riparo e si coricarono stanchi. Si addormentarono tranquillamente, ma vennero ben presto svegliati da un boato e da una terribile scossa.
- Aiuto!! Il terremoto!!! - si misero a gridare spaventatissimi.
In rapida successione ne sentirono un'altra e un'altra ancora, non sapevano che cosa fare, tutto il bosco tremava, gli alberi sembravano cadere loro addosso, si strinsero uno vicino all'altra sicuri che sarebbero morti e non riuscirono più a dormire per tutta la notte.

All'alba ripresero coraggio e si rimisero in cammino. Ben presto ritrovarono il sentiero e si incamminarono. Farinet aveva capito che le pigne, il topo, il riccio ed il terremoto erano tutti dispetti dell'Orcolat e lo disse a Fred, poi aggiunse: - Sentimi bene, se andando avanti succede qualcosa di strano o incontriamo qualcuno, dobbiamo fare attenzione che non sia l'orco!
- Hai ragione! Potrebbe divertirsi a farci degli altri scherzi!! - approvò Fred.
Non avevano ancora finito di parlare che scorsero un vecchio mendicante che si stava avvicinando con delle belle mele rosse, ma i due Mazarot sospettosi e spaventati allungarono il passo. Il vecchietto li rincorse.
- Farinet, che facciamo? - chiese Fred.
- Corri, corri da questa parte, qui vicino ci dovrebbe essere un laghetto!-

Farinet aveva proprio ragione, infatti si trovavano sulla riva di un piccolo lago, presi dal panico si tuffarono e cominciarono a nuotare.
Anche l'Orcolat entrò nell'acqua, ma bagnandosi riprese la sua vera immagine: diventò enorme!
La Iana ormai non c'era più e se la dovevano cavare da soli.
Farinet parlò a Fred: - Non so se ci hai fatto caso, ma al nostro villaggio appartiene un libro antichissimo, che è in mano ai vecchi. Ci sono solo due versi magici che
potrebbero aiutarci a sconfiggere l'orco. Proviamo a dirli:
"MAGIT PAPATAT
FAI SPARIRE L'ORCOLAT!"

Fred non si fece pregare e….
"MAGIT PAPATAT
FAI SPARIRE L'ORCOLAT!"

BUM!!

l'Orcolat scomparve, anzi, si intravedeva appena in cima a delle lontane montagne con il braccio indicante un albero altissimo.
- Vieni Farinet! Andiamo ai piedi di quell'albero. -
Ecco che finalmente trovarono un bel sentiero dritto e in breve tempo avvistarono il loro villaggio. Si misero a correre, erano a ritornati a casa.

Al villaggio dei Mazarot erano tutti preoccupati, i genitori di Fred e di Farinet li aspettavano col cuore infranto, gli anziani facevano loro coraggio e tutti fantasticavano su ciò che poteva essere accaduto loro.
Il mattino in cui li videro arrivare era radioso, gli uccellini svolazzavano fra gli alberi e le loro ali risplendevano nella dolce luce del sole che filtrava nel bosco. Quando li videro entrare nel villaggio la madre ed il padre andarono loro incontro e li abbracciarono, anche tutti i Mazarot accorsero a salutarli. Fred era molto contento che tutti gli volessero tanto bene e non fossero arrabbiati con lui per tutti quegli scherzi dispettosi che aveva sempre fatto. I più giovani li afferrarono per le gambe e per le braccia e li fecero saltare in aria per poi farli rimbalzare sulle braccia. Insieme gridarono: - Per Fred e Farinet hurrà, hurrà, hurrà! - Fred si sentiva il cuore scoppiare dalla gioia.

Al villaggio si preparò un banchetto in loro onore; sui rami dell'albero più vecchio erano appese lanterne di tutti i colori, la tavola era apparecchiata ed i cibi serviti. I posti d'onore erano i loro, al centro della grande tavolata. Erano stati preparati tutti i loro cibi preferiti: c'erano tortini di bacche rosse, stufato di foglie di faggio, insalata di bocche di leone, torta di foglie di acero rosso e frutti di bosco ed altri cibi deliziosi; Fred e Farinet non sapevano da dove cominciare, poi finalmente si decisero e fecero una bella scorpacciata. Alcuni ballavano e cantavano, altri si abbuffavano, mentre Fred e Farinet raccontavano della Jana, del nano Alberico e di Maskinganna ed ecco che improvvisamente, al tavolo, seduta vicino a loro, comparve Marietta che prese parte alla festa.

Finito il banchetto in suo onore Fred si incamminò nel bosco riflettendo su tutte le avventure che aveva affrontato, dal rapimento del diavolo agli allegri, ma fastidiosissimi scherzi dell'orco. "Sarebbe meglio smettere di fare brutti scherzi alla gente" pensava tra sé. Camminando lungo il tortuoso sentiero si trovò davanti una casetta, rimase ad osservarla sedendosi su un grande sasso piatto e notò due ragazzi laceri e sporchi che, con aria da furbetti, si avvicinavano furtivamente alla stalla. Si capiva chiaramente che giravano per le campagne divertendosi a fare scherzi dispettosi, proprio come piaceva fare a Fred!
I due ragazzi entrarono furtivamente nella stalla, dove due cavalli ben strigliati stavano gustando tranquillamente la biada, legarono le loro code poi si diressero verso l'ovile. Fred rimase ad osservare attentamente la scena, mentre i ragazzacci aprivano il recinto facendo uscire le pecore che si sparpagliarono sul prato brucando. La porta della casa si aprì ed un omone barbuto uscì imprecando: - Brutti ragazzacci! Bravi! Prendete esempio dal Mazarot, come se non mi bastassero i suoi dispetti! - Ma i due ragazzi se l'erano già svignata.

Fred si alzò ed osservò l'uomo che con fatica radunava le pecore per riportarle nell'ovile, egli non si era accorto che due agnellini si erano allontanati e stavano per entrare nel bosco, allora il Mazarot rapido li ricondusse verso le madri che belavano, lasciando di stucco l'uomo, poi, davanti al padrone, sempre più esterrefatto, con un gesto della mano sciolse le code dei cavalli.
- Grazie Fred - lo salutò l'uomo - è tanto che non ti vedo, come sei diventato gentile! Vieni dentro a bere qualcosa.
- Volentieri - rispose il folletto avviandosi verso la casa. La moglie gli offrì dell'ottimo te alla menta con degli squisiti biscottini fatti da lei.

Uscendo dalla loro casa e salutandoli capì che tutti gli abitanti del villaggio avrebbero imparato ad amarlo se, invece di far loro dei dispetti, li avesse aiutati anche per piccole cose. Si sentiva felice di poter fare qualcosa di utile per il villaggio.
Da quel giorno Fred riordina la biancheria stesa quando il vento la fa volare via, aggiusta gli attrezzi da lavoro se si rompono, aiuta chi si perde nel bosco a trovare l'orientamento, in cambio vuole essere libero di fare qualunque scherzo che non porti danno, ma che sia divertente per tutti. Volete un esempio? Dalla fontana della piazza continua a sgorgare…. succo d'arancia! Le case del villaggio ogni giorno cambiano colore e i pomodori negli orti sono grossi come meloni.


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