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LA FAVOLA DI NOCCIOLINA

di

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C'era una volta una nocciolina che se ne stava impaziente attaccata ad un ramo del suo albero, sognando di essere raccolta presto, per iniziare quella che sperava una vita fatta d'avventure. Certo: durante la sua crescita, aveva sentito molte storie sul destino di tante amiche, finite in un sacchetto ed etichettate come frutta secca, ma, non aveva mai dato peso a quelle chiacchiere da albero.
Si diceva anche che erano finiti da tempo i tempi dei giochi, e soprattutto il gioco della fossa, fatto proprio con loro: le noccioline; ma lei fiduciosa com'era e con l'incoscienza della gioventù, immaginava che un giorno avrebbe rotolato in grandi spazi, accompagnata dalle grida festanti di tanti ragazzi che si rotolavano con lei, incitandola a centrare la buca sul terreno, così come avevano fatto le sue antenate.
Nulla avrebbe distolto nocciolina dal suo sogno: continuare la tradizione dei suoi famigliari che, si diceva avessero una certa reputazione nell'ambiente, per via di una piccola macchia che le distingueva da tutte. Quest'elemento caratteristico, aveva fatto loro guadagnare il titolo di noccioline centra buche, diventando così le preferite da tutti i ragazzi della città.
La stagione dell'attesa però era ormai colma e i suoi sogni avevano simulato tutto, perciò era tempo di vedere il tempo.

Nocciolina venne raccolta in una giornata fredda e piovosa, subito immessa in una grande macchina che in un batti baleno la infilò in un sacchetto, e immediatamente venne spedita in uno dei tanti supermercati che occupano le città.
Dimenticavamo l'etichetta: "Frutta secca".
Quella mattina il sole che di solito sembrava fargli l'occhiolino dietro le nuvole, gli era sembrato poco luminoso, non avrebbe mai immaginato però che quel giorno era il primo di tanti giorni: poco luminosi.
Ad ogni buon modo se era questa la sua sorte, tanto valeva ambientarsi.
Il reparto frutta e affini era piuttosto triste: non era certo il posto migliore per smaltire la delusione d'aver perso in un minuto i molti sogni, figli di tanta attesa su un ramo al freddo sotto la pioggia.
Le sorelle arance si lamentavano perché nessuno le voleva comprare a causa di una piccola macchia, conseguenza della loro bontà per una mosca, che aveva approfittato del nettare della loro buccia, nulla di serio s'intende, ma, oramai: l'aspetto esterno è tutto.
Per non parlare degli ortaggi, senza il conforto della rugiada mattutina gli si accartocciavano le foglie, e perciò venivano abbandonati da tutti.
Le amiche mele poi, dopo lunghi viaggi e ammaccature, venivano chiusi in sacchetti di plastica che soffocavano il loro profumo.
Insomma non era certo un bel reparto.

I giorni passarono con il ritmo di sempre, Nocciolina però, non avendo grandi occupazioni, ne sopportava il peso in doppia misura. Ogni famiglia con bambini attirava la sua speranza, e li osservava ansiosa chiudendo lo sguardo quando sparivano in fondo al corridoio.
Fu in un momento di quelli da sconforto che la mano lesta e allegra di un ragazzino, prese il sacchetto dove si trovava nocciolina e lo portò trionfante nel carrello della spesa. Un breve viaggio e la busta fu aperta al centro di una tavola con intorno la mano lesta del ragazzino, un padre, una madre, una sorella ed un nonno.
Nocciolina rotolò rassegnata. Ormai era la fine.
Il nonno però, appena vide nocciolina con quella sua piccola macchia, sorrise con gioia perché si ricordò della sua macchiolina, così la chiamava, con la quale aveva vinto tante partite al gioco della fossa.
Tutti furono curiosi di sapere e naturalmente il più curioso fu il nipote, con il quale quel vecchio uomo si intendeva a meraviglia. Il gioco della fossa spiegò il nonno, consisteva nel lanciare, dopo aver tirato un numero e fatta la conta, tante noccioline quanti erano i partecipanti al gioco dentro una buca fatta in terra, le noccioline che entravano nella buca erano catturate dal lanciatore che aveva il diritto di tirare quelle rimaste a terra, facendo schioccare il pollice per cercare di farle entrare in buca, pena il passaggio di mano.
Una semplice occhiata tra nonno e nipote bastò per stabilire che l'indomani si andava a giocare alla fossa.

Il giorno dopo: la scuola, i compiti, le merendine, la palestra, il gruppo parrocchiale e tutta la scaletta degli impegni furono superati in un batti baleno: non c'è fatica quando si ha per compagno un sorriso.
Rimaneva solo da trovare un posto dove giocare.
Nonno e nipote si resero subito conto che non c'erano più gli spazi di un tempo, le città oramai sono tutte cresciute e non sono fatte per giocare, chi le progetta o non giocava mai da ragazzo o perdeva spesso. In ogni modo la voglia delle cose che fa trovare spesso ciò che si cerca, li portò ai giardini pubblici in un angolo mezzo nascosto.
Nocciolina era finalmente felice. Nonno e nipote si rivelarono subito due esperti lanciatori e lei rotolava spensierata nella terra. Una coppia di giocatori così bravi non tardò molto ad attirare ogni giorno sempre più curiosi, e così in breve tempo si moltiplicarono i gruppi che facevano una buca tra le aiuole, per giocare a
quel gioco antico ma ancora affascinante. Si parlò anche di organizzare un torneo e, stavano per iniziare le trattative, quando tra i nuovi volti del popolo di nocciolina, spuntarono anche i volti dei custodi. Attratti da tanto trambusto, non potevano ignorare quei trasgressori che facevano buche nel terreno dei giardini pubblici. Loro non avevano colpa, bisognava rispettare la legge.
Le discussioni che seguirono furono molte, e molte le cose dette con parole di fuoco, dai gruppi di difesa del verde pubblico, che bruciavano ogni desiderio e voglia di ribellione. Fioccarono le multe. Venne emanata anche un'ordinanza che vietava ogni gioco che mettesse in pericolo le aiuole. Insomma nessuna invenzione era ammessa.

Il tempo che seguì riportò tutti al proprio posto, e tutti ritornarono a riempire le giornate seguendo la scaletta degli impegni. Nocciolina non fu più la protagonista di un gioco ma ritornò ad essere frutta secca. Non seppe mai se altri della sua famiglia ebbero la gioia di rotolarsi con il gioco della fossa perché il tempo che venne appresso: vide la scomparsa definitiva delle città da giocare.


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