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Le QUATTRO PROVE di   Silvia

CAPITOLO VIII

 

    Quando si svegliarono il sole non era ancora sorto e i due ragazzi cominciarono a prepararsi per il lungo viaggio.
    Dopo due ore di preparativi partirono verso la Montagna dove viveva il potente mago. Il viaggio durò molte ore e quando arrivarono, il sole era ormai al nadir (al tramonto) e le ombre si allungavano sulla terra.
    I due atterrarono proprio vicino ai piedi della montagna dove si trovavano le sette porte. Rashid tirò fuori la polvere che la strega gli aveva dato e cominciò a spargerla sulle porte. Ad un tratto, su una di queste, apparve il segno fosforescente, allora Rashid estrasse la chiave e la inserì nella serratura che si aprì subito. I due si ritrovarono dentro a una stanza buia. Presero dalle sacche due candele ed accesele illuminarono l'ambiente circostante. La stanza era molto piccola e spoglia. Vi era solamente una lunghissima e stretta scala a chiocciola.
    "Penso che questa sia l'unica via per raggiungere il castello" disse Rashid. Quindi cominciarono a salire.
    La salita durò tre ore e quando, finalmente arrivarono in cima erano esausti. La scala finiva in una botola. Rashid sollevò, molto lentamente il coperchio e si guardò attorno. Era in una enorme stanza con in fondo un altare completamente ricoperto d'oro e con al centro una piccola urna. In mezzo a questa sala vi era un enorme braciere. Il soffitto era retto da imponenti colonne di marmo. Su ognuna di queste vi era una torcia che illuminava la stanza. I due uscirono dalla botola e cominciarono a girare per il castello. A quanto pareva il mago non c'era. Per molte ore girarono senza meta poi, finalmente, giunsero nelle segrete del castello. "Homar, dove sei? Homar!" chiedeva Rashid sussurrando. Dopo l'ennesima volta una flebile voce rispose "Qui, sono qui!" I due ragazzi cercarono per le varie celle e finalmente ritrovarono il loro amico. I tre non stavano più nella pelle e si abbracciavano felici. "Ma come siete giunti fin qui?" chiese Homar e Rashid gli spiegò tutto. Chiariti tutti i dubbi Rashid disse "ma cosa ti è successo, perché ti hanno portato qui?".
    "Ah, quanto rimpiango la mia curiosità."- disse Homar - "Vedete io ero entrato nel castello del Gran Pascià per fare una commissione, dovevo portare dodici grossi pani per il suo banchetto". - "I servi mi dissero di portarli nella sala dove si stava allestendo il pranzo e così feci. Quando però entrai mi accorsi che non vi era nessuno ed allora cominciai a curiosare tra i vari oggetti che lì si trovavano. Ad un tratto la mia attenzione fu attirata da un bellissimo cofanetto."
"Quello con le pietre magiche!" disse Sciarad, "appunto quello" rispose Homar "ma io allora non lo sapevo. Mentre lo stavo osservando, girandolo tra le mani, sentii dei rumori provenire dal corridoio e preso alla sprovvista lo nascosi nel vestito. Poi mentre uscivo dal castello due guardie mi perquisirono e scoperto il cofanetto mi arrestarono e mi condussero qui."
    "Il mago si è preso il cofanetto e lo ha deposto dentro l'urna della grande sala."
"E' quella che noi abbiamo visto quando siamo usciti dalla botola!" esclamò Rashid.
    Mentre parlavano, ad un tratto, udirono uno strano rumore e col timore che il mago fosse tornato cercarono di ritornare nella grande sala per prendere la via della fuga. Appena vi giunsero Homar disse "Perché non riprendiamo il cofanetto? Potremmo riconsegnarlo al Pascià e spiegargli come sono andate realmente le cose". Detto questo si avvicinarono all'altare e con delicatezza aprirono la piccola urna. All'interno trovarono il cofanetto ma anche una pergamena. Questa diceva che mettendo le pietre dentro il sacro braciere potevano distruggere ogni potere del mago ed il suo castello.
    Mentre erano intenti a leggere la pergamena, non si erano accorti che il mago era intanto ritornato. "Ma bravi" disse con la sua potente voce, "finalmente siete arrivati. Era da molto che vi aspettavo. Ho seguito tutte le vostre prove e sapevo che un giorno sareste arrivati; la strega mi aveva informato!" - " Ma sappiate che ora per voi è finita!"
    "Non è ancora detto" rispose Rashid e detto questo prese le pietre magiche e corse verso il braciere che si trovava la centro della sala, mentre Homar e Sciarad correvano verso la botola.
    Il mago però fu più veloce e sbarrò la strada a Rashid che fu così costretto ad accettare il combattimento con il mago.
    Rashid prese una delle spade che erano attaccate alle pareti e cominciò a parare i fendenti del mago. Non riusciva a capire perché questo non usasse i suoi poteri. Nel frattempo Sciarad non si era accorta che stringeva ancora in mano la pergamena e quando lo notò l'aprì e lesse ciò che prima non aveva fatto in tempo a notare, cioè che chi possedeva le pietre magiche costringeva il mago a combattere senza far uso dei suoi poteri magici.
    Subito urlò la sua scoperta al ragazzo il quale capì come poteva sconfiggere il mago. Cominciò a scagliare contro il mago ogni oggetto che gli capitasse cercando così di giungere il più vicino possibile al braciere.
    Ma il mago era molto astuto e riusciva a scansare ogni cosa. Finalmente il ragazzo riuscì ad avvicinarsi al braciere quel tanto da porter lanciare le pietre nel suo interno. Il lancio però risultò troppo forte e le pietre rotolarono fuori e diedero così al mago la possibilità di usare i suoi poteri.
    Lasciò cadere la sua spada e con il suo sguardo ipnotico ordinò a Rashid di uccidersi. Ormai per lui non c'era più speranza di vita, la spada era ormai vicino alla gola e.................ad una tratto qualcosa accadde al mago, che perse lentamente il suo potere e cominciò a barcollare, mentre il castello veniva scosso, fin dalle fondamenta, da un tremito. Homar, era riuscito a far cadere le pietre dentro al braciere e a salvare così la vita del suo giovane amico.
    Rashid riuscì a riprendere il controllo della sua mente giusto in tempo per vedere morire il mago che veniva travolto da una delle colonne del suo castello. i tre ragazzi corsero non più verso la botola ma verso un enorme portare che si trovava dall'altro lato della grande sala e da lì riuscirono a raggiungere la salvezza.
    Quando giunsero a Baghdad i ragazzi si recarono al Palazzo Reale e lì furono ricevuti dal Pascià al quale raccontarono come erano andate realmente le cose. Il Pascià però, non era molto convinto ed allora Homar disse "Maestà, io le ho detto la verità e a prova di ciò vi ho riportato il cofanetto con dentro la pergamena." Detto ciò lo consegnò ad un servo che lo portò al Pascià. Quando questi lo aprì rimase stupido. Dentro, oltre alla pergamena vi erano le pietre magiche ed altri stupendi gioielli. Il Pascià era al settimo cielo mentre i ragazzi non riuscivano a spiegarsi come era stato possibile che le pietre magiche si fossero salvate dal crollo del castello.
    A questo punto il Pascià non ebbe più dubbi sull'innocenza dei tre giovani e li dichiarò liberi da ogni accusa. Prima che se ne andassero però disse a Rashid "Visto che ti sei sacrificato per liberare il tuo amico mettendo in pericolo la tua vita voglio premiarti, chiedi qualsiasi cosa e io te la donerò."
    Rashid allora, guardando Sciarad negl'occhi disse "Nel mio lungo viaggio ho affrontato molti pericoli ma senza di lei non sarei giunto fin qui. E' da ormai lungo tempo che ho compreso che l'amo più della mia stessa vita ed è per questo che vi chiedo il più grande dei doni che voi mi possiate fare: SPOSARE SCIARAD!"
    A queste parole il Pascià rispose "Ebbene così sia ma come dono di nozze avrete la possibilità di scendere nella mia stanza del tesoro e di scegliere il gioiello che più vi piace. Inoltre ti nomino consigliere mentre il tuo amico Homar potrà essere il tuo aiutante nel lavoro." Detto questo i ragazzi urlarono di gioia e cominciarono così i festeggiamenti per le nozze di Rashid e Sciarad.
    Per ben dieci giorni durarono i festeggiamenti e i due ragazzi vissero insieme felici e contenti per tutta la vita.


    Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia.

    FINE

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