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Le QUATTRO PROVE di   Silvia

CAPITOLO IV

 

    I due ragazzi, dopo essere usciti dalla caverna della strega, decisero di passare la notte al vicino villaggio di Scerim dove si sarebbero rifocillati e riposati.
    Quando vi giunsero era ormai la terza ora del pomeriggio (cioè le 15) e nella piazza del piccolo paese vi era ancora il mercato. Rashid e Sciarad decisero quindi di acquistare cibarie che sarebbero tornate utili durante il lungo viaggio. Verso il tramonto entrarono in una locanda e presero alloggio per una sola notte. Prima di salire in camera, Rashid chiese al locandiere se sapeva dove si trovavano le Grotte Verdi ma questo, per tutta risposta, fuggì via scuotendo violentemente il capo e urlando di non saperlo.
    Rashid, allora, alquanto sconcertato per lo strano comportamento del locandiere, disse "Vieni Sciarad, è meglio andare a dormire. Penso proprio che non sarà una passeggiata questa ultima avventura". Detto questo andarono a coricarsi.
    Quando si svegliarono erano le prime luci dell'alba. Rashid notò che Sciarad era già svegli ed era seduta sul letto. Era pallida in volto con gli occhi arrossati come se non avesse dormito per tutta la notte. Rashid le si avvicinò e le chiese cosa le fosse accaduto. "Questa notte ho fatto uno strano sogno" disse con lo sguardo fisso nel vuoto "ero in una enorme stanza vuota e completamente buia ed ero sola. Ad un tratto dal buio è apparso un enorme occhio che mi fissava, poi una voce profonda mi ha detto che le Grotte Verdi erano a sud-ovest superate le Montagne d'Argento in un luogo chiamato Valle della Paura. Lì avrei trovato ciò che cercavo."-"Poi si è fatto di nuovo buio ed io mi sono svegliata."
    Rashid non riuscì a spiegare lo strano sogno, ma disse che avrebbero seguito comunque le indicazioni date.
    Dopo un'abbondante colazione e dopo aver pagato il conto della locanda, ripresero il loro cammino, ed uscirono dalla città.
    L'aria era fresca e il cielo era di un bel blu terso, tutt'intorno brillavano - ai raggi del sole - piccole goccioline di rugiada.
    Appena fuori dalla cittadina, in un angolo appartato, i due ragazzi srotolarono il loro tappeto e, saltatici sopra ripresero il volo, dirigendosi verso le Montagne d'Argento e poi verso la Valle della Paura.
    Quando vi giunsero era ormai notte fonda, e siccome nella valle si aggiravano strane ed oscure presenze, i due decisero di dormire sul tappeto sospesi nel cielo per non essere catturati.
    Il mattino seguente, al loro risveglio, il cielo era coperto e tirava un forte vento gelido. Tutt'intorno vi era solo desolazione e aridità.
    Rashid fece abbassare il tappeto fino a terra, poi disse a Sciarad di rimanere sospesa in aria fino al suo ritorno con il cofanetto.
    Il ragazzo cominciò a camminare verso l'imboccatura della grotta e quando vi fu entrato non credette ai propri occhi.
    L'interno della caverna era molto grande e dappertutto vi erano strani minerali che emanavano riflessi verdastri. Ad un certo vide di fronte a lui l'imboccatura di una galleria. Credendo che fosse la giusta via, mosse in quella direzione.

    Non aveva fatto che una decina di passi, quando si sentì mancare la terra sotto i piedi e di colpo si ritrovò a scivolare in uno stretto cunicolo.
    Dopo di che tutto divenne buio e perse i sensi. Passarono molte ore, e quando rinvenne capì di essere caduto in una botola e di trovarsi nelle profondità delle grotte.
    Mentre cercava un modo per uscire da quella situazione vide di fronte a lui - in fondo alla grotta - un enorme portone, ornato da spenditi fregi d'oro e d'argento e con pietre preziose incastonate.
    Con cautela si avvicinò ad essa e spinse le due ante che si schiusero rivelando a Rashid ciò che custodivano. Vi era un enorme grotta con una magnifica volta. Quando entrò, il portone si richiuse alle sue spalle e, all'improvviso, delle bellissime ragazze uscirono dagli anfratti della grotta correndogli incontro. Erano tutte vestite di veli ed avevano lunghi capelli morbidi e folti.
    Rashid non poteva credere ai suoi occhi! Si lasciò quindi trasportare al centro della grotta, dove le ragazze lo fecero sdraiare su enormi cuscini. Le odalische, quindi, cominciarono a danzare per lui mentre altre gli servivano cibi squisiti e vini degni degli dei. Rashid si abbandonò a tali piaceri dimenticando così la sua missione.
    Mentre succedeva tuttociò, in superficie erano intanto accaduti strani eventi. Sciarad, preoccupata per la lunga assenza del ragazzo, era scesa dal suo tappeto magico e dopo averlo nascosto era entrata nella grotta. "Rashid! Rashid! dove sei !!!" aveva urlato a lungo ma senza ricevere alcuna risposta. Ad un tratto la grotta aveva cominciato a tremare e grossi pezzi di roccia caddero dalla volta. Sembrava quasi che volessero colpirla. Poi, come se sbucassero dal nulla, due possenti ed enormi braccia avevano sorretto la volta impedendogli così di crollare sulla ragazza e salvandola quindi da una morte certa.
    Le due bracci appartenevano ad un enorme gigante che era, in realtà un genio. Sciarad scoprì così che egli era lo spirito che aveva il compito di proteggerla da ogni pericolo.
    Una setta di strani esseri, chiamati da tutti Sciuwa, aveva saputo che lei possedeva una delle piume della Fenice e quindi aveva deciso di impossessarsene. Era per questo che il genio era venuto sulla terra ed ora proteggeva la ragazza dai possibili prossimi attacchi degli Sciuwa, che di solito avvenivano durante la notte.
    Essi, spiegò il genio, non sopportavano la luce del sole dato che i loro occhi erano completamenti bianchi. In compenso però, il loro corpo era nero, più nero della notte e tutto ricoperto da una strana sostanza maleodorante e gelatinosa; non avevano capelli, né orecchie vere e proprie ma solo due fori dai quali potevano percepire i suoni. Il loro volto era orribile con grandi occhi bianchi e fosforescenti e un naso pressoché inesistente formato, come per le orecchie, da due grossi buchi posti al centro della faccia. Ma la cosa più orribile era la bocca, una bocca enorme con denti bianchissimi e affilatissimi ed una lingua scura come la pece. Tutti sapevano che gli Sciuwa si nutrivano solamente di carne, preferibilmente di gente morta da molto tempo.
   

    Molte volte erano stati visti, simili esseri, banchettare di notte nei cimiteri dei paesi o delle grandi città.
    Intanto i giorni passavano e Sciarad era sempre più preoccupata per la prolungata assenza di Rashid. Lei non sapeva cosa stava accadendo nelle profondità delle Grotte Verdi.
    Il giovane era come soggiogato da una strana forza che lo costringeva a rimanere lì, tra quei piaceri e tra quelle magnifiche odalische, senza aver la forza di ribellarsi e totalmente dimentico di Sciarad e del suo compito. Tutto questo durò molti giorni, fino a quando Rashid prese coscienza di tutto ciò e con uno sforzo sovrumano riuscì, usando tutta la sua volontà, a spezzare le invisibili catene che lo costringevano in quel luogo e si ribellò.
    Cominciò a spaccare tutto e a correre verso il grande portone dorato che era stato incurantemente lasciato aperto.
    Come usciti dal nulla due grossi Sciuwa erano comparsi e cominciarono ad inseguirlo. Rashid estrasse il suo pugnale e affrontatone uno lo colpì alla gola uccidendolo. Poi riprese la sua fuga riuscendo a liberarsi, all'ultimo istante, dalla stretta dell'altro passando attraverso il grande portone che nel frattempo si stava lentamente chiudendo spezzando così il braccio proteso dell'essere orribile. Rashid era ormai salvo!!.
    Si ritrovò nel punto in cui era caduto molti giorni prima. Si avvide però che in fondo a quest'altra grotta c'era come una luminescenza che prima non aveva notato, ed incuriosito si incamminò verso di essa.
    Arrivato vide che la luce era provocata da una stupenda colonna di cristallo che risplendeva di luce propria. Guardando meglio vide che vi era un'apertura, e che all'interno c'era quello per cui lui era sceso in quei tremendi luoghi: il cofanetto!
    Preso dalla gioia allungò la mano per prenderlo ma una forza lo fermò. Capì, allora, che c'era una barriera magica, che circondava e proteggeva il cofanetto. A questo punto la rabbia esplose dentro di lui, non era riuscito a salvare il suo amico, questa era l'ultima prova e non poteva portarla a termine.
    Allora prese ogni pietra o bastone che gli capitava sotto le mani e cominciò a scagliarlo contro la colonna che però non veniva neanche scalfita.
    Rashid scoppiò, allora, in un pianto rabbioso e disperato e ad un tratto - come per incanto - la colonna andò in frantumi lasciando libero il cofanetto. Ciò che aveva spezzato l'incantesimo era stato l'amore e l'amicizia i due sentimenti più forti che al mondo vi siano, persino più forti della magia. Rashid non stava più nella pelle dalla gioia !. Mentre raccoglieva il cofanetto sentì, improvvisamente, la terra tremare sotto i suoi piedi e dalla volta della caverna, grossi pezzi di roccia si staccarono cadendo al suolo con un forte fragore. Rashid capì che la colonna era il cuore, l'unico sostegno delle Grotte Verdi e che senza di essa tutto crollava. Cominciò allora a cercare una via per uscire dalle grotte. Ad un tratto si staccò da una parete una grossa "palla" di roccia, alta parecchie metri che cominciò a rotolare sempre più velocemente nella direzione di Rashid che rischiava così di essere travolto.
    Ad un certo punto però, quando ormai per lui non vi era più via di scampo, Rashid cadde in un buco e la pietra gli passò sopra proseguendo la sua corsa. Saltato fuori dal buco prese ad inseguire la pietra che, nella folle corsa, gli spianava il cammino. In fondo al cunicolo intravide una piccola luce, era l'uscita! Finalmente era fuori!
    La luce si faceva sempre più forte e vicina ed un tratto fu sul prato. Fece appena in tempo perché le grotte crollarono e al loro posto si alzò un enorme nuvola di polvere e sabbia.
    Sciarad, che sino a quel momento viveva protetta dal suo genio nei pressi delle grotte, all'udire quel terribile frastuono, corse verso quella direzione con il terrore di non rivedere più il suo amato.
    Appena giunse vide Rashid seduto in terra che stringeva ancora tra le mani il cofanetto. Lui allora la vide e le corse incontro e insieme, piangendo e ridendo, tornarono al tappeto e ripartirono per ritornare dalla strega e consegnarle il cofanetto.
    Sciarad non seppe mai ciò che era accaduto in quei giorni nelle profondità delle Grotte.

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