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Questa bellissima storia in rima è stata realizzata dagli alunni della classe 1^Bs della scuola Media Statale Di Veroli di Colleprenestino (Roma), che si sono ispirati liberamente al famoso romanzo di Luis Sepùlveda. La stessa storia potete trovarla con le immagini all'indirizzo web http://www.anelli.it/opinioni/gabianella.htm
Se siete interessati ad avere informazioni più precise potete scrivere a Luciano.


Liberamente tratto dall'omonimo romanzo

di

Luis Sepùlveda

i ragazzi della

Classe 1^Bs della scuola media Di Veroli di Colleprenestino (Roma)

presentano

STORIA DI UNA GABBIANELLA E DEL GATTO CHE LE INSEGNO' A VOLARE

 

Kengah e il suo stormo di gabbiani
vengono da paesi lontani,
nel cielo stanchi volano e il mare azzurro ammirano.
Lo stormo aringhe ama mangiare
prima di ricominciare a volare,
perciò nell’acqua mettono il collo
ma Kengah non sente il richiamo del decollo.

Kengah le sue ali prova a liberare,
ma l’onda nera le impedisce di volare:
è una macchia di petrolio, non può scappare!…
e solo al quinto tentativo riesce a svolazzare.
Intanto ad Amburgo il gatto Zorba solo viene lasciato
dal padroncino tanto amato
che in passato l’aveva salvato
dalle fauci di un pellicano affamato.

Zorba la mancanza del padrone non sente
e sul balcone il sole prende.
Nel frattempo la gabbiana affaticata
vede una bandiera e si crede salvata,
ma precipita per caso
vicino ad un vaso
sul balcone
del grosso gattone.

Elegante non è stato
l’atterraggio improvvisato,
ma il buon Zorba sbigottito
la osserva impietosito
ha un aspetto disgustoso
e il petrolio appiccicoso
la rende alla vista
né carina né ottimista.

Lui le dice: "un po’ del mio cibo ti darò
e guarire ti farò,
voglio aiutarti
rimani qui a riposarti".
La gabbiana assai provata
gli risponde disperata:
"tre promesse devi farmi
se davvero vuoi aiutarmi;

Se riesco tra un po’
un ovetto deporrò:
non mangiarlo,
devi covarlo
e a volare
gli devi insegnare".
Zorba aiuto va a cercare
per la gabbiana che sta per spirare.
La città ha attraversato
e al ristorante "Cuneo" è arrivato,
dove ha trovato, due mici
che per lui son grandi amici:

Il vecchio Colonnello
e Segretario, gatto monello.
Zorba la triste storia della gabbiana ha loro raccontato
ed essi di buon grado la richiesta d’aiuto hanno accettato.
Lo stato della gabbiana vanno a controllare
e poi al tempio di Diderot si vanno a consultare.
Diderot è il gatto del sapere e del fare
perché l’enciclopedia va sempre a consultare.

Quando c’è una notizia sconcertante,
con tono assai allarmante,
urla molto sconsolato:
"terribile!, terribile!", a perdi fiato.
Harry, suo padrone e vecchio lupo di mare,
insieme al gatto in tre case va ad abitare
ove espone gli oggetti trovati
durante i viaggi da lui effettuati.

Museo erano considerate
le tre case da loro abitate
e lo scimpanzé Mattia
lavorava in biglietteria.
Mattia il biglietto vuol far pagare
ai tre gatti che vogliono entrare,
ma Zorba lo prova ad affrontare
e così, gratis riescono a passare.

Sull’enciclopedia vanno a cercare
come la gabbiana salvare,
ma nulla trovando,
"smacchiatore" van cercando.
Legge Diderot : "se il petrolio vuoi mandar via
prendi la benzina e… via!".
Colonnello la coda di Segretario nella benzina mette
anche se lui all’inizio non glielo permette:
ma è un micio assai goloso,
e Colonnello è molto ingegnoso,
così lo convince con la promessa, di gamberetti,
o di mille altri pranzetti.

La benzina non è servita…
la gabbiana è già perita,
sotto un albero la seppelliscono
e nel cuore si avviliscono,
mentre un canto commovente
la saluta tristemente.
Kengah sul davanzale ha lasciato
un ovetto di azzurro macchiato,
Zorba lo vorrebbe mangiare
ma la tentazione riesce a dominare.
Alle promesse comincia a tener fede
perché alla parola data crede:

Con delicatezza sull’uovo si va a posare
e con costanza lo comincia a covare,
Zorba non lo può lasciare,
perché la temperatura non si deve abbassare;
incuriosito nell’uovo prova a guardare
ma questo è spesso e niente traspare.
All’improvviso dall’uovo covato
esce un pulcino e urla disperato:
"ho fame, ho fame mammina
dammi qualcosa da mettere nella pancina".
Zorba con pazienza cerca un pranzo adatto
perché al pulcino non piace il cibo del gatto.
Ma è pulcino o pulcinella?:
è una Gabbianella
lo ha stabilito Sopravento,
un gatto molto attento,
che in ogni situazione sa sempre come fare
perché ha viaggiato in lungo e in largo il mare.

Ora un nome alla gabbiana devono dare
e così si mettono a pensare.
Fortunata l’hanno chiamata
per la fortuna che le è capitata
di essere stata allevata
e non al suo destino abbandonata.

La Gabbianella non sa di essere un’uccellina:
crede di essere una gattina,
della sua vera identità non è sicura
ma ugualmente la cureranno con premura.
Ma in giro ci sono topi grossi:
hanno occhi rossi,
sono alti, puzzolenti,
hanno grandi denti,
sono brutti, spaventosi
e soprattutto minacciosi.
Un bocconcino prelibato
per un topo affamato
è diventata, poverina,
Fortunata, la pulcina.

Zorba un accordo con i topi deve trovare
per proteggerla da loro che la vogliono mangiare.
Le promesse ha mantenuto
perché nulla ha temuto:
Zorba l’uovo non ha mangiato,
anzi lo ha proprio covato,
poi la pulcina ha protetto
e allevato con affetto.

Ora i gatti devono solo insegnarle a volare
e sull’ enciclopedia vanno a cercare,
ma non è stato trovato
ciò che tanto hanno cercato.
Stanno diventando matti
Zorba e tutti gli altri gatti,
quindi decidono di rompere un tabù
perché di tentativi falliti non ne possono più.

Scelgono perciò un buon umano
che possa dar loro una mano.
Quest’uomo era un poeta padrone di Bubulina,
del porto la più bella gattina.
Bubulina guardava una rosa
e Zorba si mise in posa,
per farsi notare dalla gattina
ai suoi occhi assai carina.

Salta quindi sul suo balcone:
così lei conosce il nero gattone.
Zorba dal padrone di Bubulina andrà
e aiuto gli chiederà.
Il poeta si spaventò
quando il gatto gli parlò,
ma conosciuto il triste fatto
subito diede aiuto al gatto.

Sul campanile di San Michele l’uomo salì
con Zorba e Fortunata che si impaurì,
però c’era tanta umidità
e la pioggia cadeva qua e là:
era molta la voglia di volare
e lei per la prima volta volle tentare.
La Gabbianella si buttò
e nel vuoto precipitò
ma fortunatamente riuscì a planare
e Zorba, contenta andò a salutare.
Poi commossa se ne andò
e a volare continuò:
era ora di affrontare
il suo primo viaggio in mare.

LA MORALE

Un momento importante del racconto scriveremo

per ricordare questo libro che nel cuore porteremo.

Questo testo così delicato

una morale ci ha insegnato:

due mondi così diversi

e nella realtà tanto avversi,

sono riusciti ad aiutarsi

ma soprattutto ad amarsi.

C’è una frase che già da sola la morale esprimerà

e dell’amicizia parlerà:

"è molto facile accettare ed amare

chi uguale a noi può sembrare,

ma è purtroppo difficile, nel cuore far entrare

chi invece è disuguale".


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